SANITÀ & BILANCI

Asl, terapia Sottile: conti all'osso per evitare il piano di rientro

Si allontana lo spettro del commissariamento del Piemonte. Un quarto delle aziende ha i preventivi già in pareggio. Le altre devono rivedere le cifre. Il direttore regionale della Sanità intende verificare voce per voce. A settembre l'approvazione

La paura di finire in piano di rientro fa novanta. Ma non c’è ancora certezza sulla cifra con cui si chiuderanno i bilanci preventivi, per l’anno in corso, delle aziende sanitarie e ospedaliere del Piemonte. Per conoscerla non si dovrà aspettare molto. Dagli uffici della direzione regionale della Sanità si fissa entro la prima decade di settembre la bollinatura (per usare un termine parlamentare) delle previsioni di spesa e di introiti di Asl e Aso e sarà allora che finalmente si potrà tirare un sospiro di sollievo, allontanando anche se non scacciando del tutto lo spettro di un nuovo commissariamento della sanità piemontese. 

Qualche segnale positivo c’è: pur se ancora in corso, dal vaglio dei preventivi emerge come circa il 25 per cento delle aziende sanitarie della regione sia già nelle condizioni di rispettare la richiesta avanzata qualche mese fa dall’assessore Luigi Icardi di chiudere il 2023 in pareggio. Il resto, tre quarti del totale delle aziende, è ancora chi più chi meno in affanno. Tra storici buchi neri, in primis Città della Salute di Torino da tempo sottoposta a una procedura di efficientamento che tanto s’avvicina a un piano di rientro ad hoc, passando per numerose altre Asl i cui numeri in rosso sono ancora alti. C’è chi mette il segno meno davanti a una quarantina di milioni, chi accusa cifre ancor più pesanti necessarie a fornire i servizi sanitari per l’anno in corso. Pur tenendo conto di quelle che assicurano di poter chiudere in pareggio, questi numeri rischiano di avvicinare pericolosamente a un totale di 450 milioni, soglia oltre la quale gli uffici della sanità piemontesi tornerebbero a dover ospitare i controllori di Agenas e del Mef, con tutte le restrizioni che ben si conoscono per averle vissute dal 2010 per circa sette anni.

Un rischio che la nuova direzione regionale della Sanità nelle mani di Antonino Sottile lascia supporre verrà scongiurato e non certo per fortunate coincidenze, bensì per un’operazione che ha visto tutti i direttori generali delle aziende varcare, dal 10 luglio fino al 2 agosto, la soglia del grattacielo. A loro sono stati chiesti chiarimenti su cifre che sforano l’obiettivo, ma non è finita lì. A ciascun vertice aziendale è stata inviata una griglia in cui motivare, voce per voce, le previsioni di spesa, con la disponibilità degli uffici regionali a fornire un aiuto per trovare soluzioni laddove i conti non tornino come dovrebbero. 

L’approccio e il rigore dell’ex direttore generale dell’Istituto di Candiolo arrivato a governare la macchina sanitaria regionale sembrano far bizzarramente coincidere nel cognome quello che per Giuliano Amato (anch’egli severo sui conti) divenne più che un appellativo, Dottor Sottile, appunto. 

Conti all’osso, ma senza ridurre prestazioni tantomeno personale (fronte su cui si è speso con evidenza lo stesso governatore Alberto Cirio), per arrivare almeno vicino a quel pareggio di bilancio indicato come obiettivo da Icardi. Dalle indicazioni della direzione regionale si comprende come gli spazi di manovra, dalla farmaceutica alla protesica passando per non poche altre voci non sempre prettamente sanitarie, ci siano per sbiadire il più possibile il rosso sulle cifre.

Il commissariamento, peraltro temuto e rischiato da non poche altre regioni incominciando dall’Emilia-Romagna messa assai peggio del Piemonte, sparirebbe dai radar nel caso in cui arrivassero gli attesi, ormai da un paio d’anni, promessi fondi di ristoro per le spese sostenute nel corso della lunga emergenza Covid. Fare affidamento a quel denaro, per la casse piemontesi circa 300 milioni, sarebbe più di un azzardo. Non sono arrivati fino ad ora e, nonostante i ripetuti appelli al ministro della Salute Orazio Schillaci,  non arriveranno certo quando si annuncia una finanziaria che non scucirà un euro. Dunque, per evitare spiacevoli sorprese e prevedibili delusioni, al Piemonte tocca arrangiarsi, tra costi cresciuti per far fronte alla carenza di personale con il ricorso ai costosi medici gettonisti e i rincari sul fronte energetico. Ma tra le innumerevoli voci di spesa dei bilanci lo spazio per ridurle c’è. E stavolta ai manager delle Asl è stato chiesto di spiegarle, una per una, quelle voci e i numeri scritti accanto, che in moltissimi casi a settembre non saranno più gli stessi.

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