Regionali, sarà decisivo il Terzo Polo

Le prossime elezioni regionali piemontesi saranno anche, e soprattutto, il terreno concreto su cui sperimentare nuove alleanze e nuove coalizioni. Ben sapendo che si vince, o si perde, sulla base esclusiva delle alleanze che si andranno formando. Tutto il resto, per dirla con Califano, “è noia”. Sia sul versante della scelta del candidato a presidente – Chiamparino docet – e sia, a maggior ragione, sul “programma” di legislatura che viene scritto e presentato agli elettori. Come ha dimostrato per l’ennesima volta l’esito del voto nelle regioni della Lombardia e del Lazio. Insomma, per farla breve, solo le alleanze tra i partiti determinano il vincitore finale in un sistema elettorale a turno unico. E sarà così anche per la Regione Piemonte.

Ora, alcune cose sono abbastanza evidenti. E, al contempo, c’è una sola variabile che, molto probabilmente, determina chi guiderà la Regione Piemonte nei prossimi cinque anni. Salvo, come ovvio, sorprese originali e anacronistiche dell’ultimo memento, pur sempre possibili ma comunque improbabili. E cioè, la coalizione di centro destra si presenterà, come sempre, unita, compatta e granitica. È sempre stato così e sarà sempre così. A maggior ragione se ci fosse un candidato a presidente popolare, fortemente radicato nel territorio e con una spiccata capacità di governo come Alberto Cirio. Su questo versante non ci saranno particolari novità, almeno sotto il profilo della composizione della coalizione.

Sul versante speculare, cioè quello della sinistra, è abbastanza evidente che con l’arrivo alla guida del Pd della Schlein, il cartello elettorale sarà quello della sinistra tradizionale, anche se con personaggi non legati a quel passato. E cioè, oltre al Pd, tutto il campo della sinistra, dai populisti dei 5 stelle alle variegate sigle della galassia progressista. Con una parola d’ordine, facilmente comprensibile e mutuata dalla vecchia propaganda politica ed elettorale del Pci: e cioè, “nessun nemico a sinistra”.

Ecco perché, chi potrebbe decidere le sorti delle elezioni alla Regione Piemonte – sempreché non ci sia una netta e ad oggi improbabile affermazione plebiscitaria di una delle due tradizionali coalizioni – potrebbe essere la scelta politica concreta che farà il cosiddetto “terzo polo”. Un partito che, ad oggi, è solo la somma di due piccoli “partiti personali” ma che domani, attraverso il percorso, del resto già annunciato, di un partito unico allargato ad altri movimenti, culture politiche e soggetti della società civile, potrebbe diventare l’elemento decisivo capace di far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. E anche se decidesse di andare per conto proprio sarebbe, comunque sia, una scelta capace di favorire l’una o l’altra carovana politica. Ed è proprio su questo versante che si concentrerà maggiormente l’attenzione politica dei partiti in Piemonte. In particolare proprio nella regione dove la “cultura di centro”, la “politica di centro” e gli stessi “partiti di centro” hanno sempre avuto un forte ascolto, e seguito, politico e di opinione. Sempreché, come ovvio e scontato, il “terzo polo” sappia diventare un vero e proprio partito di centro, riformista e democratico e non la continuazione di una mera sommatoria di due “partiti personali”.

Comunque sia, la sfida è aperta ben sapendo, però, che l’unica variabile indipendente sarà la scelta politica ed elettorale del “centro”. Perché, come ho detto poc’anzi, la compattezza del centrodestra da un lato e l’unità della galassia della sinistra dall’altro sono fatti già sufficientemente noti e che non sono più destinati a fare notizia.

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