Stellantis e il Dragone

Stellantis produrrà un milione di auto in Italia? Quando? E nel milione sono previsti i veicoli commerciali? Perché questo fa una bella differenza, quasi trecentomila vetture se i veicoli commerciali vanno bene e centomila se vanno maluccio come negli ultimi due anni.

Due domande importanti le cui risposte sono fondamentali per il futuro automotive in Italia. Tavares «ritiene che questo primo incontro abbia mostrato la necessità di un dialogo continuo e proficuo con tutti gli stakeholder per costruire insieme un progetto globale per l’Italia che tenga conto di diversi fattori come le previsioni di mercato, l’accessibilità economica delle auto per i clienti italiani, l’impatto di normative come l’Euro 7 sulla Fiat Panda, gli incentivi per mantenere la competitività italiana come il costo dell’approvvigionamento energetico e il costo di trasformazione». Tradotto significa che se il Governo darà una mano a costruire le condizioni, il milione di auto si può produrre. Quali sono le condizioni: un intervento in sede europea per bloccare le normative euro 7, dal 2025, visto che richiederebbero investimenti notevoli e che valgono solo per una decina di anni considerato che dal 2035 si venderà solo più elettrico in Europa. Riduzione dei costi energetici per l’impresa, incentivi agli acquisti di auto.

A proposito di elettrico il mercato italiano ma non solo, continua a non crederci perché nel primo semestre del 2023 sia le auto a benzina che diesel nei primi sei mesi del 2023, le immatricolazioni di auto a benzina crescono del 24,2% e quelle delle auto diesel del 17,1%, rispettivamente con quote di mercato del 28,1% e del 19,1%.

Mentre le auto elettriche segnano il passo perché se è vero che le vetture elettrificate complessivamente crescono del 24,5% con una quota del 52,7% nel semestre è altrettanto vero che le immatricolazioni di autovetture ricaricabili nel primo semestre crescono del 15,7% e hanno una quota dell’8,5% (in calo di 0,5 p.p. rispetto ai sei mesi del 2022). Le auto elettriche hanno una quota del 3,9% nei primi sei mesi. Le ibride plug-in mantengono una variazione positiva nel cumulato il 4,6% del totale da inizio anno. Come si vede l’elettrico “puro” non è ancora nell’orizzonte degli italiani ma se si analizzano i dati europei abbiamo lo stesso trend con variazioni da Paese a Paese.

L’altro nodo da sciogliere sta nelle dichiarazioni di quei sindacati o sindacalisti che invocano il milione di auto da produrre in Italia. La differenza già evidenziata prima è notevole e possiamo però dire che se nei prossimi due anni si raggiungesse l’obiettivo comprendendo i veicoli commerciali vorrebbe dire, comunque aumentare la produzione di duecentomila pezzi. Assolutamente non disprezzabile. E infatti realisticamente Tavares dice: «Sono fiducioso che, insieme ad Adolfo Urso, creeremo le condizioni per invertire innanzitutto la tendenza al calo dei volumi di produzione nei due anni a venire e poi costruire insieme la roadmap per produrre un milione di veicoli in Italia. Per raggiungere questa ambizione comune, dobbiamo creare uno spirito di squadra vincente per sostenere la transizione energetica e mantenere la libertà di circolazione dei cittadini italiani, coinvolgendo tutti gli stakeholder italiani e concentrando le energie sulle soluzioni e non sui dogmi. L’impatto della normativa euro7 Sulla Panda deve essere affrontato e il supporto alle vendite di Bev deve essere considerato per sostenere l’attività dei nostri siti produttivi italiani. Il mercato sta guidando l’attività produttiva e sono certo che Adolfo Urso darà un contributo decisivo al successo dell’industria automobilistica italiana nella competizione globale, affrontando nuovi attori come i cinesi».

Già perché il problema della produzione e vendita in Italia e Europa di auto full elettriche cinese esiste e già si vede con il rischio che nel 2035 in Europa, i costruttori europei produrranno solo più auto elettriche per un mercato già invaso e conquista in buona parte dai produttori cinesi. Un solo dato: le auto esportate dalla Germania alla Cina sono diminuite del 23%, le auto elettriche che hanno fatto il percorso inverso, invece, da Pechino a Berlino, sono cresciute del 28%. Segno che il Dragone sta aggredendo il mercato europeo anche nel settore automobilistico, tanto da mettere a rischio la sopravvivenza della nostra stessa industria.

Anche in Italia con il marchio Mg, inglese, ma di proprietà cinese, ha segnato un balzo incredibile proprio nell’ultimo mese di maggio. Sono macchine elettrificate. E siamo solo all’inizio: nei prossimi giorni ci sarà la prima conferenza stampa del marchio Byd e sapremo quali programmi hanno anche per il nostro Paese. Il brand Dr, italiano ma con molta componentistica cinese, già da due anni conquista quote importanti di mercato e i cinesi stanno facendo campagna acquisti di manager occidentali. Per ora è possibile che la strategia sia l’esportazione ma non è escluso che in futuro ci sia l’idea di aprire stabilimenti in Europa, nonostante ci sia già un livello di saturazione insufficiente degli attuali ma se i cinesi decidono di invadere l’Europa lo faranno anche in perdita pur di conquistare un importante mercato.

Cosa fare? Per ora le aziende chiedono dazi che temo nel tempo non serviranno ad arginare l’arrivo di auto cinesi. Forse bisognerebbe anticipare le mosse e aprire alle imprese cinesi di avviare linee produttive in Italia garantendo occupazione e non andando a scapito delle produzioni di Stellantis evitando troppo accentuate sovrapposizioni di fascia di mercato.

Se a questo si aggiunge che in Italia è ancora insufficiente il numero di paline di ricarica, la durata della ricarica è ancora troppo lunga e tutti questi ritardi pesano sul mercato quindi tutto ciò conferma che la strategia del solo elettrico in un angolino del mondo come è l’Europa ha le gambe cortissime.

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