SANITÀ

Gettonisti, le Asl sfidano il Governo

Di fronte al rischio di chiusura della dialisi, il dg dell'azienda di Alessandria Vercellino affida un appalto a breve termine. Sulla stessa linea anche Serpieri (Vco). Il malcontento di alcuni manager: "Dalla Regione nessun atto formale"

La mossa di alcune Asl del Piemonte avrebbe il sapore della sfida al Governo, se l’esito dell’ingarbugliata vicenda sull’utilizzo dei medici a gettone non fosse stato anticipato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, costretto a una parziale retromarcia. Ciò non toglie che la decisione presa ieri dal direttore generale dell’Asl di Alessandria Luigi Vercellino e subito messa nero su bianco in una delibera con cui si affida un ulteriore incarico, per sei mesi, a medici esterni forniti da una società di servizi per il reparto di nefrologia di Casale Monferrato, segna comunque uno strappo rispetto alle norme contenute attualmente nel decreto. Ma quella delibera crea anche un precedente (insieme all’analoga linea seguita dalla sua omologa dell’Asl del VcoChiara Serpieri) indicando una strada per altre aziende sanitarie e ospedaliere strette tra la necessità di non sospendere servizi di primaria importanza e il rispetto di una norma che, pur essendone stata annunciata la modifica, è attualmente in vigore e pone il divieto all’utilizzo dei gettonisti, salvo che Pronto Soccorso e al massimo per un anno.

Di fronte all’alternativa tra il rispetto delle norme fissate dal ministro e l’interruzione di un servizio salvavita come quello della dialisi, proprio Vercellino nei giorni scorsi aveva inviato una lettera ai primari e al direttore regionale della Sanità Mario Minola rappresentando uno scenario drammatico, sollecitando la Regione a intervenire. Tempi strettissimi, l’attuale contratto per i nefrologi scade a fine mese, trenta giorni dopo quello per gli anestesisti che operano nei vari ospedali dell’Asl. E quello di Alessandria non è un caso isolato: analogo appello era arrivato in corso Regina da Serpieri per il Vco, mentre tra non pochi direttori generali montavano le critiche verso l’assenza di un atto formale da parte dell’assessorato. Atto che, anche se più in capo alla direzione regionale, veniva descritto come non di semplice formulazione, di fronte a un decreto del Governo. Tant’è che la delibera firmata ieri ad Alessandria attesta come la responsabilità di quella “forzatura” rispetto alla legge sia e resti del direttore generale, anche se un sostanziale ma informale via libera a questa procedura fosse arrivato dallo stesso ministro nei ripetuti colloqui con l’assessore Luigi Icardi.

Un pasticcio, difficile definire altrimenti il decreto con cui Schillaci ha voluto dare una stretta al ricorso ai medici esterni e soprattutto ai loro costi molto elevati, senza tuttavia prevedere le conseguenze di una sua attuazione immediata, tantomeno fornire al sistema sanitario valide e pronte alternative.Le stesse Regioni che hanno subito chiesto modifiche al testo, si sono trovate senz’armi, se non quella indicare ai vertici delle Asl la via della proroga, come ha fatto il Piemonte, garantendo un supporto che, tuttavia, non si è potuto tradurre in atti scritti. Così, mentre in commissione parlamentare sono già depositati emendamenti della maggioranza e il ministro anche ieri l’altro ha confermato a Icardi le modifiche che consentiranno il ricorso ai gettonisti in tutti i reparti ospedalieri dove l’organico non basta, nonché una sorta di “sanatoria” per le proroghe, i tempi ormai ridottissimi hanno imposto all’Asl una decisione.

C’era un appalto già pronto per il servizio di dialisi che, però stando al decreto non si sarebbe potuto e non si potrebbe affidare. Ma, tra le altre ragioni, nella delibera con cui il direttore dell’azienda alessandrina, in punta di diritto, va contro la norma del Governo si legge anche che “risulta infatti di tutta evidenza che il servizio di nefrologia ed in particolare l’attività di guardia in dialisi presso i Presidi Ospedalieri di Casale Monferrato e Tortona (…) costituisca un’assistenza sanitaria indifferibile e salvavita, la cui interruzione, anche nell’attuale fase di conversione del decreto legge n. 34/2023 – scrive ancora Vercellino – non sarebbe in alcun caso sostenibile e giustificabile, comparando il diritto alla salute sancito dal richiamato art. 32 della Costituzione con i diversi interessi sottesi all’adozione del Decreto Legge in argomento”. Perché è proprio questo uno dei punti, fin da subito, in discussione del necessario ma forse frettoloso cambio di passo imposto da Schillaci: tenere conto di tutta una serie di una serie di servizi che, al pari dell’emergenza-urgenza, sono vitali per i pazienti e che, ad oggi, senza professionisti esterni non possono essere garantiti.

print_icon