IL RISIKO DELLE UTILITY

Soldi, occupazione e investimenti: duello finale Iren-Dk per Egea

Il fondo americano punta a ingrossare il portafoglio dell'attuale proprietà, la multiutility fa leva su risanamento e sviluppo industriale. A2a guarda con interesse e potrebbe rientrare in gioco. Cosa è meglio per il territorio? Il 21 scadono i termini

Mancano solo tre giorni alla presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisizione di Egea, dopo che la deadline è stata posticipata dal 15 al 21 settembre. Due sono i potenziali acquirenti: il fondo Davidson Kempner european partners Llp, rappresentato in Italia da Marco Reggiani, e Iren, la multiutility del Nord-Ovest. E la natura profondamente diversa dei soggetti in lizza traspare dalle rispettive offerte che, secondo quanto filtra, potrebbero risultare quasi agli antipodi. Una, quella predisposta da Iren, fortemente centrata su interventi di carattere industriale, contemplando sinergie e investimenti di medio-lungo periodo; l’altra, elaborata da Dk tramite la neonata piattaforma Thaleia, dai tratti più marcatamente finanziari. Una scelta che, al netto delle convenienze immediate per l’attuale proprietà di Egea, prefigura un diverso futuro per la società albese e, in prospettiva, potrebbe ridisegnare la geografia di un mercato segnato da processi di aggregazione nel quale se non sei predatore rischi di trasformarsi presto in preda.

A destare qualche preoccupazione sono i connotati di un bando che pare tenere conto quasi esclusivamente dell’offerta economica, con pochi vincoli alla salvaguardia degli interessi del territorio. “Vince chi offre di più” taglia corto chi lo ha studiato nel dettaglio. Per esempio non c’è alcun obbligo riguardo la continuità aziendale, i livelli occupazionali, gli investimenti. Tutti elementi che dovrebbero far drizzare le antenne agli oltre cento comuni soci di Egea che invece finora, salvo rarissime eccezioni, non hanno aperto bocca lasciando il timone nelle mani del socio di maggioranza, l’ad e presidente PierPaolo Carini, da qualche mese indagato per falso in bilancio riguardo i conti dell’azienda dal 2017 al 2021.

Egea è una società con 300mila clienti in Italia, un giro d’affari di 1,5 miliardi e oltre mille dipendenti. Numeri che la collocano nella top ten degli operatori italiani e che ne testimoniano l’impatto strategico di una sua eventuale acquisizione. Per Iren sarebbe un modo di consolidare la posizione in Piemonte, dove sente il fiato sul collo di A2a, finora particolarmente attiva nelle province limitrofe alla Lombardia, come Biella e Vercelli, Il colosso energetico lombardo proprio su Egea aveva avviato una complessa trattativa, prima in esclusiva poi rinunciandovi in cambio di più tempo per la due diligence e, in ultimo, sfilandosi definitivamente, Per Davidson Kempner potrebbe diventare il cavallo di Troia per entrare da protagonista nel mercato italiano dell’energia, dell’ambiente e dei servizi idrici.

Nei giorni scorsi i vertici di Egea hanno fatto sapere, tramite il consigliere delegato e chief restructuring officer Paolo Pietrogrande che a “luglio e agosto sono proseguiti in modo proficuo i tavoli di confronto con le banche coinvolte nel processo di risanamento aziendale”, mentre il consigliere di gestione Giovanni Valotti ha aggiunto che è andato avanti parallelamente “il dialogo con i potenziali partner finalizzato alla miglior definizione delle offerte vincolanti”.

In casa Iren, il dossier Egea è ormai da tempo all’attenzione del presidente Luca Dal Fabbro, il quale avrebbe messo a punto un’offerta che prevede il coinvolgimento delle banche creditrici, sorretta da un piano di sviluppo industriale sul medio-lungo periodo con investimenti sugli impianti esistenti, sinergie territoriali e la salvaguardia dei livelli occupazionali. Diversa la logica in cui opera il fondo che paradossalmente in questo quadro di sofferenza finanziaria potrebbe essere avvantaggiato. Con una proposta economica più aggressiva, potrebbe infatti rientrare dell’investimento attraverso tagli alla spesa con ricadute inevitabili su personale e investimenti. Se questa fosse la logica, peraltro tipica dei fondi,Egea una volta risanata nei conti potrebbe essere rivenduta a un prezzo maggiore tra qualche anno. A chi? Voci non confermate parlano di contatti sempre più frequenti tra Dk – che se dovesse vincere avrebbe bisogno di manager ed energia – e A2a, la quale potrebbe offrire il proprio know-how industriale e, chissà, magari in un futuro non così remoto acquisire l’azienda e mettere finalmente più di un piede in Piemonte. Una sorta di portage che consentirebbe all’attuale proprietà di capitalizzare al massimo dalla cessione di Egea e al fondo di ottenere un delta dall’operazione di trading. E ad A2a di entrare pesantemente in Piemonte. Ma a che prezzo?

print_icon