SANITÀ

Bilanci Asl, rosso da 400 milioni.
La Regione batte cassa a Roma

Non ancora sufficienti le limature ai conti preventivi. La fake news della delibera "scarica direttori". Icardi: "I conti devono chiudere in pareggio, ma il Governo deve aumentare il fondo sanitario". Domani assessore e governatore dal ministro

Nei trolley, con cui oggi volano a Roma, Alberto Cirio e Luigi Icardi hanno circa 400-450 milioni. Di debiti. E con quel pesante fardello, ancora oggi oggetto di tentativi di riduzione, che deriva dai preventivi dei bilanci delle Asl e delle Aso per l’anno in corso il governatore e l’assessore alla Sanità domani entreranno al dicastero della Salute dov’è previsto un incontro col ministro Orazio Schillaci ed è data come probabile la presenza anche del titolare del Mef Giancarlo Giorgetti. Non saranno i soli. Con loro a battere cassa al governo anche gli altri presidenti di Regione, perché quello dell’incremento importante del fondo sanitario insieme a misure strutturali del settore è un problema che riguarda tutto il Paese. Dall’Emilia-Romagna al Lazio, con rare eccezioni, il piano di rientro per la sanità è una prospettiva evitabile soltanto con quegli interventi che, da sinistra come da destra, viene chiesto all’esecutivo.

Il commissariamento che il Piemonte ha dovuto subire per circa sette anni scatta alla soglia del 5% del fondo assegnato che in questo caso somma a poco più di 9 miliardi e, dunque, si viaggia sul filo del rasoio. Tanto più che le ipotesi di spesa presentate nelle loro prima versione ormai un po’ di mesi fa dalle aziende, nonostante le ripetute revisioni al ribasso, ancora non sono state approvate e tuttora sono oggetto di complicate trattative tra i direttori generali e i dirigenti della sanità regionale. 

Per dare l’idea del clima teso, basterebbe ricordare la voce circolata con insistenza nelle ultime ore tra i vertici di Asl e Aso secondo cui al venticinquesimo piano del grattacielo sarebbe stata in preparazione una delibera o comunque un atto formale (di cui lo Spiffero non ha trovato riscontro) per scaricare sugli stessi direttori generali eventuali responsabilità che potessero essere addebitate dalla magistratura contabile. Quel che è certo, tanto da essere ribadito dallo stesso assessore Icardi, è l’indicazione imperativa ai manager di chiudere il bilancio consuntivo in pareggio, ma anche di stringere e non poco i cordoni della spesa nella fase di previsione. Sono ormai parecchi mesi quelli trascorsi senza aver trovato una quadra sui bilanci preventivi, ma questo non può bloccare l’assegnazione dei fondi alle aziende, ovvero il riparto in ambito regionale, che a breve porterà ad assegnare un anticipo che supera il 90% del totale. Risorse da impiegare con un’attenzione se possibile maggiore rispetto agli anni in cui tesoretti vari alla fine coprivano i buchi, ma anche rispetto agli anni in cui l’emergenza Covid ha rappresentato una coperta. Che, adesso, sollevandola mostra una situazione non certo imprevedibile, ma non per questo meno grave.

A fronte di queste difficoltà, tra cui la mancata assegnazione della totalità dei fondi Covid promessi dall’allora ministro Roberto Speranza che per il Piemonte valgono non meno di 300 milioni e sul cui arrivo ormai le speranze sono ridotte al lumicino, le Regioni chiedono di rivedere il fondo sanitario: “È sottodimensionato rispetto alle esigenze”, ribadisce Icardi, il quale con Cirio domani metterà i numeri davanti al ministro. Con un non detto, ma che serpeggia tra i vertici delle Regioni amministrate dal centrodestra: attenzione da parte del governo a non fornire con una politica dal braccio corto, proprio sul tema cruciale della sanità, armi agli avversari che sul core business della politica regionale ha già incominciato a dare battaglia in vista delle prossime elezioni, partendo dal Piemonte.

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