IL RISIKO DELLE UTILITY

Egea dà l'esclusiva ad A2a,
Iren aspetta alla finestra

Nei prossimi giorni sarà avviata la due diligence e fino al 15 maggio l'azienda di Alba tratterà solo con i lombardi, cui spetterà il compito di lanciare un'offerta vincolante. Ma la multiutility del Nord-Ovest non si dà per vinta e cercherà di non farsi soffiare l'affare

È stata formalizzata ieri, da parte di A2a, la richiesta non vincolante per l’acquisizione della maggioranza assoluta (50,1%) di Egea, la multiutility di Alba su cui grava una forte sofferenza finanziaria provocata dalla crisi dei prezzi del gas. La novità, però, è che per il momento si tratta di una trattativa “in esclusiva” che dunque taglia fuori, almeno per il momento, tutte le altre possibili acquirenti a partire da Iren. A comunicarlo sono le due società in una nota congiunta in cui vengono spiegati i passaggi dell’eventuale acquisizione da concludere attraverso aumento di capitale, basato su un valore d’impresa compreso tra i 560 e i 605 milioni di euro. Nei prossimi giorni verrà avviata la due diligence durante la quale A2a continuerà a trattare in regime di esclusiva, il 15 maggio è la deadline entro la quale l’azienda bresciana dovrà avanzare un’offerta vincolante. Solo se questo processo dovesse avere esito negativo Iren e le altre società che avevano manifestato interesse per Egea potrebbero rientrare in partita.

Così Iren rischia di farsi soffiare il boccone più prelibato nell’infinito pinzimonio delle utility italiane. Dopo aver collaborato per anni con Egea e aver addirittura annunciato ai dipendenti l’affitto del ramo commerciale del settore luce e gas (saltato all’ultimo momento) si è ritrovata tagliata fuori. Il presidente Luca Dal Fabbro ha avocato a sé il dossier Egea in virtù delle sue deleghe a mergers & acquisitions ma è stato colto in contropiede da Renato Mazzoncini, ex numero uno di Fs e ora amministratore delegato di A2a trovandosi a inseguire una società di cui era primo interlocutore. Lo stesso Mazzoncini ha annunciato ieri, presentando i conti del 2022, che A2a ha circa 11 milioni di extracassa disponibile per “possibili acquisizioni di società che abbiamo sul tavolo”. Il manager ha ricordato, inoltre, che a seguito di “due partite straordinarie, una negativa per 122 milioni per la tassa sugli extraprofitti e una positiva per 150 milioni per la cessione di immobili a Milano, con un saldo positivo di 28 milioni, il gruppo ha deciso di “destinarne 17 alla distribuzione di un dividendo straordinario che porta il totale distribuito a 9 centesimi contro gli 8,5 previsti”; la rimanenza di 11 milioni è quindi disponibile, secondo il manager, per eventuali acquisizioni. E tra queste c’è proprio il dossier Egea, il primo sul tavolo dei vertici di A2a.

Iren rischia di pagare caro il lungo braccio di ferro tra il presidente Dal Fabbro e l’ad Gianni Vittorio Armani che ha prodotto una sorta di immobilismo, proprio mentre in Lombardia c’era chi lavorava alacremente su Egea. Nulla è ancora deciso e da Reggio Emilia fanno sapere che Iren non è ancora fuori dai giochi ma ora il rapporto privilegiato con Alba ce l'ha il gruppo lombardo. E chissà che l’ingresso nel consiglio di gestione di Egea di Giovanni Valotti, fino al 2020 presidente di A2a, non sia stato quel ponte in grado di collegare Alba e Brescia. Così come l’avvocato Laura Sommaruga, anche lei nel consiglio di gestione dell’azienda presieduta da Pierpaolo Carini e avvocato nello studio Gitti & Partners, dove Gregorio Gitti, genero di Giovanni Bazoli, è stato advisor della fusione tra Aem Milano e Asm Brescia che ha dato vita ad A2a.

Ma quanto può essere appetibile oggi Egea? La risposta è nei numeri. La situazione finanziaria è problematica, le banche hanno chiuso i rubinetti a fronte di un debito verso i fornitori che alla fine dello scorso anno ammontava a 101 milioni di cui 75 già scaduti. C’è poi un finanziamento da 125 milioni di Macquarie Bank con garanzia Sace al 90% che scadrà il prossimo 30 giugno. E poi ci sono i debiti verso i clienti che a ottobre del 2022 erano di 332 milioni di cui 87 scaduti. E infine i debiti tributari per un totale di ulteriori 107 milioni. Ma si tratta comunque di un’azienda che può contare su 1 miliardo di fatturato e un pacchetto di 300mila clienti, con radici ad Alba ma operante a livello nazionale e con sportelli in tutto il Sud Italia e con un piano industriale che prevede investimenti per 400 milioni di qui al 2030.

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