Fiumi di parole

Torino è “La città dei fiumi”, lo sapevano già i fondatori, e deve la sua antica nascita proprio a questa particolare caratteristica geografica. Si è colti quindi da un forte senso di malinconia nell’apprendere (dalle pagine di un quotidiano) che gli amministratori locali abbiano potuto apprezzare la fortunata posizione del capoluogo subalpino solo in seguito alla venuta in città della signora Amanda Burden (definita la “guru” della Fondazione Bloomberg). Evidentemente, ciò che era già arcinoto da centinaia di anni, ai torinesi e a agli eserciti invasori, si è rivelato magicamente alla Giunta di piazza Palazzo di Città in un giorno di giugno del 2023.  

La settimana scorsa, un articolo ha raccontato ai propri lettori le prime impressioni dell’Assessore Tresso all’indomani della sconcertante “scoperta” di una Torino circondata da numerosi fiumi. Si è appreso così che la Fondazione Bloomberg sarà imprescindibile nel percorso di valorizzazione dei nostri importanti corsi d’acqua: all’ente non si deve solo il ritrovamento dei fiumi nel loro tratto urbano, ma anche la loro futura valorizzazione. Secondo Tresso, infatti, la speranza è riposta tutta nell’importante istituzione newyorkese, poiché l’Assessore auspica possa questa ripetere il miracolo compiuto con il fiume Hudson: da trincea d’acqua che rappresentava un limite allo sviluppo urbanistico di New York, alla sua trasformazione in “risorsa da vivere intimamente”.

I cittadini non possono che essere estremamente grati a chi viene ad indicarci, addirittura da oltreoceano, le bellezze della prima Capitale d’Italia. Una riconoscenza a tratti intrisa, purtroppo, da un senso di incontenibile sconcerto, dovuto alla presa d’atto di una politica per nulla attenta al territorio che amministra, al punto di ignorare le sue meraviglie naturali.

Vorrei allora contribuire a rasserenare i torinesi, ricordando loro che quando nel 2011 venni candidato a sindaco, proposto da una coalizione di Sinistra (Federazione della Sinistra-Sinistra Critica), portai all’attenzione degli elettori un programma che conteneva un punto particolarmente rilevante, dedicato alle numerose risorse della città. In esso veniva sottolineata, tra le altre, l’enorme potenzialità (fino ad allora inespressa) dei fiumi nel loro tratto cittadino.

Il Po, il Sangone, la Dora Riparia e la Stura di Lanzo venivano indicati, in quelle pagine, come risorse importantissime, sia per la creazione di posti di lavoro che per il comparto aggregativo/turistico. Una proposta ignorata del tutto dai media locali, ma presa quale esempio virtuoso da un importante quotidiano nazionale, tutt’ora specializzato sui temi economici, che la giudicò addirittura ottima: tra tutte quelle presentate, dai candidati a sindaco, una delle più idonee per consegnare nuove prospettive di sviluppo alla Torino post Fiat (ne fummo molto orgogliosi).

In quell’anno non vincemmo le elezioni, e neppure negli altri a venire, per cui la valorizzazione dei corsi d’acqua torinesi rimase solo una proposta, nulla più. Questo sino all’insediamento della Giunta Appendino, la quale affrontò, dopo anni di oblio, il tema delle compensazioni dovute alla costruzione dell’inceneritore del Gerbido. Questa novità permise all’amministrazione di sostenere il compimento del progetto di recupero delle sponde del Sangone (la spiaggia dei torinesi cantata da Gipo Farassino), attualmente in balia di alcuni occupanti abusivi e dei loro palazzetti a due piani con tanto di terrazza (e vista sul bosco di Nichelino).

Siamo felici per l’entusiasmo dimostrato dalla Fondazione Bloomberg in seguito alla passeggiata della signora Amanda Burden tra le piazze del capoluogo piemontese, ma al contempo ci è doveroso ribadire ai newyorkesi che amiamo la nostra città, di cui conosciamo pregi e difetti.

La prestigiosa istituzione americana andrebbe informata su un dato incontrovertibile: la politica è fatta anche di cittadini che vivono il territorio; candidati ed eletti capaci di guardare al futuro, ma con un occhio attento alla storia di Torino. Una politica che malauguratamente non fa notizia, condannata a rimanere nell’ombra, al contrario di quella vincente per cui la mappa di Torino riporta solamente il Po e la Dora, quest’ultimo fiume citato sempre e solo per il problema della sicurezza urbana.

I fiumi scorrono sin dalla notte dei tempi negli alvei posti al centro, ed ai lati, della città. Sindaco e amministratori prendono oggi coscienza di una Torino costruita in mezzo a bellissimi corsi d’acqua, grazie all’ammirato stupore della signora Amanda Burden. Ma un sorriso beffardo è comparso miracolosamente sul volto della statua raffigurante Cesare Augusto: qualcuno è pronto a giurare che da qualche giorno il bronzo sussurri le parole “mala tempora currunt” a chiunque passeggi dalle parti della Porta Palatina. 

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