POLITICA & GIUSTIZIA

Condanna definitiva per Montaruli,
1 anno e 6 mesi alla sottosegretaria

Ultimo atto di Rimborsopoli, quando l'attuale esponente di governo era consigliera regionale del Piemonte. La Cassazione concede solo un piccolo sconto di pena. Tra gli acquisti "eccentrici" un manuale di giochi erotici. Ora dovrà affrontare la Meloni: la lascerà al Miur?

Un piccolo sconto di pena, ma la condanna resta e ora è definitiva. La Corte di Cassazione ha pronunciato questa notte, intorno all’una, l’ultima parola sulla Rimborsopoli in Piemonte, la vicenda giudiziaria scaturita dalle cosiddette “spese pazze” dei consiglieri regionali in cui era coinvolta anche la sottosegretaria al ministero dell’Università e alla Ricerca Augusta Montaruli, all’epoca esponente di Fratelli d’Italia a Palazzo Lascaris. Una condanna  a un anno e sei mesi per peculato, un mese in meno rispetto a quanto stabilito dalla Corte d’Appello che se non ha dirette conseguenze sul suo ruolo di parlamentare, potrebbe creare qualche imbarazzo politico alla premier Giorgia Meloni, che l’ha voluta al Mur e a cui è legata da antica amicizia, fin dai tempi di Atreju.

Il caso scoppiò dieci anni fa quando la Procura di Torino spulciando i rimborsi dei consiglieri piemontesi contestò una lunga serie di spese: cene, abiti di lusso, fino alle ormai celeberrime (e fantomatiche) mutande verdi del governatore Roberto Cota (anche per lui condanna confermata a 1 anno e 7 mesi), tutto acquistato con i soldi dei contribuenti e messo a piè di lista. Tra le spese contestate alla Montaruli per un totale di 41.552 euro (due cristalli Swarovski, una borsa Borbonese, ricevute e scontrini di bar, ristoranti e pub) anche i libri Mia suocera beve e Sexploration. Giochi proibiti per coppie, acquisti, soprattutto quest’ultimo, che hanno scatenato la curiosità pruriginosa di cronisti e colleghi.  

In primo grado i giudici avevano creduto alla sua versione e giudicato legittime buona parte delle spese sostenute, tra cui un corso per l’uso dei social network da 4.800, spese per la creazione di database per 7.200 euro, monitoraggio della reputazione online per 6mila. Se l’era cavata con 4 mesi per finanziamento illecito. Poi però i pm sono tornati alla carica contestando spese per circa 25mila e in appello la condanna è stata a un anno e sette mesi per peculato. La Cassazione, ieri, ha chiuso definitivamente quella lunga e per alcuni casi drammatica stagione giudiziaria scontando un mese a Montaruli che ora, dopo aver affrontato i magistrati, dovrà fare i conti con Giorgia. E il suo giudizio, si sa, è inappellabile.

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