POLITICA & SANITÀ

Nuovi ospedali, regole vecchie.
"Il Governo tagli la burocrazia"

Il Piemonte, con le altre Regioni, sollecita una semplificazione delle procedure per la costruzione di nuove opere. L'allarme di Giorgetti: "Edilizia sanitaria al palo". Il caso Cuneo: ora spetta al commissario Tranchida decidere sul progetto del Gruppo Dogliani

“Bisogna snellire le procedure per riuscire a realizzare le opere in tempi più brevi”. Il ballo del mattone sul terreno della sanità, per il Piemonte che insieme alle altre Regioni bussa al Governo, ha ancora troppi passi e troppo complicati che lo portano a diventare uno snervante lento. E se, come ha denunciato ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “l’edilizia sanitaria è clamorosamente ferma al palo”, tra le cause di questo freno a mano tirato ci sarebbe proprio la mole e la farraginosità delle norme che la Conferenza delle Regioni chiede di superare. Lo ha ribadito dinanzi alla commissione Sanità del Senato l’assessore alla Salute della Toscana Simone Bezzini, parlando a nome di tutti i suoi colleghi: “Complessità e durata delle procedure che non consentono un agevole e tempestivo impiego delle risorse pubbliche rese disponibili”, ma anche “la lunghezza dell’iter determina spesso un parziale superamento della programmazione, con l’aumento dei costi degli interventi, l’emergere di nuovi fabbisogni che richiedono la variazione degli interventi stessi”. 

Insomma, un percorso che, come conferma l’assessore piemontese Luigi Icardi, “va rivisto, anche se già con il nuovo Codice degli appalti si sono fatti passi avanti, ma serve ancora più semplificazione”. E ricorda i vari passaggi che deve compiere la documentazione della Regione, previsti dalla normativa: prima al ministero della Salute quindi al Nucleo Tecnico per la valutazione e verifica degli investimenti pubblici, poi al Mef, quindi alla Conferenza Stato-Regioni e da questa di nuovo al ministero, per giungere infine alla sottoscrizione del protocollo d’intesa che anticipa l’accordo di programma vero e proprio. Senza contare tutti gli altri atti che precedono queste fasi e che, come ciò che sta accadendo in Piemonte, spesso se non sempre risultano la parte più tortuosa di una lunga strada appena all’inizio.

La necessità di “linee guida per rendere uniformi le regole con cui si devono muovere le aziende e i servizi sanitari in materia di ristrutturazione e ammodernamento del patrimonio edilizio” era, peraltro, già state evidenziata in commissione a Palazzo Madama dall’ispettore generale della Ragioneria dello StatoStefania Lorella Adduce che aveva posto l’attenzione su “una diversa modalità di gestione degli investimenti da parte dei singoli servizi sanitari regionali”.

Quello del Piemonte è arcinoto come abbia in agenda un bel po’ di nuovi ospedali da costruire e, complice anche la complessità della normativa lo scenario sembra perfettamente attagliarsi all’immagine data ieri da Giorgetti. Icardi ritiene di riuscire a “sfruttare lo snellimento delle procedure già con le norme del nuovo Codice e con quelle che dovrebbero rispondere alle richieste delle Regioni”, ma restano quei ritardi da recuperare, con il commissario per il Parco della Salute di Torino e con altri mezzi tutti da scoprire e da decidere negli altri casi. 

Basti osservare quanto successo (o, se si vuole, non è successo) in quello che dovrebbe essere il primo dei futuri ospedali ad essere realizzato. Dopo un anno di attesa dall’Aso Santa Croce e Carle non è uscito l’atteso parere sul progetto di partenariato pubblico privato proposto dal Gruppo Dogliani, dopo che inizialmente l’opera era stata annunciata come tra quelle in capo all’Inail. In compenso è uscita, rassegnando rumorose dimissioni, Elide Azzan, ormai ex direttore generale dell’azienda e destinataria di una ruvida lettera di sollecito da Icardi. Dietro di lei anche il direttore sanitario Monica Rebora e una scia di polemiche e interrogativi.

Tra i tanti pure quello, non certo marginale della sostenibilità dei costi. Un canone ventennale per complessivi circa 410 milioni, appena una decina in meno rispetto alla Città della Salute di Novara, struttura di ben altre dimensioni. Al posto di Azzan, la Regione ha nominato nel ruolo di commissario Livio Tranchida. Chi lo conosce lo descrive come un manager d’esperienza attento a valutare tutti i pro e i contro prima di prendere la penna in mano. Si insedierà il prossimo 2 maggio e l’assessore Icardi, mentre di dice soddisfatto per l’avvio della procedura di gara per la ristrutturazione degli ospedali di Alba e Bra, ha in agenda un incontro con lui entro i primi dieci giorni del mese prossimo. Un segnale chiaro dell’intenzione della Regione di recuperare tempo rispetto a un progetto, sul quale tuttavia non peserebbero soltanto le lamentate e indiscutibili lungaggini procedurali, ma proprio quei costi che, secondo alcuni, per l’azienda ospedaliera sarebbero difficilmente sostenibili. 

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