Il fascino (in)discreto della "Torino bene"

Mentre le prime ombre della sera avevano lasciato posto alla notte che anticipava il nuovo giorno, un dramma si consumava davanti a decine di testimoni involontari. In una villa della collina torinese un uomo, ricco ed affermato professionista, toglieva il microfono al dj che animava la festa per fare un annuncio importante. Gli invitati erano convinti fosse finalmente giunto il momento della dichiarazione, ossia l’attimo in cui l’uomo avrebbe chiesto la mano della sua amata, ma un colpo di scena sensazionale era dietro l’angolo.

La “Torino bene”, termine che si riteneva retaggio di un lontano quanto fastidioso passato, era chiamata ad assistere a una vendetta, a un fidanzato tradito che davanti a tutti avrebbe denunciato la malefatta della sua compagna prima di ripudiarla, di bandirla per sempre dalla convivenza in corso. Molti volti attoniti ascoltavano le parole dettate dalla resa dei conti in atto: frasi che puntavano il dito accusatorio verso la fidanzata. Donna abbandonata in pubblico poiché fedifraga, ma rassicurata sulla possibilità di fruire del viaggio di fidanzamento insieme al proprio amante, nonché sul mantenimento del rapporto professionale tra lei e l’ingannato dal cuore spezzato.

Un ospite ha filmato l’atto di rivalsa, ed il fatto è diventato immediatamente scoop, anche a causa della notorietà che circonda la protagonista dell’evento (un tempo collaboratrice di spicco di un assessore della passata Giunta).

Le immagini messe in rete hanno reso di dominio pubblico il tutto, e così in città non si è parlato di altro per tutta l’estate: vicenda dai tratti penosi, frutto di una cultura machista intrisa di “senso del possesso” di vecchio stampo, segnata da un linguaggio pacato e una certa signorilità nell’assestare il colpo basso all’amata. La vittima invece ha vestito, in quell’attimo, i panni stereotipati della bionda in carriera e leggera nella vita sentimentale.

Nulla di che, se non fosse che i quotidiani hanno dedicato alla performance del facoltoso commercialista numerosi servizi, non risparmiando dettagli, retroscena e interviste ai separati. Tra un articolo di gossip e ipotesi su dove la donna fosse fuggita in vacanza, è emersa anche la contrapposizione di due testate giornalistiche: una, legata alla cordata di De Benedetti, che si è schierata con il fidanzato tradito e l’altra, vicina a Elkann, che al contrario ha parteggiato per lei.

La sobrietà e la riservatezza di Torino hanno ceduto così il passo allo scalpore, allo scandalo di mezza estate strillato ai quattro venti, alla violenta intromissione nelle vite altrui. Non solo: i suoi cittadini hanno toccato con mano la fine ufficiale dell’epoca operaia e il ritorno del dominio della “cricca bene” sulla capitale sabauda. Dall’alto della collina i ricchi fanno festa, dedicandosi alla realizzazione di macchinose ripicche familiari; intanto nella città bassa migliaia di famiglie sono impegnate a trovare il modo di mettere insieme il pranzo con la cena, affrontando pure il costo dell’istruzione dei figli.

Sono certamente tantissimi i torinesi a cui di tutta questa vicenda, simile a una telenovela brasiliana, non importa assolutamente nulla, e sono altrettanti quelli che considerano il tutto al pari di una penosissima e miserrima diatriba. Litigio utile solamente a dare visibilità mediatica a due personaggi rampanti, inclini a pensare più al loro patrimonio che alla collettività. I due probabilmente continueranno a occupare pagine dei giornali pure in futuro, e lei riceverà (facile da prevedere) anche la conduzione di un programma televisivo nazionalpopolare.

Mentre le prime ombre della sera avevano lasciato posto alla notte che anticipava il nuovo giorno, due fidanzati benestanti si lasciavano di fronte a decine di amici invitati alla festa del loro fidanzamento. Nel frattempo, ai piedi della collina, un padre di famiglia pregava di non cadere vittima di una qualche ristrutturazione aziendale e una madre metteva insieme gli spiccioli per pagare le bollette ed evitare così il taglio dei servizi. Nel medesimo momento in cui i due ex fidanzati si consolavano andando in vacanza in luoghi “esclusivi”, un precario contendeva a un disoccupato il lavoro a chiamata, ma nessuna redazione dedicava una sola riga per raccontare questi drammi sociali.

In villa litigi e champagne e in città abbandono dei più deboli: torna la società ottocentesca in cui comanda il “padrone del vapore”. Ma in questa triste rievocazione storica manca la memoria del ’68, ossia un luminoso bagliore nel buio dell’ingiustizia sociale.

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