SANITÀ

Piemonte, sanità modello "India": ambulanze senza medico a bordo

Pochi i mezzi di soccorso sul territorio e sempre più quelli su cui è presente solo l'infermiere. La carenza di urgentisti si ripercuote su un servizio salvavita. La Fimmg contesta le scelte di Azienda Sanitaria Zero: "Vogliono demedicalizzare le ambulanze"

Forse neppure il nome in codice, “India”, risulta azzeccato, evocando sistemi sanitari non proprio all’avanguardia nel mondo. Ma a preoccupare è soprattutto quel che sulle ambulanze “India” non c’è: il medico. La penuria di camici bianchi non si ferma ai Pronto Soccorso e ai reparti ospedalieri, che già sarebbe ed è qualcosa di inaccettabile nella sua ormai quasi cronicità, ma sale a bordo dei mezzi cui si affida la vita delle persone. 

«Si fa un gran parlare di ambulanze “India” come se fossero una gran novità, in realtà non sono altro che i mezzi di soccorso avanzato dai quale hanno tolto il medico, lasciando solo l’infermiere», denuncia Carmelo Zaccuri, medico del 118 e segretario di Fimmg Emergenza per la provincia di Asti. E a quell’infermiere «è lasciata la possibilità di eseguire determinate manovre previste da alcune linee guida emanate dall’Azienda Sanitaria Zero che non sono state sottoposte all’attenzione dell’Ordine degli Infermieri e neanche a quello dei Medici», spiega Zaccuri lanciando precise accuse alla Super Asl diretta da Carlo Picco che tra le tante competenze assegnate di recente ha pure quella del servizio 118.

«Succede in provincia di Asti, ma anche nel resto del Piemonte», aggiunge il sindacalista dei medici parlando allo Spiffero. «Questo progetto di progressiva riduzione della presenza dei medici a bordo viene portato avanti facendo un uso dei media e dei social subdolo e veicolando informazioni non vere cercando a tutti i costi di annullare l’importanza del medico sugli interventi svolti».

Zaccuri ricorda come insieme ai suoi colleghi, da molto tempo, abbia cercato di ridurre al minimo i servizi lasciati scoperti «anche se siamo in pochi e il servizio deve essere coperto sulle 24 ore». C’è carenza di professionisti e anche un servizio salvavita come quello delle ambulanze non può che risentirne. In altre province, come quella di Alessandria zone ampie sono servite soltanto da due ambulanze, di cui solo unica con medico a bordo, ma non mancano i casi in cui anche questa debba partire solo con l’infermiere.

Pochi mezzi sul territorio che spesso impongono il ricorso a ambulanze lontane come sede con tempi più lunghi di intervento, frutto di riduzioni della spesa da parte delle Asl che avrebbero settori su cui i tagli comporterebbero scarse o nulle conseguenze sulla salute dei cittadini e, invece, riducono su servizi di primaria importanza. C’è questo, ma anche altro dietro le ambulanze senza medico. «Nel tempo siamo stati decimati da scelte scellerate fatte a livello regionale – denuncia il sindacalista – come quella che impone che un medico per poter accedere al 118 debba eseguire tre anni di corso di medicina generale, un anno di corso regionale che aggiunti ai  sei anni di laurea, porta a dieci anni complessivi il periodo di studio necessario per poter salire su un’ambulanza».

Per far fronte alla carenza di “centodiciottisti” l’Azienda Sanitaria Zero ha dato la possibilità ai medici ospedalieri di prestare servizio, oltre l’orario di lavoro, nell’emergenza. Una misura che sempre secondo la Fimmg Emergenza s’incrocia con il ricorso ai gettonisti delle cooperative per coprire il deficit di professionisti negli ospedali in un sistema dove “la toppa sembra peggiore del buco”.

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