GRANA PADANA

Salvini alza i toni ma non forza. Molinari soffre Le Pen dell'inferno

Niente scontro con Meloni, il leader della Lega preferisce logorarla. Da qui alle elezioni europee sarà uno stillicidio al motto di "Siamo uniti". Il capogruppo e segretario piemontese intona peana alla militanza (che fu) e al sogno federalista (senza troppe illusioni) - VIDEO

“Noi non dobbiamo lanciare alcun messaggio” a Giorgia Meloni mentre è a Lampedusa con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen “perché il governo sulla migrazione ha la stessa posizione, è compatto”. Ci prova, Riccardo Molinari, a smentire quello che appare il tentativo della Lega di approfittare dell’ondata di profughi per lasciare alla premier la patata bollente, smarcandosi dagli alleati della coalizione nella convinzione di poter recuperare terreno nei consensi in vista delle elezioni europee. Il capogruppo alla Camera e segretario del partito in Piemonte non è certo annoverabile tra i convinti assertori della svolta a destra impressa da Matteo Salvini e, per quanto eviti di manifestarlo, non si spella le mani per l’abbraccio con Marine Le Pen. Bruciato dal Capitano a un passo dalla poltrona più alta di Montecitorio, oggi il colonnello piemontese sceglie il low profile, forse rimandando a tempi migliori quel chiarimento della linea politica di una Lega da troppo tempo in balia degli eventi e degli umori del suo leader.

Un peana alla militanza, il richiamo alle sacre fonti battesimali, l’onore ai padri del partito, slogan contro l’Europa dell’establishment e della finanza contrapposta all’Europa dei popoli e delle comunità: una carrellata da “minimo sindacale” quella svolta da Molinari nel suo intervento dal palco di Pontida. “Quello che ci porta tutti quanti qui è il sogno, perché senza il sogno, senza sentirsi comunità, non c’è la spinta a venire a Pontida, ad andare in sezione, a fare il consigliere comunale. Non ci dobbiamo inventare il sogno. Quel sogno, che è quello di Umberto Bossi, Roberto Maroni e che ora viene portato avanti da Salvini, si chiama libertà. L’autonomia, la libertà, con la Lega arriverà. Non sarà facile, non so se oggi, domani o tra qualche anno, ma sarà il più bel regalo che il grande popolo di Pontida potrà lasciare alle prossime generazioni. È per questo che siamo qui, non per lanciare altri messaggi”.

Concetti anticipati qualche minuto primo conversando con i giornalisti. “Nel programma del centrodestra c’è il contrasto all’immigrazione illegale, il decreto Cutro lo abbiamo fatto insieme e contiene delle norme importanti, il nuovo decreto al quale stiamo lavorando è condiviso, non c’è alcuno scontro”, ha affermato mentre cercava di nascondere il naso che si stava allungando. “Ognuno, in base ai ministeri che ha, lavora all’obiettivo comune, quello di difendere i confini esterni dell’Italia che sono quelli europei” ha aggiunto. Il logoramento della premier non si dichiara, ovviamente, ma si persegue come sta scientemente facendo Salvini nelle ultime settimane. “Assolutamente no” ha risposto a chi gli chiedeva se la Lega si aspettasse “qualcosa di più” da Meloni. “Le cose che ha fatto Meloni sono assolutamente condivise, non ci aspettiamo di più, faremo insieme altre cose, servono altri interventi perché l’Europa è assente, ma certamente non imputiamo a Meloni di non avere fatto abbastanza perché le scelte sono condivise e anche la responsabilità”, ha concluso. Sicuramente l’estromissione di Salvini e dello stesso ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dalla cabina di regia sull’emergenza sbarchi, concentrata a Palazzo Chigi, non è stata gradita ma al contempo permette spazi di manovra più ampi.

Il colpo d’occhio del “sacro pratone” sembra dare l’idea di una folla oceanica – si attendevano 50mila persone, l’auspicio era arrivare a 100mila – in realtà è sufficiente scendere dal palco e attraversarlo per rendersi conto di un’affluenza assai inferiore alle aspettative: l’area del comizio è stata ristretta, delimitandola con i gazebo, come testimonia il video che pubblichiamo. A essere generosi si può dire 10mila.

Intorno a mezzogiorno è arrivato l’ospite d’onore, Marine Le Pen, leader del partito francese Rassemblement National, candidata alle ultime tre elezioni presidenziali d’Oltralpe. Accolta nel retropalco dal segretario Salvini, che le ha donato il libro Fatti per unire di Roberto Nicolucci che illustra alcuni dei ponti più famosi, in vista della realizzazione di quello sullo stretto di Messina. Circa un’ora più tardi è salita sul palco insieme allo stesso Salvini: “È un'alleata ma soprattutto un’amica nei momenti di vittoria e difficoltà, e non abbiamo mai cambiato opinione”, ha detto il vicepremier. Amorosi sensi prontamente ricambiati: “Sono contenta di incontrare Salvini, che avete la fortuna di avere come leader e io come amico – ha detto Le Pen –.  Sono felice di essere a Pontida, un luogo così simbolico, simbolo della resistenza alle influenze esterne. E credo che il parallelo con quello che vedremo in Europa non sia esagerato. Voi in Italia e noi in Francia siamo impegnati nella stessa lotta, la lotta per le libertà, per la patria, io so quanto ci teniate alle vostre libertà. Noi difendiamo i nostri porti, come così brillantemente ha fatto Matteo con così tanto coraggio e combattività quando aveva il potere di farlo. Allora l’Europa intera guardava all’Italia con ammirazione e noi come alleati eravamo orgogliosi di Salvini e della Lega. Aspettiamo che quel momento ritorni”. Mentre parlava, la folla scandiva il coro “Le-Pen, Le-Pen”.

Il segretario, dopo aver sottolineato che “l’anima della Lega è su questo prato” ha ricordato Maroni, “un grande leghista” e Silvio Berlusconi, “un amico”. Al fondatore Umberto Bossi ha mandato “con due giorni di anticipo” gli auguri di compleanno: “L’unico e irripetibile Umberto Bossi, se non avesse cominciato lui, non saremmo qua”. Lo scorso anno il forfait del fondatore della Lega fu motivato dal fatto, come fu fatto trapelare, che il vecchio capo aveva scelto di passare in famiglia il compleanno, che celebra il 19 settembre. Bossi è stato l’ideatore della kermesse di Pontida, che fu da lui inaugurata nel 1990, il 19 maggio. Una festa di popolo che lo vide sempre presente fino al 2017, anno in cui non venne messo in scaletta un suo intervento dal palco. Assente anche nel 2018 e 2019, il Senatur, dopo l’annullamento dell’evento per il Covid per le edizioni del 2020 e 2021, non si fatto vedere neppure nel 2022.

Nel suo intervento Salvini ha assicurato che “la Lega si fa garante che questo governo durerà per tutti i 5 anni, non un minuto di meno, oggi qua e Giorgia a Lampedusa sono la sintesi di uno stesso obiettivo e destino comune. Non riusciranno a dividerci, abbiamo culture e senso di militanza diverso ma il centrodestra unito vince”. Il Papeete è, per ora, scongiurato. “Sull’immigrazione – ha proseguito – ho fatto e farò, e tutti insieme faremo, tutto quello che è democraticamente permesso per bloccare un’invasione che rischia di essere disastrosa”. Non si è spinto a definirlo un “atto di guerra” ma il senso è quello. Ha poi difeso “la tassa sugli extraprofitti miliardari delle banche” che “per la Lega è una priorità”, dimostrando ancora una volta di capire poco (anche) di economia.  Guardando alle europee, ha ribadito che “se dobbiamo scegliere tra Macron e Marine Le Pen non ho nessun dubbio: tutta la vita con Marine Le Pen”. Una zeppa per i progetti di Meloni negli assetti futuri a Bruxelles e Strasburgo.

Un passaggio dell’intervento è sembrato riferirsi implicitamente al generale Roberto Vannacci: “Le censure dei libri non hanno mai portato a niente di nuovo, viva la libertà di pensiero sempre e ovunque”, rafforzando le indiscrezioni sull’arruolamento del militare per le prossime elezioni. Un passaggio sui temi di genere: “Evviva il diritto di amare sempre e comunque per donne e uomini nella propria camera da letto, perché non sta a noi giudicare cosa è contro o no natura. Si può fare senza Pride, sfilate e carrozzoni” ma allo stesso tempo “difendo e nessuno mi farà cambiare sul diritto di un bambino a essere al mondo se ci sono una mamma e un papà. Quindi mai l’utero in affitto”.

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