DIRITTI & ROVESCI

Marrone dà una stanza ai Pro Vita
e scatena la solita canea pro choice

Un servizio di supporto e di vicinanza alle donne in gravidanza condotto da volontari per "cercare di superare le cause che potrebbero indurre all'interruzione". L'iniziativa dell'assessore di FdI contestata dal fronte abortista. Scontro ideologico

Nasce al Sant’Anna di Torino – primo ospedale d’Italia per numero di parti e primo in Piemonte per il numero di aborti (6.590 nuovi nati nel 2022, circa 2.500 interruzioni di gravidanza l’anno – la “stanza dell’ascolto” rivolto a donne che si interrogano se portare a termine la maternità. In quella stanza incontreranno, su appuntamento, i volontari del Movimento per la Vita che “proveranno ad aiutarle a superare le cause che potrebbero indurle all’aborto”. L’iniziativa nasce da una convenzione firmata dalla Città della Salute e dalla Federazione Movimento per la vita. «Ogni volta che una donna abortisce perché si è sentita abbandonata di fronte alla sfida della maternità siamo di fronte a una drammatica sconfitta delle istituzioni. Per questa ragione aprire nel principale ospedale ostetrico-ginecologico del Piemonte uno spazio dove donne e coppie in difficoltà possano trovare aiuto nei progetti a sostegno della vita nascente è una conquista sociale per tutta la comunità» spiega l’assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, esponente di spicco di Fratelli d’Italia che ha fatto della battaglia “pro vita” uno dei punti qualificanti del suo impegno politico. Dopo il colloquio si potranno fornire aiuti concreti ed economici, anche attraverso la rete dei Centri dislocati in tutto il Piemonte, il fondo “Vita Nascente” della Regione Piemonte (che consente il rimborso di spese legate alla gravidanza e ai primi anni di vita del bambino) e progetti del Movimento per la Vita.

Contro l’iniziativa si schiera il largo fronte abortista e pro choise che vede in questo genere di interventi il tentativo di rimettere in discussione l’applicazione della legge 194 e, ovviamente, un attacca al diritto di autodeterminazione delle donne. Posizioni etiche, strumentalizzazioni politiche, visioni inconciliabili che periodicamente alzano i toni dello scontro. «La destra piemontese farebbe bene ad assicurare un alto livello dei servizi sanitari invece di continuare a trattare ideologicamente la questione della legge 194, spalleggiando e favorendo movimenti antiabortisti», afferma la vicepresidente Pd del Senato, Anna Rossomando. «È inaccettabile. La destra usa la sanità pubblica, dopo averla abbandonata, per la propria propaganda», tuona la vicepresidente dem, Chiara Gribaudo. Anche per la capogruppo piddina in consiglio comunale di Torino, Nadia Conticelli, si tratta «dell’ennesima umiliazione nei confronti delle donne, una forma di violenza psicologica istituzionalizzata». La deputata M5s Chiara Appendino parla di «delirio oscurantista contro le donne, la loro dignità e la loro libertà». Critici anche i radicali che definiscono l’iniziativa «ridicola» e la Cgil.

Apprezzamenti arrivano invece dal centrodestra. «È la piena applicazione della legge 194 il cui titolo è “norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Nessuno mette in discussione il diritto di abortire», afferma il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia. Per Augusta Montaruli, vicecapogruppo di FdI alla Camera, «è un’ulteriore iniziativa che va incontro a quella promozione della vita e della tutela delle future mamme che da sempre sosteniamo». Il presidente regionale della Federazione del Movimento per la Vita, Claudio Larocca, auspica che «diventi un buon esempio per altre realtà in Italia, anche alla luce della grave emergenza demografica».

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