Favori in procura Torino, Tar riabilita carabiniere

Il Tar del Piemonte ha riabilitato uno dei carabinieri che, a vario titolo e in varia misura, erano stati coinvolti nel caso delle presunte irregolarità e dei favoritismi all'interno della procura di Torino: i giudici amministrativi hanno annullato i provvedimenti disciplinari presi a carico di un appuntato dell'Arma che all'epoca dei fatti prestava servizio nell'ufficio intercettazioni e che nel 2017 fu trasferito alla stazione di Borgo Dora. Il militare, dopo avere collezionato schede di valutazione positive e, nel 2015, anche un encomio, nel 2017 fu giudicato "inferiore alla media" e nel 2018 raggiunto da una "ammonizione". Le censure sono state cancellate dal Tar per carenza di motivazioni adeguate. I diversi filoni sui presunti favori all'interno della procura subalpina sono sfociati, tra l'altro, in un processo, celebrato a Milano, terminato con l'assoluzione dell'allora pubblico ministero Andrea Padalino (oggi giudice in un'altra città piemontese), diventata definitiva nel dicembre del 2022. 

"La sensazione che ne derivava era che il giudizio (negativo - ndr) fosse frutto di contrasti fra magistrati della procura" di Torino. E' un passaggio della sentenza con cui il Tar del Piemonte ha annullato i provvedimenti disciplinari presi a carico di uno dei carabinieri che a vario titolo e in varia misura, nel 2017, furono coinvolti nel caso dei presunti favoritismi negli uffici giudiziari subalpini. I giudici vi hanno dedicato un cenno nella parte dove ripercorrono i contenuti del ricorso del militare. Il riferimento era alla scheda di valutazione del 2017 in cui, a proposito del suo lavoro all'ufficio intercettazioni, si parlava di "grave compromissione dell'affidabilità e della riservatezza" e di "comportamenti e procedure investigative del tutto autonome". Il Tar ha preso atto del profondo contrasto fra i tanti giudizi positivi precedenti ("impeccabile nell'aspetto esteriore", "instancabile", "moralmente e militarmente ineccepibile", "professionalmente preparatissimo") e il contenuto della scheda, nella quale, fra l'altro, molte delle caselle da barrare furono lasciate in bianco. "Le modificazioni di giudizio devono essere motivate seriamente", scrivono i giudici sottolineando che "non costituisce una motivazione l'insinuazione di una grave compromissione della riservatezza e di una autonomia di azione non condivisa". Addebito, peraltro, che il carabiniere aveva sempre respinto. 

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