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Qui comincia la (s)Ventura, lavoratori Aci sulle barricate

Oggi nuovo Consiglio generale dell'Automobile Club che verrà svuotato anche del patrimonio immobiliare. Dipendenti in agitazione, aderiscono tutte le sigle sindacali. Tfr a rischio, ma il presidente Sticchi Damiani tira dritto. Ministeri e Coni non pervenuti

“No alla holding, No allo svuotamento degli uffici, Sì al rilancio del ruolo pubblico, Sì a nuove assunzioni”. Nel giorno in cui il presidente dell’Automobile club d’Italia Angelo Sticchi Damiani riunisce il Consiglio generale per portare avanti la costituzione della holding Ventura e il conferimento, tra le altre cose, del patrimonio immobiliare dell’Aci, i lavoratori si mobilitano e chiedono di bloccare l’operazione in atto. Il Consiglio generale si riunisce oggi alle 14, mentre sin dal mattino tutte le sigle sindacali saranno unite in assemblea contro un provvedimento che rischia di stravolgere la storica organizzazione degli automobilisti, nata a Torino nel 1898.

Anche il sindacato dirigenti che all’inizio era più tiepido, ha scelto la via della mobilitazione. I rappresentanti dei lavoratori sono preoccupati perché il patrimonio immobiliare era stato posto a garanzia dei tfr dei dipendenti, alienandolo dall’ente centrale e facendolo confluire in un fondo che poi verrà conferito a Ventura rischiano di saltare anche le garanzie del personale. Quello degli immobili è solo l’ultimo pezzo di un marchingegno studiato nel dettaglio dal presidente e dal suo entourage, nel silenzio dei soci pubblici di Aci a partire dai ministeri.

Il rischio è che l’Automobile club venga di fatto svuotato. Nel piano di Sticchi Damiani c’è il conferimento a Ventura di alcune strategiche società partecipate come Aci Global Servizi, che fornisce assistenza ai soci a partire dal soccorso stradale, e Aci Vallelunga (nata nel 1949 per perseguire le attività istituzionali dell’ente, gestisce l’autodromo Piero Taruffi di Roma, un paio di centri di guida sicura, un centro congressi), per un valore patrimoniale di 200 milioni di euro. E poi il 25,8% di Sara Assicurazioni che con i suoi dividendi finora ha tenuto in piedi i bilanci dell’Aci (nel 2022 l’utile netto è stato di 50,9 milioni). Ora Ventura dovrebbe assorbire anche gli immobili, gestiti dalla controllata Progei.

Nei giorni scorsi Sticchi Damiani si è presentato al cda di Progei per illustrare il suo piano, ma a quanto pare senza aver precedentemente ottenuto dal Consiglio generale dell’Aci il mandato per farlo, un vizio procedurale che lui potrebbe tentare di sanare attraverso una successiva presa d’atto, ma che dimostra la fretta (anche a costo di qualche sbavatura) con cui il presidente si sta muovendo. Forse è per questo che a ieri sera, quando è stato redatto questo articolo, ai partecipanti non erano ancora stati forniti i documenti alla base dei dispositivi che oggi dovrebbero essere discussi e votati. Insomma, un altro consiglio al buio.

Il tutto peraltro a poche settimane dall’avviso di garanzia che lo ha raggiunto con l’accusa di falso in atto pubblico per le certificazioni sul reddito presentate tra il 2017 e il 2020. L’indagine del pubblico ministero di Roma Carlo Villani è partita da una denuncia interna: alcuni funzionari avrebbero segnalato che il 78enne presidente avrebbe percepito una cifra ben superiore al tetto massimo di 240mila euro all’anno fissato dalla legge per i manager pubblici. Nel capo d’imputazione si legge che “al fine di non farsi applicare il tetto retributivo annuale” dichiarava falsamente “i dati relativi ai redditi”. Accuse che il diretto interessato ha sempre respinto, assicurando di chiarire ogni contestazione.

Le disavventure giudiziarie non hanno tuttavia frenato il suo progetto che anzi prosegue con la solita celerità, in barba alle richieste di incontro e di chiarimenti arrivate a più riprese dai sindacati, ai quali lui ha replicato inviando lo studio di fattibilità, asseverato dal commercialista Pasquale Grimaldi.

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