SANITÀ

Case di comunità in bilico.
Schillaci: "Problemi di fondi"

Costi aumentati e risorse non contemplate nel Pnrr. Potrebbe essere ridotto il numero delle strutture alla base della futura medicina del territorio. Nei mesi scorsi l'allarme del Piemonte. L'assessore Icardi: "Senza medici e infermieri, inutile realizzarle"

“Sulle case di comunità potremmo avere dei problemi legate ai fondi”. A mettere le mani avanti sulla completa realizzazione di quello che è considerato uno dei pilastri della futura medicina del territorio è lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci. Il vertice governativo della sanità, in un’intervista al Messaggero, al già noto e grave problema degli organici che dovranno lavorare nelle case di comunità, aggiunge la questione delle risorse: “Sono fiducioso che si possano realizzare tutte quelle previste dal Pnrr”, che in tutto il Paese sommano a 1350 di cui  91 in Piemonte, “ma potremmo avere dei problemi di fondi”, visto che “rispetto a quando sono stati erogati – spiega il ministro – i costi sono lievitati sensibilmente. Inoltre nello stanziamento non era prevista alcuna disponibilità per il personale e le attrezzature”. Una situazione che si prefigura critica e di fronte alla quale è ancora Schillaci ad annunciare che “stiamo lavorando per fa si che la case di comunità siano edificate, ma abbiano anche il personale e i macchinari indispensabili”. 

Un tema quello affrontato dal ministro prefigurando “una riforma strutturale che non sarà l’ennesima toppa”, non certo del tutto nuovo. Proprio dal Piemonte nei mesi scorsi era stata manifestata la preoccupazione al ministro. “Le case di comunità rischiano di restare vuote, senza medici di base. O portiamo i professionisti in quelle strutture, oppure è inutile continuare realizzarle”, aveva detto lo scorso gennaio l’assessore alla sanità Luigi Icardi, in un incontro con Schillaci.

Una preoccupazione condivisa da tutte le Regioni, tant’è che in quegli stessi giorni in coordinatore della commissione Salute in seno alla Conferenza presieduta da Massimiliano Fedriga aveva scritto al ministro ricordando come “l’insufficienza delle risorse disponibili, la carenza di personale, il continuo rincaro dei prezzi delle materie prime e dei consumi energetici rischiano molto seriamente di compromettere l’attuazione di importati riforme, a partire da quella dell’assistenza territoriale – si leggeva nella lettera di Raffaele Donini a nome di tutti gli assessori alla Sanità – nonché la possibilità̀ di dare corso agli investimenti del Pnrr. Questa situazione determinerà̀ conseguenze catastrofiche per il servizio sanitario pubblico”. Adesso una seppure parziale, ma già di per sé allarmante, conferma da parte del Governo.

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