GIUSTIZIA

Mottarone, 8 indagati per la tragedia

Verso il processo titolare, direttore e capo servizio della funivia, tecnici e amministratori della società di manutenzione. Due anni fa morirono 14 persone. Contestati vari reati, dall'attentato alla sicurezza al disastro colposo, a omicidio plurimo colposo

A due anni dalla strage alla funivia del Mottarone del 23 maggio 2021, che ha provocato la morte di 14 persone, la procura di Verbania ha chiuso le indagini, notificando l’avviso a 8 indagati (sei persone e due società), contestando a vario titolo i reati di attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e, solo per uno, anche il falso. Si tratta del gestore Luigi Nerini, di Gabriele Tadini, Enrico Perocchio, e, per Leitner, di Martin Leitner, consigliere delegato, del presidente del Cda Anton Seeber e del dirigente Peter Rabansen, responsabile del customer service. Oltre a loro, notificata la chiusura indagini anche alle due società Ferrovie del Mottarone srl e Leitner spa. Per la procura non furono effettuati i “controlli a vista mensili sul tratto di fune traente in prossimità del punto di innesto al carrello (testa fusa), previsti dal manuale d’uso e manutenzione” e dal “regolamento di esercizio”, quindi non vennero rilevati i “segnali di degrado della fune (....)”, che invece “si deteriorava progressivamente, sino a rompersi”, proprio in corrispondenza dello stesso punto d’innesto in cui “presentava il 68% circa dei fili” lesionati.

Stralciate le posizioni degli altri 6 indagati: si tratta di sei tecnici delle aziende super specializzate che, in subappalto, si sono occupate dei controlli della funivia del Mottarone. I pm hanno pertanto formulato la richiesta di archiviare le posizioni di Rino Fanetti, che nel novembre 2016 ha eseguito la testa fusa relativa alla cabina poi precipitata a causa della rottura del cavo e dell’inserimento dei forchettoni che hanno disattivato il sistema frenante di sicurezza. E poi di Alessandro Rossi e Davide Moschitti di Sateco, di Federico Samonini, legale rappresentante della Scf Monterosa, di Fabrizio Pezzolo, rappresentante legale della Rvs, e del suo dipendente Davide Marchetto

Nell’incidente, avvenuto intorno alle 12.15 del 23 maggio, hanno perso la vita quattordici persone, tra cui due bambini. Solo il piccolo Eitan, all’epoca di cinque anni, è sopravvissuto. Ecco le tappe della vicenda giudiziaria.

24 maggio 2021: apertura formale dell'inchiesta condotta dai carabinieri e coordinata dal procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, e dal pm, Laura Correra. Dai primi accertamenti, in base alle testimonianze raccolte e al materiale sequestrato, emergono i due temi centrali: il cavo tranciato e il mancato funzionamento del sistema frenante di sicurezza.

25 maggio: la Procura convoca in caserma a Stresa, di sera, Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, il direttore d’esercizio, Enrico Perocchio, e il capo servizio, Gabriele Tadini. Quest’ultimo ammette di avere ripetutamente inserito i cosiddetti forchettoni, disattivando il freno di sicurezza, per evitare che la cabina si bloccasse lungo il percorso. Scelta che per gli inquirenti sarebbe stata condivisa dai tre, fermati quella stessa notte e la mattina dopo trasferiti in carcere a Verbania.

29 maggio: il gip di Verbania non convalida il fermo, scarcera i tre indagati e dispone gli arresti domiciliari solo per Tadini. Una decisione che, per una questione formale, apre uno scontro tra toghe che arriva fino al Csm, mentre il procedimento viene riassegnato a un altro giudice.

7 giugno: la Procura presenta appello davanti al Tribunale del Riesame di Torino contro la decisione del giudice delle indagini preliminari.

12 giugno: il gip accoglie la richiesta di incidente probatorio avanzata dalla difesa di Tadini.

2 luglio: l’inchiesta si allarga ad altri undici indagati. Tra questi ci sono la Leitner, che si occupava della manutenzione, i vertici del gruppo altoatesino e altri tecnici di società esterne che si sono occupati dei controlli.

22 luglio: con il conferimento dell’incarico da parte del gip a ingegneri esperti comincia l’incidente probatorio. Due le perizie: una informatica e una sulle cause. Oltre cinquanta sono i familiari delle vittime indicati come parti offese. Ciascuna delle parti processuali, Procura compresa, ha propri consulenti.

28 ottobre: il Tribunale del Riesame di Torino accoglie il ricorso della procura di Verbania e dispone i domiciliari anche per Enrico Perocchio e Luigi Nerini, i quali ricorrono in Cassazione.

25 novembre: Gabriele Tadini torna libero per scadenza dei termini.

19 aprile 2022: la Cassazione annulla con rinvio il provvedimento del Riesame di Torino sui domiciliari per Nerini e Perocchio.

16 settembre: depositate, dopo quattro proroghe, le due perizie. Oltre alla pratica illecita di inserire i forchettoni, vengono messe in luce la scarsa manutenzione dell'impianto, i mancati controlli sulla fune, che era già lesionata e poi si è spezzata, l'insufficiente preparazione del personale e anche l’inadeguatezza della strumentazione. La scatola nera, in particolare, conserva i dati di otto mesi e non di un anno, come invece prevede la legge.

20 ottobre: comincia l’esposizione in aula dei periti nell’ambito dell’incidente probatorio che si chiude, tra esame e controesame, il 16 dicembre, dopo una serie di udienze.

13 gennaio 2023: un nuovo collegio del tribunale del Riesame di Torino, in linea con una nuova richiesta della Procura di Verbania, sospende per un anno Nerini e Perocchio, il primo dall’esercizio dell’attività di imprenditore nel settore dei trasporti e il secondo dall'esercizio della professione.

19 maggio: chiusura dell’inchiesta per sei persone, ossia Nerini, Perocchio, Tadini e i vertici di Leitner, e per lo stesso gruppo altoatesino e Ferrovie del Mottarone, la società che gestiva l’impianto.

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