SCUOLA

Asino chi legge, un maturando su due non capisce il testo e arranca in matematica

Un quadro disastroso della scuola italiana, quello che esce dalle prove Invalsi. Le competenze degli studenti non sono ancora tornate ai livelli raggiunti prima della pandemia. Nella scuola primaria un allievo su 3 non ha le competenza base di aritmetica

Una scuola affetta da “Long Covid”. A certificarlo è il Rapporto Nazionale Invalsi 2023 che, come da tradizione, monitora il livello raggiunto dagli studenti italiani nelle discipline fondamentali. Il portale specializzato Skuola.net ha approfondito le principali evidenze del Rapporto. Constatando che, sebbene l’emorragia “di competenze”, che aveva caratterizzato le ultime indagini, si sia arrestata, i livelli precedenti al 2020 sono ancora lontani in quasi tutte le materie osservate. Cioè Italiano e Matematica per tutti gli studenti coinvolti nelle rilevazioni, Inglese solamente per quelli di quinta elementare, terza media e quinta superiore. Il che si traduce in una quota vicina al 50% di studenti che, pur essendo arrivati al termine della scuola superiore, non raggiungono il livello minimo di competenze in Italiano o in Matematica o Inglese. Inoltre, continua a preoccupare la dispersione scolastica implicita: quell’8,7% di maturandi che arriva alla fine del percorso con competenze da terza media, non avendo raggiunto il livello minimo simultaneamente in Italiano, Matematica e Inglese.

Si confermano purtroppo anche le differenze territoriali e sociali: gli studenti delle regioni del Mezzogiorno e quelli provenienti da famiglie meno abbienti – economicamente e culturalmente – tendono ad avere risultati meno brillanti rispetto agli altri. Ma proprio in alcune regioni del Sud si è registrata una lieve ma percettibile inversione di tendenza rispetto al passato, il che costituisce una delle – purtroppo non molte – buone notizie che si possono trarre dalle prove Invalsi 2023, che hanno visto coinvolte 12mila scuole e 2 milioni e 700 mila ragazzi. Altri miglioramenti arrivano sul fronte della dispersione implicita, che si è ridotta, passando dal 9,5% all’8,7% in dodici mesi. C’è poi la controtendenza dell’Inglese, che sia in terza media che alle superiori tende a riscuotere punteggi migliori rispetto all’anno precedente e, nel caso dell’ascolto, addirittura migliori rispetto al pre-pandemia.

Superiori, in quinta gli studenti migliorano solo in inglese. I risultati nella scuola secondaria di secondo grado, in particolare, non sono entusiasmanti. Si può notare un brusco calo nelle competenze di Italiano, con solo il 63% che riesce a ottenere almeno le competenze di base (era il 70% nel 2019). In Matematica i risultati sono stabili, con la quota di studenti che raggiunge il livello adeguato di competenze che supera di poco la metà, ma con picchi significativi in termini positivi (67% nel Nord-Est) o negativi (solo il 38% al Sud e Isole). Discorso ancora più complesso per le ultime classi, quelle che segnano la fine del percorso scolastico per gli studenti. I risultati del 2023 si mostrano simili allo scorso anno, con circa la metà degli studenti che raggiungono le competenze di Italiano e Matematica. Ciò indica che si è arrestato il calo del rendimento riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non c’è ancora un vero e proprio recupero. Solo gli esiti di Inglese mostrano numeri diversi. In questa materia, infatti, il 54% degli studenti raggiunge il livello consono al percorso scolastico nella prova di reading (lettura), con una crescita di 2 punti percentuali rispetto al 2022, e il 41% in quella di listening (ascolto), guadagnando 3 punti percentuale rispetto al 2022 e ben 6 punti dall’inizio della rilevazione, avvenuto nel 2019. Ciò non toglie che, visti all’inverso, i dati segnalano che circa la metà dei maturandi a un passo dal diploma non raggiunge le competenze di base in Matematica, Italiano e Inglese. Più l’età degli studenti è maggiore più si allarga, poi, il divario territoriale per quanto riguarda le competenze; cioè la distanza tra le percentuali più alte (tipicamente al Nord) e quelle più basse (più frequentemente al Sud) di allievi che raggiungono il livello idoneo di competenze per la classe frequentata.

Il divario geografico. La distanza tra Nord e Sud raggiunge la quota di ben 23 punti percentuali in Italiano e 31 punti percentuali in Matematica, anche se si osserva un leggero progresso degli esiti nel Mezzogiorno. Ciò vuol dire che, in queste regioni, la percentuale di ragazzi con importanti lacune nell’apprendimento è ben maggiore della media nazionale. Una speranza di cambiamento, tuttavia, viene proprio da alcune regioni del Mezzogiorno: la macroarea Sud – composta da Abruzzo, Molise, Campania e Puglia – ha mostrato risultati in crescita, rispetto allo scorso anno, in alcune materie e gradi scolastici, in cui il resto del Paese invece non è migliorato. Sono piccoli segnali in una situazione di deficit che comunque resta significativa.

Valditara: inaccettabile. “Devo dire che questi dati confermano quella che purtroppo è una tendenza. Una replica di altre rilevazioni che fotografa una spaccatura del Paese, e noi non possiamo più accettare che l’Italia sia divisa in due”, ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. “Abbiamo il dovere morale di ricomporre il sistema scolastico e formativo nel nostro Paese, per dare a tutti i ragazzi - ovunque vivano - le stesse identiche possibilità di successo formativo e quindi lavorativo”. Il numero uno di Viale Trastevere è intervenuto in particolare sui divari a sfavore del Mezzogiorno, che si accentuano nella scuola secondaria. “Quali sono le cause? In generale, la fragilità sociale del territorio” asserisce Valditara, che continua: “Pensate che la percentuale di assenze nelle scuole del Sud è di 15 giorni all’anno superiore rispetto agli studenti del Nord: che per 13 anni è come perdere un anno scolastico”. Un divario accentuato anche, secondo il Ministro, della minore disponibilità di servizi educativi per l’infanzia al Sud rispetto al resto del paese. Gli asili, commenta Valditara “hanno un effetto perequativo fondamentale, soprattutto quando la società è fragile”.

Ascensore sociale rotto. “I dati del Rapporto confermano ancora una volta che l’ascensore sociale è rotto: se frequenti una scuola del Mezzogiorno o provieni da una famiglia meno abbiente dal punto di vista economico o culturale, hai molte meno probabilità di raggiungere i livelli minimi di competenza attesi nei vari gradi della carriera scolastica – commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net –. Chiaramente le eccezioni esistono, ma non costituiscono in questo caso la regola. Perché anche al Sud ci possono essere scuole o classi all’interno delle scuole in cui la performance degli studenti è decisamente eccellente, ma il grado di aleatorietà con cui questo avviene è decisamente più elevato che in altre regioni dello Stivale. Insomma, oggi la scelta di un istituto e, successivamente, la classe in cui si viene inseriti, può incidere profondamente sulla carriera di uno studente. Una roulette russa a cui dovremmo smettere di giocare…”.

print_icon