Questione etica

L’11 giugno del 1984 moriva Enrico Berlinguer che pose la questione morale all’ordine del giorno del modo di fare politica per la sinistra e il Paese. Il 25 luglio 2018 ci lasciava Sergio Marchionne, l’uomo del maglioncino, che ha rilanciato Fiat dandole una dimensione internazionale con l’alleanza con Chrysler e che ha trasmesso un messaggio, sebbene stando dalla parte opposta, di managerialità semplice e geniale.

Marchionne che scende dall’aereo con la busta di plastica in mano, purtroppo, piena di sigarette è però l’esempio di una morale tradotta in etica per cui anche se ricco sfondato rimane semplice, non sfoggia e non abusa. E poi, non è una questione etica né morale ma c’è il futuro di Mirafiori che storicamente è indissolubilmente legato a queste due figure emblematiche. Quando Domenico Liberato Norcia chiese a Berlinguer, davanti ai cancelli di Mirafiori, cosa avrebbe fatto il Pci, la risposta di Berlinguer fu appropriata e articolata ma tradotta in uno slogan: “se occuperete sosterremo l’occupazione”. Ecco perché ritengo chi fa sindacato con gli slogan pericoloso e dannoso per i lavoratori. Ma in quella scena il protagonista è Norcia, immigrato e sindacalista della Fim; protagonista è la sua etica. La sua moralità sindacale fatta metodo, modello ed esempio, ultimamente tradito e vilipeso, che è anche modello di strategia sindacale e industriale.

Se oggi Stellantis può ridisegnare il volto di Mirafiori trasformando la palazzina centrale e il suo retrostante in un campus green è merito dei tanti Norcia, dei Gambino (Giovanni), dei Gheddo, dei Tridente, dei tanti che hanno sempre creduto, anche nelle difficoltà, nel futuro ben sapendo che questo futuro poteva radicalmente trasformarsi rispetto a ciò che era la Mirafiori che stavano vivendo.

Mirafiori cambia, ma da anni era, in tanti spazi, un antro vuoto. Ricordo una sera, un’assemblea per il terzo turno, in cui percorrere quei corridoi vuoti, silenziosi, abbandonati era angosciante e faceva persino paura.

Marchionne ha lasciato una strada designata: senza un’ulteriore alleanza Fiat che è un brand ma non più un’azienda nazionale anzi provinciale di cui molti hanno nostalgia, non esisterebbe più nei suoi stabilimenti produttivi attuali in Italia. Nonostante le attuali difficoltà. E mi fa ridere a crepapelle quando il ministro del Made in Italy Urso, che di nome fa Adolfo, ricorda a Tavares la Costituzione Italiana. Se queste sono le capacità argomentative, ideologiche, che il Governo sa mettere in campo… Com’è il nome di quella fiction? Ah sì: che Dio ci aiuti!

Accorpare, difendere, valorizzare, trasformare, adeguare al nuovo modo di fare auto e anche di fare profitti ci aggiunge Elkann ma sapevamo fin dall’inizio che il polo del lusso (e per ora la 500E è un lusso) avrebbe portato minori volumi, meno occupazione e per contro più redditività aziendale. Ma in quella scelta c’è un futuro. Semmai la Città e la Regione dovrebbero domandarsi per quale ragione nel nostro territorio, escludendo i creduloni che correvano dietro a Carlson, non si riesce a portare un’azienda che faccia volumi e occupazione di massa anche se non prettamente qualificata ma di cui abbiamo altrettanto bisogno.

E il sindacato? Penso sempre, ed è un chiodo fisso che mi ha pervaso per quarant’anni dal 1979 appena eletto delegato la prima vota in Fiat Avio, che se non sei supportato da un’etica non puoi nemmeno avere una visione e un’idea sindacale. Se sei concentrato a usare la cassa del sindacato come il tuo bancomat, a usare il taxi anziché il mezzo pubblico (e lo dice il codice etico della Cisl), se sei impegnato a fare assumere i tuoi parenti nel sindacato o nelle associazioni e nei servizi affiliati che visione puoi avere? Per carità, in certe azioni non c’è violazione della legge ma dell’etica sì. Della nostra Etica Sindacale.

Cosa vale ancora di più della legge? Cosa valeva più della legge per un delegato come Norcia, un mitico maestro che ho sfiorato? Valeva l’etica che non perdona, non ammette che finisca a tarallucci e vino, con un nulla di fatto, che peggio ancora qualcuno ripiani le malefatte di qualcun altro con i soldi dell’organizzazione cioè dei lavoratori. Seppellire, nascondere, dimenticare, riciclarsi sono le nuove parole d’ordine.

È il valore dell’etica sindacale che fa nascere le idee sindacali, la capacità di avere una strategia e una visione, ancora oggi, sul futuro di Mirafiori. Ce l’hanno insegnato le decine e decine di sindacalisti della Fim ma anche Fiom e Uilm, cosiddetti santi minori, ce lo hanno insegnato la statura morale di un Berlinguer e quella del pullover blu… o nero che fosse.

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