ECONOMIA DOMESTICA

Superbonus, Pichetto: "Imprese a rischio, lavoriamo sui crediti"

Le aziende hanno in pancia più di 15 miliardi di credito verso lo Stato e non riescono a incassare. Per molte sarebbe una batosta ferale. Il ministro dell'Ambiente: "Troveremo una soluzione". L'incontro con i rappresentanti del settore

Gilberto Pichetto Fratin, “il problema è che le imprese hanno in pancia più di 15 miliardi di credito verso lo Stato e non riescono a incassare. Un credito che potrebbe determinare il fallimento di queste imprese”. Il ministro ha quindi garantito che “siamo pronti come governo a chiedere una valutazione”.

Al netto del disastro sui conti – come ha detto ieri la premier Giorgia Meloni a ogni italiano il superbonus è costato 2mila euro per un costo totale di 105 miliardi – la misura non poteva durare in eterno. “Il Superbonus ha avuto una funzione importante per la ripresa post Covid, ma una misura al 110% non può avere una durata eterna, pesando quindi sui bilanci dello Stato. Come governo, dobbiamo agire perché tutti i crediti di imposta in pancia alle imprese, in molti casi, potrebbero determinarne il loro fallimento – ha spiegato il ministro biellese –. A breve, incontrerò i rappresentati delle categorie di settore per confrontarci e capire in che modo questo sistema debba essere corretto”.

La sostanza del decreto non cambia ma i tecnici sono al lavoro per studiare delle formule che risolvano il problema dei crediti incagliati. Tra le ipotesi suggerite dagli interessati la cartolarizzazione o le compensazioni tramite i modelli F24 presentati in banca. Ai tavoli di oggi sono attesi Ance, Confedilizia, Cna e Confartigianato Confindustria, Confapi, Abi, Cdp e Sace, mentre per il governo dovrebbero partecipare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, delle Imprese Adolfo Urso, dell’Ambiente Pichetto. Previsti anche il viceministro al Mef Maurizio Leo e il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. I colloqui saranno la sede per ascoltare le esigenze delle imprese e le istanze delle banche ma eventuali decisioni arriveranno solo dopo il giudizio di Eurostat – atteso questa settimana – sull’annualità nella quale contabilizzare i crediti se nel 2022 o quest’anno. In quest'ultimo caso il margine di manovra del governo sarebbe strettissimo in quanto un onere maggiore sul disavanzo metterebbe a rischio il rinnovo delle misure contro il caro-energia che scadono a fine marzo. Ad ogni modo eventuali migliorie tecniche al dl sarebbero attese in sede di iter parlamentare.