Auto: Federauto, scelte europee penalizzano settore

"Pur condividendo l'obiettivo di azzerare le emissioni dei veicoli. restiamo convinti che l'arco temporale previsto e un'interruzione così brusca della produzione e commercializzazione di veicoli a combustione interna metterà a rischio non solo la competitività delle imprese italiane ed europee in un settore strategico dell'economia ma soprattutto decine migliaia di posti di lavoro in tutta Europa, a vantaggio dei competitors internazionali, principalmente cinesi, i quali hanno anche la leadership tecnologica sulle batterie che alimentano i veicoli a zero emissioni". Lo afferma il presidente di Federauto Adolfo De Stefani Cosentino. "È evidente - prosegue De Stefani - che l'abbandono del diesel e benzina in un così breve lasso di tempo non andrà a vantaggio né dell'industria, né delle imprese dell'indotto distributivo e di assistenza post-vendita dei veicoli, né dei consumatori italiani ed europei che già stanno sopportando un aumento dei prezzi consistente. Solo un approccio più graduale e pragmatico ma soprattutto meno ideologico, verso la 'rivoluzione elettrica', fondato su un mix di tecnologie neutrali consentirebbe di raggiungere l'obiettivo di decarbonizzazione dei trasporti su strada di merci e persone, in maniera sostenibile ed efficace. L'auspicio è che l'individuazione nel 2025 della metodologia per valutare i dati sulle emissioni di CO2 lungo l'intero ciclo di vita di autovetture e commerciali leggeri e le successive valutazioni nel 2026 possano aprire gli occhi sull'assurdità di tale decisione, lasciando la porta aperta anche ai motori ibridi e ai biocarburanti". Federauto esprime anche "la preoccupazione della filiera distributiva per la proposta avanzata dalla Commissione europea di ridurre le emissioni dei veicoli pesanti del 90% entro il 2040".

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