ARTE & DIPLOMAZIA

Zemi, il "feticcio" conteso tra Caraibi e l'Università  di Torino

L'Ateneo darà in prestito l'antico manufatto alla Repubblica Dominicana per una mostra temporanea, ma il rischio è che non torni più indietro. Tra i prof monta la protesta e c'è anche chi minaccia le dimissioni, ma il magnifico Geuna tira dritto

Passerà alle cronache come il “feticcio del rettore”. Un manufatto originario del Centro America che risale al XV secolo, prima dell’approdo degli europei in quelle terre, che a distanza di sei secoli rischia di ritrovarsi al centro di un vero e proprio caso diplomatico. Il reperto infatti si trova all’interno del Museo di Antropologia e di Etnografia dell’Università di Torino e il rettore Stefano Geuna ha acconsentito a trasferimento al Museo del Hombre Dominicano di Santo Domingo per una esposizione temporanea di cinque mesi dal 30 giugno al 30 novembre. Non fosse che nella Repubblica Dominicana si rivendica non solo la paternità ma anche la proprietà di quel manufatto e c’è più di un sospetto che se dovesse varcare l’Atlantico difficilmente tornerebbe nel vecchio continente.

È uno Zemi di cotone, un idolo che contiene al suo interno una porzione di cranio umano, e offre una testimonianza dei complessi rituali e delle credenze delle popolazioni Taino delle Grandi Antille. È valutato 4 milioni di euro e la proprietà del Museo di Antropologia e Etnografia è certificata da una vecchia donazione. C’è un valore artistico, un valore storico e anche economico dietro questo vecchio reperto che ha creato un caso in via Verdi. Nei prossimi giorni Geuna incontrerà l’ambasciatore della Repubblica Dominicana per sancire il “prestito”, ma nell’Ateneo si teme che non verrà mai restituito viste le rivendicazioni dello stato caraibico su quel manufatto. La direttrice del Maet Cecilia Pennacini pare abbia addirittura minacciato le dimissioni se fosse stato ceduto, altri professori hanno presentato pareri contrari ma Geuna ha tirato dritto.

Il primo a parlare dello Zemi è l’antropologo americano Jesse Walter Fewks in un articolo del 1891. Un manoscritto descrive invece la sua scoperta dello Zemi e l’acquisto avvenuto nel 1882 da parte dell’ammiraglio Giovan Battista Cambiaso, che l’avrebbe portato nella sua casa di Santo Domingo. Jesse Fewks si recò di persona a Santo Domingo nel 1903, per vedere l’oggetto a casa della famiglia Cambiaso, ma inutilmente: lì apprese infatti che era già stato inviato ai parenti di Genova. Ricomparirà solo nel 1928, in un documento che ne attesta la donazione al Museo di Antichità di Torino da parte dell’avvocato Cesare Buscaglia di Genova.

La prossima settimana, dopo l’incontro tra l’ambasciatore dominicano e il rettore, lo Zemi sarà trasportato a Roma per una conferenza: la locandina dell’evento è eloquente, si parla di oggetto che rientra nel patrimonio archeologico domenicano. Il timore del Museo di antropologia dell’ateneo è che da lì possa essere portato direttamente in Repubblica Dominicana e acquisito dallo Stato. Per spostarlo, però, serve il parere positivo della Soprintendenza, che però non è ancora arrivato.

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