TERZO POL(L)O

Il pentapartito di Renzi alla conta,
in Piemonte si divide su Cirio

Dai socialisti di Bellanova ai cattolici di Bonetti: per essere una forza del 3% in Italia Viva mancano solo i liocorni. A ottobre il congresso, sullo sfondo le regionali del 2024. Fregolent ammicca al governatore, ma c'è un fronte che guarda a sinistra

C’è la corrente socialista rappresentata da Teresa Bellanova, quella cattolica di Elena Bonetti, quella liberale di Luigi Marattin, quella radicale di Roberto Giachetti, quella arcobaleno di Ivan Scalfarotto. Poi ci sono i renziani propriamente detti, i giannizzeri del sultano di Rignano, quelli per cui ogni credo o identità politica vanno ricondotti sempre e comunque a una fedeltà assoluta nei confronti del capo. Di quest’ultima corposa corrente fanno parte Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi, Davide Faraone, Luciano Nobili. È il pentapartito in sedicesimi. Per essere un partito che si barcamena tra il due e il tre percento, dentro Italia Viva non mancano sensibilità e visioni diverse, un melting pot che si avvia a congresso in attesa di conoscere le regole del gioco e le decisioni del fondatore e leader indiscusso.

La road map è stata fissata proprio da Matteo Renzi nella sua ultima enews: dal 5 al 7 settembre è in programma la “scuola di formazione” in Sicilia, che “ospiterà 500 ragazzi, alcuni dei quali provenienti dalla famiglia europea di Renew”. Dal 14 al 17 settembre si terrà la festa nazionale di Italia Viva a Santa Severa, noto centro balneare sulla via Aurelia a nord di Roma. Il 30 settembre invece è la data indicata per la chiusura del tesseramento, mentre il 15 ottobre è l’election day del partito in cui si celebreranno tutti i congressi: dal livello provinciale a quello nazionale. Certo l’entusiasmo non è quello di un anno fa, quando il matrimonio (d’interesse) con Carlo Calenda rappresentava la promessa di una nuova forza liberale pronta a occupare quella terra di mezzo tra il sovranismo di Giorgia Meloni e il populismo di Giuseppe Conte. Ma la fede dei più sembra incrollabile e, in mancanza di meglio, un drappello di fedelissimi resta al fianco di Renzi anche in questa ennesima impresa solitaria verso le europee. Il cantiere è aperto, i contatti sono continui e in questo turbillon ci si è infilato anche il leader dei Moderati torinesi Mimmo Portas che ha stretto un'alleanza con Letizia Moratti e insieme guardano alle mosse dell'ex premier.

E mentre il generale agosto infiamma la Penisola, sotto l’ombrellone iniziano le prime manovre di posizionamento dei maggiorenti piemontesi. Su tutti l’ex azionista Matteo Maino che in poco tempo, dopo l’approdo alla corte di Renzi, ha realizzato un portale internet, fatto nascere un’area politica – Riformisti insieme per il Piemonte – annunciato l’intenzione di candidarsi e ora è impegnato in una incessante opera di reclutamento. Gli ultimi a salire sul suo carro sono stati Salvatore Neri, ex referente di Azione a Nichelino, il geologo Massimo Calafiore, l’ingegnere Andrea Lamprati di San Maurizio Canavese e il consigliere comunale di Beinasco Alfredo Di Luca. Maino vuole candidarsi a capo del partito piemontese ma non è l’unico a nutrire tali ambizioni.

Tra i nomi che circolano per la segreteria regionale c’è anche quello del novarese Giuseppe Genoni, commercialista già presidente dell’Atc Piemonte Nord durante la legislatura di Sergio Chiamparino, che può vantare contestualmente l’amicizia sincera di Roberto Giachetti e l’altrettanto sincera diffidenza di Silvia Fregolent. Personaggio poco incline al compromesso, che al contrario di Maino appare decisamente più favorevole a un’alleanza con il Pd piuttosto che con Alberto Cirio alle prossime regionali, motivo per cui difficilmente potrà contare sul sostegno della senatrice torinese.

È fatale che il congresso s’intrecci con le elezioni regionali del prossimo anno in cui i renziani già si dividono tra chi vuole andare a destra e chi a sinistra. Buona parte della base continua a guardare con interesse al Pd mentre qualche temerario ipotizza addirittura una corsa solitaria (al momento esclusa dai dirigenti nazionali). C’è gran confusione sotto il cielo ma tanto per parafrasare Mao in pochi considerano l’attuale situazione eccellente, anzi. Tra coloro che sperano in una incoronazione c’è l’ex dem Roberto Gentile, oggi coordinatore a Torino assieme alla ex Pci-Pds-Ds-Pd Mariangela Ferrero, amica di Bellanova e alleata di Genoni. Ma non sono gli unici, loro, ad arrivare dal Pd e a guardare con diffidenza alla destra: lo stesso dicasi per l’ex consigliera regionale astigiana Angela Motta o l’albese Marta Giovannini mentre a Torino “chi voleva passare dall’altra parte lo ha già fatto alle amministrative del 2021”, quando un pezzo dei renziani subalpini si schierò con Paolo Damilano e uscì dal partito.

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