SLAVA UKRAINI

Ucraina, dopo aver accolto 12mila sfollati ora il Piemonte punta alla ricostruzione

Il 26 aprile a Roma la conferenza internazionale. L'ambasciatore Melnyk a Torino ringrazia Cirio: "È stato il primo governatore che ho sentito". La visita all'ospedale Regina Margherita che ha curato i bimbi oncologici di Odessa. Presto un gemellaggio

Qualcuno è già rientrato in patria, tanti restano qui in attesa che la guerra finisca: sono oltre 12mila gli sfollati ucraini ospitati in Piemonte da quando è scoppiato il conflitto. C’è un lungo filo rosso che unisce Torino e Kiev sin da quando un anno fa la delegazione capitanata dal governatore Alberto Cirio si recò in Romania per andare a prendere i primi 13 bambini oncologici della regione di Odessa che non potevano essere curati sotto le bombe e che sono stati presi in cura dall’ospedale infantile Regina Margherita. A dodici mesi dall’inizio del conflitto e dopo l’ennesima notte di bombardamenti russi, l’ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnyk, è partito proprio dall'ospedale infantile e da quei bimbi che gli hanno donato i loro disegni raffiguranti l'amicizia tra Italia e Ucraina, nella visita in Piemonte conclusa al grattacielo della Regione. Qui ha ringraziato Cirio – “il primo governatore che ho sentito” quando è scoppiata la guerra – e i piemontesi per la loro accoglienza. “Noi vogliamo che la pace arrivi domani, ma dobbiamo essere pronti a qualsiasi sviluppo della situazione” ha detto Melnyk a chi gli ha chiesto una previsione sul futuro, lo stesso concetto che ribadisce da mesi il presidente Volodymyr Zelensky. Cirio parla di una “aggressione ingiustificata e ingiustificabile”, parole nette pronunciate anche per segnare la distanza con quelle di Silvio Berlusconi, il capo del suo partito.

Mentre in Ucraina si spara, fuori dai suoi confini già si pensa alla ricostruzione del paese. “Dobbiamo pensare al nostro futuro – ha proseguito l’ambasciatore –. Per questo abbiamo programmato la conferenza per la ricostruzione che si svolgerà a Roma. Siamo interessati a collaborare non solo nel settore economico ma anche in quello culturale e a questo proposito stiamo valutando un gemellaggio tra il Piemonte e una regione dell’Ucraina”. La conferenza per la ricostruzione è in programma il prossimo 26 aprile e l’ambasciatore ha colto l’occasione per invitare gli imprenditori piemontesi. E l’impegno prosegue: nei prossimi giorni un militare della polizia ucraina arriverà a Torino per essere curato all’ospedale Molinette. “A seguito di un’esplosione di una bomba è stato ferito al volto e qui sarà sottoposto a un intervento molto delicato di chirurgia facciale” ha spiegato Cirio.

Nei giorni in cui la guerra sembra aver raggiunto il momento di massima intensità, portandosi dietro oltre mille morti al giorno tra soldati e civili, c’è chi è tornato in patria per riprendere una vita interrotta il 24 febbraio dello scorso anno con l’inizio dell’operazione speciale militare voluta da Vladimir Putin. Sono circa ottocento gli ucraini che dal Piemonte sono tornati ad abitare le loro case tra giugno e ottobre, altri li hanno seguiti nei mesi successivi. E se la scorsa primavera la regione era arrivata a ospitare oltre 12mila profughi (per un costo complessivo di 22 milioni coperti dai governi Draghi e Meloni “su questo in splendida continuità” ha constatato Cirio) oggi il numero è sceso a 11.700. Tra chi ha fatto ritorno in patria ci sono tante donne che temevano di perdere il lavoro o che volevano ricongiungersi con gli uomini rimasti al fronte.

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