SANITÀ

Liste d'attesa sempre al palo, ma arriva la supercazzola di Schillaci

Mancano medici, posti letto e soldi, il ministero definisce le linee guida per le Regioni. Nascono nuove figure burocratiche e si raddoppiano passaggi (e tempi) per chi deve ricoverarsi. Monitorare chi di fronte ad attese di mesi rinuncia (così la fila si accorcia)

Sulle liste d’attesa la montagna del ministero ha partorito un topolino, per giunta subito pronto a zampettare intricando ancor più la matassa. I pazienti aspettano settimane, mesi, in non pochi casi addirittura un anno per una visita o un ricovero e il quartier generale della Sanità agli ordini di Orazio Schillaci che fa? Produce l’ennesimo documento, in questo caso un accordo tra Stato e Regioni sulle “Linee di indirizzo per la gestione delle liste d’attesa per ricoveri programmati nelle strutture sanitare e corretta tenuta delle agende di prenotazione”.

Come se non bastasse, di fronte a un’emergenza ormai cronica e riducibile se non proprio risolvibile aumentando il numero di medici, di posti letto di ore di lavoro degli specialisti riducendo quelle dedicate alla libera professione e mettendo naturalmente più risorse economiche, il ministero fa il bis e alle Regioni sottopone un altro documento, quello sui “Requisiti e monitoraggio delle sezioni dedicate ai tempi di attesa sui siti delle Regioni e delle aziende sanitarie”. Manca solo l’annuncio, dal balcone di Palazzo Chigi, dell’abolizione delle liste d’attesa.

Leggi qui le Linee guida

Il fine di quest’iniziativa è quello di “uniformare sistemi e procedure” per le liste d’attesa tra tutte le regioni ed è molto lontano dalle parole pronunciate non più un mese addietro dallo stesso ministro: “Spero di avere in manovra 3-4 miliardi in più da destinare prioritariamente agli incentivi per il personale in modo da rendere più attrattivo il Servizio sanitario nazionale”. Speranza ben presto svanita, visto che il “non si potrà fare tutto” scandito dal collega del Mef Giancarlo Giorgetti sulla prossima manovra non lascia indenne la sanità, anzi. Nel decreto del presidente del consiglio dello scorso 18 agosto sulla definizione di spesa per ciascun ministero relativo al triennio 2024-2026 viene indicata per il dicastero della Sanità una riduzione di 14,3 milioni. Una stretta ai cordoni del ministero che si aggiunge a quella di 32 milioni per il periodo 2022-2025.

Cifre piccole rispetto a quelle necessarie, indispensabili, per passare sul tema delle liste d’attesa dalle (troppe) parole ai (pochi) fatti. Certo risulta difficile immaginare che la soluzione, sia pure parziale, della questione ormai annosa passi per l’altrettanto lungo documento in cui tra non poche banalità come la richiesta del medico di famiglia di un ricovero e l’informatizzazione delle agende, saltano fuori novità come quella della visita filtro in cui lo specialista valuta l’effettiva presenza del problema segnalato dal medico di medicina generale e altri aspetti legati al ricovero. Questa visita, però, non è detto coincida con quella, anch’essa prevista, specialistica. Insomma il rischio di raddoppiare allungano i tempi è già uscito da dietro l’angolo. Senza dimenticare che una delle cause alla base della lunga attesa per un ricovero, oltre alla carenza di posti letto, è data proprio dai tempi spesso ancor più lunghi per essere sottoposti a una visita specialistica.

Forse una riduzione dei tempi potrà arrivare dal non considerare ancora in lista quei pazienti che vengono presi in carico, insomma che richiedono tramite il medico di essere ricoverati, ma non ricevono ancora la convalida. Aspettano, ma quell’attesa non viene conteggiata. 

Spulciando tra le linee guida sbuca pure la raccomandazione alle aziende sanitarie di “richiedere al paziente conferma della volontà di permanere in lista, a fronte del tempo che è realisticamente prospettabile”. Metti che un po’ di quelli che aspettano alla fine rinuncino (come purtroppo sta già accadendo) ed ecco che la lista si riduce. Chissà perché non ci hanno pensato prima, o forse lo hanno fatto, mettendolo solo adesso nero su bianco, non si sa mai che qualcuno non ci arrivi.

Finita qui? Macchè. Spunta pure il Rua, ovvero il referente unico per l’accesso ai ricoveri programmati, figura che “dovrà vigilare sulle attività, presidiando in sistema informatizzato di gestione dell’accesso alle prestazioni”. Come fosse Antani. Perché di fronte a un problema, sempre più drammatico come quello delle liste d’attesa, le pagine in burocratese sanitario sembrano anziché una concreta risposta, l’ennesima supercazzola.

print_icon