SANITÀ

Tagli alla sanità in Piemonte,
una marcia contro la Regione 

Negli ultimi dieci anni ha perso più di 2mila posti letto. La metà delle visite specialistiche sono a pagamento. Le liste d'attesa restano un problema irrisolto. Reparti occupati sopra la soglia limite. La protesta promossa da sindacati e associazioni

Più di 2mila posti letti tagliati negli ultimi dieci anni, quasi la metà delle visite specialistiche vengono eseguite a pagamento, un quarto degli esami diagnostici sono svolti in strutture private, una sanità territoriale ancora profondamente inadeguata e le liste d’attesa che, al di là degli ormai periodici annunci, continuano a essere un problema irrisolto. E poi, ancora, la carenza di personale sanitario, il ricorso ai gettonisti e il pasticcio generato dalle nuove regole imposte dal ministero.

Tra l’allarmante e il desolante, questo è lo scenario della sanità piemontese che se non è affatto un caso isolato nel Paese, certamente reclama risposte efficaci a una situazione figlia di scelte e decisioni che hanno costellato almeno l’ultimo decennio. Questi temi, insieme ad altri che appesantiscono ulteriormente la situazione e i disagi sia per i cittadini, sia per gli operatori della sanità, sono al centro dell’iniziativa promossa da sindacati, associazioni di volontariato e di utenti, organizzazioni professionali, comitati spontanei, pazienti e medici, che si svolgerà a Torino sabato 27 maggio a partire dalle 14.

“Unisciti a noi” è l’invito degli organizzatori che spiegano come la “marcia per la Sanità pubblica” che prenderà corpo da piazza Carducci non sia una manifestazione di categoria, ma tenda, invece, a coinvolgere unendoli operatori e utenti del servizio sanitario. I promotori intendono denunciare la politica sanitaria attuata negli ultimi anni dalla Regione Piemonte: “taglio dei posti letto, blocco del turnover degli operatori sanitari, mancanza di una politica dei servizi territoriali adeguata, incapacità di risolvere il problema delle lunghissime liste d'attesa”. 

“Manifestiamo perché abbiamo il compito di tutelare la salute delle persone garantendo la qualità dell'atto medico. Oggi non siamo in grado di farlo negli ospedali e nel territorio", spiega il presidente dell'Ordine provinciale dei medici di Torino, Guido Giustetto. "I mancati investimenti, la dolosa incapacità di fare programmazione sta togliendo ai cittadini la libertà di potersi scegliere un medico di fiducia" aggiunge Roberto Venesia, segretario della Fimmg, uno dei sindacati dei medici di famiglia. “È il primo Comitato del genere in Italia. Il taglio di 1.500 posti letto è inaccettabile, le liste d'attesa di quasi un anno per alcuni esami sono una vergogna, così come il passaggio continui dei medici al privato”, dice Chiara Rivetti segretaria regionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao. "Avevamo costruito insieme un sistema sanitario pubblico e universalistico fra i migliori del mondo – osserva Mara Scagni di Cittadinanza Attiva -– ma ora milioni di cittadini stanno rinunciando alle cure, perché molte porte sono di fatto chiuse, e le alternative costano troppo, è ora di invertire la rotta"

Difficile, di fronte ai dati in particolare a quelli sulla riduzione dei posti letto e di altre prestazioni, limitare la responsabilità soltanto agli ultimi anni e in particolare a quelli dell’attuale governo regionale. Basta ricordare, opportunamente, come i tagli forse più pesanti siano arrivati con la “famigerata” delibera 1-600 sul riordino della rete ospedaliera varata dalla precedente giunta di centrosinistra che dovette fare i conti con le proteste di molti sindaci pur della stessa parte politica. Problemi che affondano radici in decisioni in parte dovute al piano di rientro in cui il Piemonte rimase per oltre sei anni, ma anche a scelte che al momento vennero contestate prevedendone appunto le conseguenze. La pandemia Covid, poi, ha accentuato carenze e problemi irrisolti e che, per la gran parte dei casi, continuano ad essere tali. 

“La spesa privata per la sanità da parte di cittadine e cittadini piemontesi – osserva il Comitato promotore della marcia – è costantemente in crescita. Si riducono le prestazioni da parte del pubblico, si allungano le liste d'attesa, chi può si rivolge al privato. In Piemonte per spesa privata in sanità pura si spendono 2,96 miliardi; erano 2,19 miliardi nel 2016, con una crescita tra 2016 e 2021 del 19,1%. Il 45% delle visite specialistiche viene fatto a pagamento (dati Istat elaborati dalla Bocconi relativi al 2019): 36% privato puro; 9% con ricorso ad assicurazioni. 27% sono gratuite, per il 28% si paga il ticket”. E, ancora, “il 24% degli accessi diagnostici, come le radiografie, è a pagamento: 16% privato puro, 8% spesa assicurativa; 35% sono gratuite, 41% con pagamento ticket”. Dai dati emerge, inoltre come, le prestazioni più richieste siano le visite ginecologiche e le ecografie ginecologiche, quindi la denuncia: “I controlli in maternità si pagano”.

Tra le criticità maggiori che indicano come sia mancata e manchi una programmazione c’è il rapporto tra medicina ospedaliera e territoriale: “A fronte della riduzione dei posti letto, non è corrisposto un rafforzamento dei servizi sul territorio”. Per rappresentare la situazione basterebbe un dato: il tasso medio di occupazione dei letti nei reparti di medicina è del 96,4%, a fronte di un ottimale 80% e di un limite innalzato recentemente dal ministero, ma che si ferma alla soglia del 90% per evitare rischi.

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