SANITÀ

Servono 4 miliardi (che non ci sono). E i medici minacciano lo sciopero

I soldi li ha chiesti anche il ministro Schillaci, ma dal Mef Giorgetti ha risposto picche. Di Silverio (Anaao): "Senza fondi in più il sistema non regge". Regioni a rischio piano di rientro. Davvero l'astensione dal lavoro, che pesa solo sui pazienti, è la risposta giusta?

“Se la soluzione è bloccare tutto, siamo pronti a farlo”. Minacciano lo sciopero i medici ospedalieri, alle prese con il rinnovo del contratto che arriva in notevole ritardo essendo riferito al triennio 2019-2022, avvertendo, come fa Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao-Assomed, che “per la sopravvivenza del servizio sanitario nazionale servono almeno 4 miliardi aggiuntivi, di cui 2,7 solo per il rinnovo del contratto per il triennio 2022-2024”.

Quattro miliardi non sono, come si dice, bruscolini e, soprattutto, ad oggi non ci sono. Certo, li hanno chiesti sia le Regioni, sia lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci, il quale si è sentito rispondere picche dal Mef, la frase del cui titolare Giancarlo Giorgetti sulla prossima finanziaria risuona ormai come risposta a quasi tutte le domande: “Sarà una manovra complicata e non si potrà fare tutto”. Pur di fronte a una cassa di cui si è ormai raschiato il fondo e consapevoli di questo – “Non ci sono soldi, non solo per il contratto ma in generale per la sanità pubblica e gli ospedali” – i sindacati dei camici bianchi ospedalieri brandiscono la sempiterna, quanto spuntata, arma dello sciopero le cui conseguenze ricadrebbero naturalmente sui pazienti. “Vedremo se sarà sciopero o manifestazione, ma se non ci sono risposte non resteremo con le mani in mano”, avvertono alla vigilia del nuovo incontro, oggi, per la trattativa sul contratto, ormai scaduto e con quella per il prossimo neppure ancora alle viste. Si appellano “al buon senso di tutti, in particolare delle Regioni”, i medici. Ma bussano a una porta oltre la quale, proprio sulla sanità, si piangono bilanci in profondo rosso e non senza ragione si teme, in ben più di un caso, di finire in piano di rientro. 

Oltre una solidarietà, che non si traduce in risorse, altro è ben difficile trovare. In Piemonte ancora si stanno limando i bilanci di previsione delle Asl, e siamo a settembre, per cercare di rimanere sotto la soglia oltre la quale scatterà il commissariamento. Non va meglio altrove, come in Emilia-Romagna, dove la situazione si mostra ancora più drammatica. Condizioni che forse possono portare a una moral suasion delle Regioni verso il governo senza, tuttavia, troppe illusioni visto il quadro delineato e ribadito da Giorgetti. È dunque davvero lo sciopero la risposta a quella che non arriva, in fondi, dal governo? O, piuttosto, non sarebbe necessaria anche da parte degli stessi sindacati una decisa azione di richiesta per avviare, finalmente, una seria e concreta spending review della sanità, a partire dalle sue articolazioni territoriali? 

Pochi giorni fa, lo stesso segretario nazionale di Anaao-Assomed aveva affermato che “in sanità sacche di spreco su cui intervenire non mancano e razionalizzando si potrebbero recuperare 15 miliardi”. Solo affrontando la questione della medicina difensiva con una legge sulla depenalizzazione dell’atto medico, a detta del sindacato si avrebbe un risparmio di circa 11 miliardi. “Oggi il medico, in Italia, in Polonia e Belgio, unici tre Paesi al mondo, è sottoposto a quattro giudizi, amministrativo, dell'Ordine professionale, civile e penale, per la responsabilità professionale a fronte del 97% delle denunce che si conslude con un nulla di fatto. Liberando il medico dalla denuncia facile – sostiene de Silverio – si ridurrebbero tutti gli esami e le prestazioni fatte solo a scopo difensivo, oltre ad essere un danno per i pazienti in termini di allungamento delle liste d'attesa”.

Un’altra voce di possibile di risparmio si avrebbe “ridisegnando la medicina di emergenza, senza gli attuali compartimenti stagni tra ospedale e medicina territoriale, riducendo gli accessi impropri ai Pronto Soccorso”. E poi c’è il mai risolto, tantomeno affrontato a livello regionale, problema dell’eccessiva burocratizzazione delle Asl, come recentemente evidenziato da un altro sindacato medico, il Cimo, sui dati del ministero. Mentre aumentano gli amministrativi, negli organici delle aziende sanitarie si riducono i medici. Che adesso, un po’ pavlovianamente, davanti ai soldi che non ci sono minacciano lo sciopero.

print_icon