POLITICA & GIUSTIZIA

Una condanna ogni cento indagini:
"È ora di abrogare l'abuso d'ufficio"

Il dossier del deputato di Azione Enrico Costa che presenta una proposta di legge per eliminare il reato. Nel 2017 partiti 6.500 procedimenti, ma la stragrande maggioranza finisce con l'assoluzione. Il ministro Nordio è d'accordo, la Lega no

Nel 2017 sono stati avviati 6.500 procedimenti per abuso d’ufficio. Solo 57 sono approdati a condanne definitive. Meno di uno su cento. Parte da questi dati la proposta di legge di abrogare il reato di abuso d’ufficio sostituendolo con una sanzione amministrativa da mille a 15mila euro. A presentarla questa mattina in Senato è stato il deputato ed ex ministro Enrico Costa, numero due di Azione, che da anni porta avanti una battaglia garantista a tutela di politici e amministratori locali. A sostegno della sua tesi si è portato dietro un dossier di 168 pagine con una fitta rassegna stampa di tutti quei sindaci e governatori accusati e poi assolti (o addirittura archiviati sena neanche arrivare a processo) dopo l’accusa di abuso d’ufficio. Un reato che Costa definisce “vago, generico, impalpabile”. Ogni inchiesta è la storia di un uomo o una donna costretti a rispondere davanti all’opinione pubblica prima ancora che a un giudice, a investire tempo e denaro per dimostrare la propria innocenza, a finire talvolta travolti dalla gogna mediatica prima di avere il tempo di difendersi in tribunale.

Al fianco di Costa c’è il leader di Azione Carlo Calenda, che annuncia “una campagna di civiltà perché non è possibile che i sindaci abbiamo paura di agire”. L’iniziativa è sponsorizzata dall’Anci, presieduta dal sindaco Pd di Bari Antonio Decaro, e lo stesso ministro Carlo Nordio è d’accordo. Un fronte garantista trasversale che però si scontra con le frange più giustizialiste di maggioranza e opposizione. Contraria alla proposta è la Lega, capeggiata dall’avvocato e parlamentare Giulia Bongiorno, Fratelli d’Italia è divisa, Forza Italia favorevole al punto da aver già presentato due disegni di legge (uno per abolire l’abuso d’ufficio, l’altro per attenuarlo). È un terreno sdrucciolevole quello su cui si muovono Costa e il ministro Nordio, ma nonostante questo i due sembrano decisi a percorrerlo. “Vorrei andare in giro per l’Italia a spiegare la ragione di questa proposta, perché  è importante far toccare con mano cosa capita quando scatta l’abuso di ufficio” dice il numero due di Azione. Un procedimento in cui incappano spesso sindaci di piccoli comuni “e il filo conduttore – prosegue – è la colpa della politica: l’opposizione spesso fa l’esposto, si prende il titolo sui giornali ma lascia lavorare i magistrati invece che fare una denuncia politica”. La proposta di abrogare il reato è necessaria secondo Costa perché “il problema non è la condanna, che non arriva mai, ma il fango, i tempi lunghi, il costo sociale. So che il ministro Nordio la pensa così, mi dicono che la Lega abbia delle resistenze ma mi chiedo se non sia una contraddizione visto che nel frattempo lavora alla semplificazione nel codice degli appalti”.

Costa se la prende anche con la politica: “Tanti sedicenti garantisti, quando siedono in Consiglio comunale – e si trovano all’opposizione – usano l’esposto in Procura anziché l’interrogazione. Così facendo sperano che un pm invii un avviso di garanzia al Sindaco, del quale sono pronti a reclamare le dimissioni”. E poi c’è la legge Severino che impone a un sindaco la sospensione dalla carica di fronte a una condanna in primo grado. E pazienza se poi in appello dovesse riuscire a dimostrare la sua innocenza: l’immagine e la carriera sono ormai compromesse.

Sono oltre 150 casi recuperati dalle cronache locali quelli contenuti nel dossier di Costa. Si va dai più celebri che hanno colpito governatori noti come Agazio Loiero in Calabria e Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna, Attilio Fontana in Lombardia a Nicola Zingaretti nel Lazio, Rosario Crocetta in Sicilia e Michele Emiliano in Puglia; fino ai tanti sindaci di piccoli comuni sparsi lungo tutto lo Stivale. È sempre più difficile evitare l’avviso di garanzia quando si ricoprono incarichi pubblici. Tra i casi raccolti da Costa il primo racconta del sindaco di Acquedolci Ciro Gallo, assolto nel 2018 dopo quattro anni di indagine, e poi quello di Agrigento Marco Zambuto, condannato in primo grado nel 2012 ma poi assolto definitivamente nel 2021, che parla della “sofferenza subita” e soprattutto del fatto di non essersi più potuto candidare. Nel 2020 l'ex sindaco di Catania Enzo Bianco – un “nemico” dell'abuso d’ufficio così com’è scritto oggi – vede archiviata l’inchiesta nata due anni prima per un presunto caso di demansionamento. L’anno scorso viene assolto il sindaco di Biella Claudio Corradino per un’inchiesta aperta nel 2014 con l’arrivo dell’avviso di garanzia.

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