VERSO IL 2024

Province, a rischio l'election day

Tempi stretti per la riforma che riporterà presidente e consiglieri eletti dai cittadini. Il nodo delle risorse e delle competenze. Giorgis (Pd): "Servono garanzie del Governo". Gli appetiti per i posti in ballo. Oggi decisioni importanti in commissione al Senato

Pensavano fosse amore, trasversale da destra a sinistra, invece la riforma delle Province e il ritorno all’elezione da parte dei cittadini del presidente e dei consiglieri, per ora si rivela un calesse. Con le ruote frenate. L’iter parlamentare teso a seppellire definitivamente l’universalmente aborrita legge che porta il nome dell’allora ministro Graziano Delrio, a dispetto di previsioni e aspettative, non si mostra affatto celere, né avulsa da intoppi. Tanto che l’immaginato election day che avrebbe unito il voto per le resuscitate Province alle elezioni europee, comunali laddove è previsto e, nel caso del Piemonte pure le regionali, appare un miraggio.

Certo non va escluso alcun colpo di scena, come attesta l’accelerata impressa dalla maggioranza al ticket autonomia-presidenzialismo, ma nel caso del ridisegno degli enti territoriali intermedi e l’elezione dei loro amministratori alcuni dubbi sul testo attuale e soprattutto sulla cruciale contestualità del passaggio di competenze e assegnazione i risorse paiono serpeggiare anche in alcune parti el centrodestra.

Più chiara la posizione delle minoranze, con i Cinquestelle contrari dall’inizio e con il Pd che pur favorevole alla riforma pone come pregiudiziale l’arrivare all’insediamento dei presidenti eletti dai cittadini con già pronte le dotazioni finanziarie e l’attribuzione (spesso una riassegnazione) delle materie di competenza. Giorni fa, quando già era avviata la discussione in commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, il senatore piemontese del Pd Andrea Giorgis ricordava “l’approccio costruttivo e non pregiudizialmente contrario del Partito democratico alla proposta di reintroduzione dell’elezione diretta del presidente della provincia e del consiglio”. Ma Giorgis, che in Senato siede proprio accanto a Delrio, tiene il punto sulla questione che potrebbe rivelarsi il maggior ostacolo sul percorso della riforma: “Un’eventuale riorganizzazione delle Province deve essere accompagnata e giustificata dall’attribuzione di nuove funzioni per rispondere alla domanda di servizi dei cittadini e alle esigenze legate alla loro gestione da parte delle amministrazioni locali più piccole. Per questo il Pd chiede garanzie al Governo sulla copertura degli oneri finanziari, affinché non vi sia, attraverso lo strumento della legge delega, un rinvio a tempo indeterminato del trasferimento delle risorse”.

Da definire anche altri aspetti, più tecnici, ma non meno importanti, come quello dell’unico collegio elettorale coincidente con il territorio provinciale che a detta di alcuni sarebbe in contraddizione con la funzione della Provincia di riequilibrare il peso elettorale dei capoluoghi e quello delle aree interne. Per superare questo sbilanciamento c’è chi auspica un sistema proporzionale con premio di maggioranza e più collegi provinciali. Forse, come osservava ieri lo stesso Giorgis, si potrà sapere qualcosa di più chiaro sull’iter e di conseguenza sulla possibilità di andare al voto provinciale la primavera prossima, oggi nel corso dell’ufficio di presidenza della commissione. 

L’attesa e l’auspicio di un’accelerazione che porti ai seggi insieme alle europee c’è ed è comprensibilmente diffusa nel mondo della politica locale, vista la posta o meglio i posti in gioco. Votare lo stesso giorno delle europee e, come in Piemonte, delle regionali sarebbe un traino indiscutibile per una consultazione che, sotto l’effetto della Delrio, sono finite nel dimenticatoio per gli elettori. Non per gli aspiranti eletti per i quali, nel risiko tra Regione e Comuni, si aprirebbero nuovi e piuttosto ampi spazi.

Se il centrodestra, in particolare la Lega, pigia sull’acceleratore, dalle parti del Pd lo scetticismo sulla realizzabilità dell’election day – “Mi pare che i tempi siano troppo stretti”, osserva Emanuele Pralungo Ramella, presidente Pd della Provincia di Biella e già al vertice di Upi Piemonte – sembra celare l’idea che sia meglio spingere tutto più avanti, per non favorire il centrodestra. Tra i punti ancora da chiarire nel caso non improbabile di un rinvio al 2025 del voto, c’è la probabile proroga delle cariche che scadranno l’anno prossimo. In Piemonte nessuna Provincia ricade in questa situazione, ma ci sono almeno tre presidenti, lo stesso Ramella, quello del Vco Alessandro Lana ed Enrico Bussalino per Alessandria, il cui mandato da primi cittadini terminerà l’anno prossimo. Per loro e per tutti quello in identica situazione, se non si andrà al voto, servirà un provvedimento d’urgenza del Governo che stabilisca una proroga, evitando la decadenza dal vertice della Provincia e il conseguente voto con l’attuale sistema. Ultimo colpo di coda della Delrio.

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