SANITÀ

Gettonisti, stretta troppo rigida. 
A rischio molti servizi sanitari
 

Modifiche in vista al decreto del ministro. Resta il tetto ai costi sempre più elevati delle cooperative, ma alcune norme saranno riviste. De Iaco (Simeu): "Ad oggi non ci sono alternative concrete a questo sistema". Emendamenti di maggioranza al testo alla Camera

Una stretta per molti aspetti necessaria, quella sul ricorso ai medici gettonisti negli ospedali, ma forse troppo stringente. La risposta da parte del ministro della Salute Orazio Schillaci alla richiesta di un intervento per mettere ordine in una vera e propria giungla e porre un freno a costi sempre più elevati avanzata dalle Regioni è arrivata, poco tempo fa, addirittura inattesa nella durezza in molti dei suoi aspetti. Ma adesso quelle norme più rigide rispetto a quanto si sarebbe potuto prevedere rischiano di trasformarsi in un boomerang. Per questo si sta profilando una revisione delle disposizioni contenute del decreto Bollette, con una serie di emendamenti che dalla stessa maggioranza starebbero per essere presentati in commissione Affari Sociali della Camera

Se resta imprescindibile il tetto ai costi (anche se non ancora quantificato) per i servizi offerti da cooperative e società per fornire medici e infermieri alle Asl per compensare l’insufficienza di personale dipendente, altre disposizioni previste dal ministro potrebbero essere eliminate o modificate. E questo, per una ragione tanto semplice quanto grave: limitando troppo il ricorso ai gettonisti, come rischia di fare il decreto nella sua attuale versione, è altissimo il rischio in molti casi di non poter continuare a fornire servizi sanitari essenziali ai cittadini.

La leghista Simona Loizzo, relatrice del testo, apre a modifiche migliorative anche alla luce delle audizioni che da giorni si susseguono in commissione. Tra le norme in discussione vi è quella che limita ai soli servizi di emergenza e urgenza e per un periodo non superiore a dodici mesi il ricorso ai gettonisti. Nelle fila della maggioranza non si nasconde il timore che limiti così stretti, senza una concreta alternativa, possano portare rapidamente alla paralisi di alcuni servizi sanitari. Timori che non vengono affatto nascosti da chi in quei servizi ospedalieri lavora. 

“Le cooperative di gettonisti rappresentano un sintomo collaterale non certo positivo di una patologia del sistema sanitario, ma non per questo, nella situazione attuale, non necessarie”, spiega allo Spiffero Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza (Simeu). Tra le figure professionali audite in commissione, De Iaco sottolinea come “il limitare ai soli servizi di emergenza e urgenza l’utilizzo dei gettonisti, rischia di lasciare scoperti molti altri reparti, con ripercussioni su tutto il sistema ospedaliero”. Non ci vuol molto a immaginare come problemi di personale in un qualsiasi reparto comportino conseguenze a catena, coinvolgendo gli stessi Pronto Soccorso che finiscono per affollarsi in attesa di poter ricoverare i pazienti.

Dalle stesse direzioni generali delle aziende sanitarie e ospedaliere non si nascondono i timori circa le conseguenze dell’applicazione del decreto, così com’è, senza avere concrete compensazioni o alternative. Prima di arrivare a dover mettere in conto la chiusura di alcuni reparti, ipotesi che nessun sistema sanitario può permettersi di fronte alle necessità dei cittadini, dunque forse meglio rivedere il decreto in quelle parti che non toccano l’aspetto economico e non snaturano le finalità delle norma. Che serva una regolamentazione più chiara e rigida, a partire dai profili dei professionisti forniti evitando di impiegare in Pronto Soccorso medici che mai vi hanno lavorato o in età che supera di molto quella della pensione, non c’è alcun dubbio. Altrettanto imprescindibile un tetto nazionale ai costi, per non trasformare le Asl in praterie e, al contempo, per arginare il passaggio da dipendente a gettonista di molti medici. Con questi punti fermi, la prospettiva di una rivisitazione delle norme più stringenti nel passaggio parlamentare del decreto è più che una probabilità. 

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