LA SACRA RUOTA

Più auto (e occupazione) in Italia, pressing del Governo su Stellantis

Incontro tra il ministro Urso e il ceo Tavares. Obiettivo: portare a un milione di vetture la produzione negli stabilimenti nazionali. Alla base del confronto il documento di politica industriale sull'automotive. Entro la fine del mese un "accrdo di transizione"

Un incontro mattutino, durato un’ora e mezzo, concluso con un impegno comune: fare ogni sforzo per incrementare la produzione negli stabilimenti italiani. Il ministro Adolfo Urso nell’accogliere l’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares ha voluto, anche plasticamente, sottolineare l’esigenza di affermate l’interesse nazionale omaggiando il numero uno del gruppo automobilistico di una copia della Costituzione italiana con evidenziati gli articoli 1 e 41. “L’articolo 1 – sottolinea una velina del ministero – ricorda che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione; mentre l’articolo 41 sottolinea che in Italia l’iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”.

E non è un caso che il titolare di un dicastero che fin dall’insegna rimarca il tratto distintivo del Governo – Mimit, ministero dell’impresa e del Made in Italy – abbia avanzato la richiesta al colosso multinazionale di aumentare la produzione nazional di auto portandola a quota 1 milione di vetture, allo stesso livello di quanto avviene in Francia, in modo da recuperare lo scarto tra vendite e produzione, anche per evitare che gli incentivi alla fine avvantaggino non solo i concorrenti delle marche straniere ma anche stabilimenti esteri (francesi, polacchi, marocchini).

Dopo aver illustrato a Tavares il documento di indirizzo sul comparto automotive, frutto di un confronto tra il Piemonte, le altre sei regioni in cui vi sono siti produttivi del gruppo, i sindacati metalmeccanici, l’Anfia e le altre associazioni datoriali dell’indotto, è stato convenuto di dar vita a un gruppo di lavoro tecnico per giungere entro fine mese a un “accordo di transizione” nel quadro di una rinnovata politica industriale europea che dovrà tutelare la produzione e l’occupazione interna. Nel documento si indicano obiettivi e modalità per aumentare i livelli produttivi, ampliare la gamma dei modelli, investire su ricerca e innovazione, a tutela della occupazione e della intera filiera del settore. “Le parti – spiega una nota del Mimit diffusa al termine – hanno condiviso la necessità di invertire da subito il trend produttivo negativo degli ultimi venti anni, nella convinzione che l’Italia possa consolidare, nel nuovo contesto globale, la sua produzione industriale orgoglio del Made in Italy”.

Gli stabilimenti di Stellantis che producono auto in Italia sono sei: MIRAFIORI CARROZZERIE: 500 elettrica e le Maserati Levante, Ghibli, Quattroporte, Granturismo e Gran Cabrio con le nuove versioni Folgore full-elettric. MASERATI MODENA: la supersportiva MC20 di Maserati e la versione cabrio Cielo. CASSINO: Alfa Romeo Stelvio e Giulia e la Maserati Grecale. POMIGLIANO: Fiat Panda, suv Alfa Romeo Tonale e Dodge Hornet MELFI: Fiat 500X, Jeep Compass e Renegade. Dal 2024 previsti 5 modelli elettrici. ATESSA: Fiat Ducato, Opel Movano, Citroen Jumper, Peugeot Boxer. Sono previsti i veicoli elettrici per Toyota. Oltre agli stabilimenti di assemblaggio di auto, Stellantis ha anche le Meccaniche di Mirafiori e di Verrone, dove si producono i cambi, gli stabilimenti di Pratola Serra (Avellino) e Termoli (Campobasso) dove si fanno i motori diesel, quello di Cento (Ferrara) dove si producono i motori industriali marini. A Termoli dal 2026 è prevista la gigafactory Acc per le batterie. Ci sono infine la Teksid di Carmagnola e il Comau. 

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