Un civismo centrista

Uno degli aspetti che contribuiscono a qualificare la politica e il suo rapporto con la pubblica opinione è indubbiamente rappresentato dal “civismo”. Un civismo che, il più delle volte, però, non è stato nient’altro che il prolungamento delle scelte dei singoli partiti. Cioè uno strumento che permetteva ai partiti di “sistemare” la classe dirigente di risulta e che, soprattutto, era il modo per completare e rafforzare la singola coalizione o alleanza. Insomma, un furbesco espediente per mascherare dietro alle strategie dei partiti anche il coinvolgimento della sempreverde “società civile”. Un civismo, di conseguenza, privo di quella freschezza e di quel vigore che dovrebbe invece caratterizzarlo.

Ora, è di tutta evidenza che tutto ciò con il civismo, cioè con la partecipazione attiva di settori specifici della società civile alla vita politica ed amministrativa, non c’entra assolutamente nulla. Il civismo, cioè, è credibile se è altra cosa. Ovvero, se contempla al suo interno personalità, ambienti realmente civici, amministratori locali, esponenti di culture politiche e mondi vitali e sociali che sono accomunati da una sincera vocazione per il bene comune rifuggendo dalla faziosità, dagli ideologismi, dal settarismo, dalla tentazione di delegittimare moralmente e politicamente l’avversario/nemico e, in ultimo, dalla rigida ed anacronistica divisione del mondo tra la civiltà, il progresso e il bene da un lato e la barbarie, l’inciviltà e il male dall’altro. Quando tutti sappiamo che questa è una pura distinzione strumentale e non rispondente alla realtà dei fatti.

Insomma, potremmo dire che il civismo è una strategia politica, culturale, amministrativa e programmatica seria e credibile se si tratta di una sorta di “civismo centrista”. E cioè, di un civismo che ha come obiettivo il governo di una comunità locale che prescinde da un approccio rigidamente ideologico ma che non disdegna affatto un riferimento culturale e ideale nel dispiegare il progetto politico di un territorio. E, soprattutto, con una presenza culturalmente e politicamente plurale che era, e resta, la cifra distintiva di un credibile, trasparente e costruttivo civismo.

Sotto questo versante, una eventuale e potenziale “lista civica” del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio alle prossime elezioni regionali potrebbe rispondere appieno a quegli ingredienti che ho poc’anzi richiamato. Ovvero, un profilo centrista e riformista, un campo culturalmente plurale e una grande e prioritaria attenzione al governo di un territorio. Senza derive, lo ripeto, di natura ideologica e soprattutto senza quella radicalizzazione della politica che resta alla base della stessa crisi della politica contemporanea. Perché a volte, anche da un laboratorio locale – in questo caso regionale – può decollare un concreto contributo al rinnovamento della intera politica nazionale.

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