SANITÀ

Posti letto, ne mancano 37mila. Il Piemonte paga anni di tagli 

L'Italia in ventesima posizione a livello europeo. Una situazione che genera liste d'attesa e Pronto Soccorso ingolfati. Icardi: "Ereditiamo una forte riduzione, ma dobbiamo recuperare: entro un anno alcune centinaia di posti in più". L'appello dei sindacati al ministro

All’Italia servono almeno 37mila posti letto in più negli ospedali. Passare dagli attuali 235mila a 272mila risulterebbe utile, se non indispensabile, per ridurre davvero le liste d’attesa (impresa in cui ci si cimenta da tempo senza, tuttavia, ottenere i risultati attesi), ma non solo. 

L’aumento della popolazione anziana, unito alle situazioni-limite che si vivono nei Pronto Soccorso dove l’ingolfamento è pressoché endemico e cronico, sono alcune delle altre ragioni che sottendono alla richiesta che parte dai sindacati dei medici diretta al Governo. Va osservato come anche nel caso in cui l’istanza, che verrà ribadita oggi in un incontro delle rappresentanze sindacali al ministro della Salute Orazio Schillaci, fosse accolta e posta in atto portando il numero di posti letto a 4,5 ogni 100mila abitanti, si resterebbe comunque ancora lontani dalla media europea che è di 5,3.

Vi sono differenze notevoli e conseguenti situazioni maggiormente critiche. È il caso del Piemonte dove, in seguito al lungo periodo in cui la sanità è stata sottoposta al piano di rientro e nel corso del quale venne varata la assai contestata delibera 1-600 sulla riorganizzazione delle rete ospedaliera, il sistema sanitario si ritrova con parametri decisamente più bassi rispetto alla media nazionale e alla maggior parte delle regioni più grandi. 

“Nella nostra regione i tagli ai posti letto sono stati più pesanti e oggi, inevitabilmente, ne paghiamo le conseguenze”, spiega l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi che di fronte agli attuali circa 12mila posti non ha dubbi sulla “necessità di aumentare la potenzialità ospedaliera di alcune centinaia di letti”, facendo salire quel parametro di 3,3 posti per 100mila abitanti che porta il Piemonte verso la parte bassa della classifica nazionale. “Come già previsto anche dal piano straordinario per i Pronto Soccorso e in un quadro di recupero complessivo, l’obiettivo – aggiunge Icardi – è quello di arrivare alla soglia di 3,7 (di cui lo 0,2 per la riabilitazione) fissata dal decreto ministeriale 70, entro la fine della legislatura”, quindi nel giro di un anno.

Aumentare i posti, ma anche “omogenizzare al massimo il loro utilizzo, evitando casi in cui il tasso di occupazione dei letti cali addirittura al di sotto del 50% a fronte del parametro ottimale e generale che è attorno all’80”, osserva l’assessore non negando che esistano situazioni in cui a fronte della disponibilità, l’uso è molto basso. “L’incremento di letti non può, tuttavia, essere fatto in maniera generalizzata – avverte Icardi – ma proprio come stiamo agendo anche per i futuri ospedali, va legato al dimensionamento clinico-gestionale delle strutture, tenendo conto di svariati fattori. Comunque, anche in questo caso la necessità di aumentarli emerge sempre”.

All’incremento delle capacità degli ospedali per quanto riguarda i posti, il sindacato Cimo-Fesmed alla vigilia dell’incontro con il ministro rimarca come sia necessario che corrisponda “un rafforzamento del personale sanitario, oggi invece ridotto all'osso dal blocco del turnover, dal tetto alla spesa sul personale e dalla fuga di professionisti dalla sanità pubblica”. E, anche in questo caso, torna la questione dei Pronto Soccorso: “I pazienti devono aspettare giorni in barella, in condizioni spesso indegne, proprio perché nei reparti non ci sono letti sufficienti per ricoverarli”, denuncia il presidente nazionale Cimo-Fesmed Guido Quici. A fargli eco, dal Piemonte, la segretaria regionale di Anaao-AssomedChiara Rivetti che nei mesi scorsi presentò un dossier da cui emergeva la necessità impellente di accrescere i posti letto. “Dal 2010 al 2020 gli ospedali piemontesi hanno subito un taglio per acuzie e lungodegenze del 48% a fronte di una riduzione nazionale, già pesantissima, del 30%. Che manchino posti letto lo testimoniano drammaticamente i pazienti in attesa nei Pronto Soccorso – osserva Rivetti – vanno aumentati per acuti e per post acuti e cronici”.

Il fronte dei sindacati dei camici bianchi ospedalieri è compatto nel richiedere al Governo un adeguamento ai parametri europei, o comunque un incremento in grado di ridurre di molto il divario che oggi vede l’Italia al ventesimo posto, seguita solo da Cipro, Paesi Bassi, Spagna, Irlanda, Danimarca e Svezia. “È vero che una parte dei bisogni di salute dei cittadini sarà assorbita dalle case e dagli ospedali di comunità finanziate dai fondi del Pnrr – premette Quici – ma occorreranno anni per renderli funzionanti, se mai lo saranno davvero, mentre l'emergenza ospedaliera è oggi e va affrontata rapidamente. D'altro canto, anche l'Ufficio parlamentare di Bilancio recentemente ha confermato di nutrire gli stessi dubbi che noi evidenziamo da tempo in merito alla valutazione delle risorse correnti necessarie a rendere operative sia le nuove strutture di assistenza sanitaria territoriale che l'adeguamento del personale”. Da qui la richiesta di una riforma del Dm 70 e il superamento della soglia dei posti letto, dalla quale regioni come il Piemonte sono peraltro ancora lontane.

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