SANITÀ

Ogni piemontese paga 700 euro per il (poco) personale sanitario

Aumenta la spesa, ma cala il numero di medici e infermieri. L'effetto Covid sugli organici. Migliaia di professionisti varcano i confini e il turnover è negativo. La prospettiva per i prossimi anni: più dottori in pensione rispetto ai nuovi ingressi

Poco meno di 700 euro. E la cifra che ogni piemontese, dal neonato all’ultracentenario, “spende” ogni anno per pagare il personale della sanità che, nella gran parte dei casi, è ancora numericamente insufficiente rispetto alle necessità della popolazione. Un costo, quello per medici, infermieri, tecnici, amministrativi e dirigenti, che nell’anno in cui il sistema sanitario viene travolto dalla pandemia è stato pari a 2 miliardi e 934 milioni con un incremento rispetto a due anni prima, dunque al 2018, del 5,36% rispetto a una media nazionale del 5,4.

Un aumento importante in termini assoluti di circa 200 milioni, ma inferiore a non poche altre regioni per molti versi simili al Piemonte, com’è il caso del Veneto salito del 6,08%, o dell’Emilia-Romagna in cui si è registrato una crescita dei costi nel biennio pari al 7,93%, per non dire del Lazio con l’8,16. Ma a fronte di queste spese che sono cresciute, come si evince dallo studio appena prodotto da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, non sempre si è avuto un aumento degli organici, tutt’altro. Partendo dai medici e guardando sempre al Piemonte, il report evidenzia come l’organico complessivo dei camici bianchi del servizio sanitario siano passati dagli 8.364 del 2020 agli 8.167 dell’anno successivo con un saldo negativo di 197, che nel caso degli infermieri arriva addirittura a 526 figure professionali in meno nel giro di soli dodici mesi.

Leggi qui il Rapporto Agenas

Agenas osserva come, guardando al Paese, nel 2021 il personale dipendente del servizio sanitario ammontava a 670.566 unità di cui 68,7% donne e 31,3% uomini. Rispetto all’anno 2020 il personale del 2021 risultava aumentato di 6.097 unità e di 21.223 rispetto al 2019. Nell’anno 2020 il personale dipendente contava 664.469 addetti di cui 68,4% donne e 31,6% uomini. Rispetto all’anno 2019 il personale del 2020 risultava aumentato di 15.126 unità. Cifre che, prendendo in esame i poco più di 6mila in più nel 2021 rispetto all’anno precedente, confermano come la pandemia abbia trovato un sistema inadeguato e povero sul fronte del personale, situazione le cui conseguenze, al di là dell’abnegazione degli operatori nella lunga emergenza, sono stati pagati con costi altissimi e non certo solamente economici.

Altro dato importante non solo per rappresentare la situazione attuale che vede ancora, dopo molti mesi, la necessità di ricorrere a soluzioni come quelle dei medici gettonisti delle cooperative nei Pronto Soccorso, quello che attiene al turnover. Considerato 100 la soglia sopra la quale il saldo tra chi lascia il servizio e chi entra è da considerarsi positivo, la situazione piemontese vede il tasso al 92 per i medici e al 95 per gli infermieri, dunque in entrambi i casi negativo.

Una situazione pesante che certo non intravvede una soluzione a breve se si considera un ulteriore aspetto preso in esame da Agenas e che riguarda il numero di medici che andranno in pensione nei prossimi quattro anni. In totale si calcola che il sistema sanitario nazionale perderà entro il 2027 qualcosa come 29.331 professionisti e sul fronte degli infermieri saranno 21mila le figure professionali che cesseranno il servizio. Non consola, poi, il numero dei medici che negli ultimi anni si sono lasciati alle spalle il posto nel servizio sanitario: dai 2075 del 2020 si arriva ai 3009 del 2022 e la tendenza non pare cambiare.

Altra nota dolente, quella della migrazione di medici e infermieri all’estero. Nel triennio 2019-2021 hanno varcato i confini 21.397 dottori e 15.109 infermieri, anche se in questo caso sembra che dopo l’emergenza Covid il flusso verso altre nazioni sia andato riducendosi anche per i reclutamenti messi in atto dalle Regioni. Magra consolazione di fronte a una situazione che presenta costi in continua crescita, senza di corrisponda l’atteso aumento degli organici nella sanità. 

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