FINANZA & POTERI

La Compagnia degli A(g)nelli. Christillin sonda sul San Paolo

A Torino se ne parla, ma se questo è davvero il suo intendimento, per la presidente dell'Egizio passare dalle mummie alla cassaforte della fondazione non è semplice. L'ostilità degli Elkann e la freddezza di alcuni stakeholder. Per l'anagrafe è al pelo

A dar retta ai pettegoli, categoria assai numerosa per (nostra) fortuna, retaggio dell’antica città cortigiana in cui spariti i sovrani sono rimasti i sudditi, lei ci terrebbe tantissimo. Anzi, per raggiungere il suo scopo starebbe muovendo mari e monti, mettendo in campo la personale rete di relazioni ben oltre la cinta daziaria, all’interno della quale peraltro si muove con provata dimestichezza. Non sarebbe per nulla sorprendente, quindi, se Evelina Christillin puntasse davvero alla presidenza della Compagnia di San Paolo. Com’è noto, tra qualche mese Francesco Profumo dovrà lasciare la poltrona di corso Vittorio Emanuele e la partita per la sua successione si sta rivelando particolarmente complessa, soprattutto nel lavoro di ricognizione e poi nella sintesi di interessi e rappresentanze, mancando una figura cui i vari giocatori riconoscano il ruolo se non di arbitro almeno di autorevole mediatore. Gli aspiranti non mancano, ma finora i candidati (per quanto clandestini) entrati nel borsino non sembrano rispondere, per un verso o l’altro, all’identikit stilato dallo stesso Profumo: alto profilo culturale e professionale, competenze multidisciplinari, pragmatismo e visione prospettica, radicamento territoriale ma scevro da torsioni localistiche. A queste qualità va aggiunto, inutile negarlo, il gradimento “politico” dei grandi elettori (istituzioni sistema camerale) e il placet di Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo di cui la fondazione è tra i principali azionisti.

La Signora degli A(g)nelli ha certamente buone carte da giocare. A partire dalla sua cocciutaggine teutonica, di matrice “titsch”, traccia indelebile delle radici walser della famiglia, un temperamento volitivo che l’ha resa non sempre amabile anche a dispetto dei risultati. E poi quell’altra Famiglia, gli Agnelli: «Hanno rappresentato una seconda famiglia. Papà era un caro amico dell’Avvocato, da bambina giocavo a casa di Margherita e lo vedevo partire per lo stadio assieme ad Edoardo. Era il mio periodo in Nazionale, l’Avvocato mi portava a sciare in elicottero: “Voglio vedere come va”, diceva a mio padre». E di zio Gianni è stata per tanto tempo una sorta di figlioccia, come ha confessato in un’intervista: «Tutto quello che ho fatto dopo è stato grazie a lui. La facilità nel rapportarmi col mondo deriva da Gianni e da Marella. La sabaudite è stata annacquata dall’aver imparato a comportarmi».

Una vita sfavillante e una carriera fulminante sotto l’egida della Sacra Ruota: ufficio stampa Fiat, il matrimonio con Gabriele Galateri di Genola, incarichi a livello internazionale nello sport (Cio, Fifa), fino all’apoteosi delle Olimpiadi di Torino 2006. Neppure quando la malattia la costrinse a rallentare non si perdette d’animo, laureandosi con il massimo dei voti in Storia e finendo a lavorare in Accademia con Giovanni De Luna, amico tra i più cari. Il resto, tutt’altro che secondario, è cosa più recente: incarichi a gogò (dalla Filarmonica del Regio al Teatro Stabile, dall’Enit a Banca Carige, a Crédit Agricole), la presidenza del Museo Egizio (dal 2012). E, a proposito dell’Egizio, molti hanno notato maliziosamente l’assenza della voce della “Faraona”, tra quante si sono levate a difesa del direttore Christian Greco (che pure lei ha portato alla guida del museo), limitandosi allo stringato comunicato del cda. A pensar male si fa peccato ma spesso...

Il problema è che ora, proprio tutto ciò che per diversi lustri è stato un importante atout, potrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile. Non è un mistero che il ramo cadetto non la ami (per usare un eufemismo) e del resto lei non ha fatto molto per piacere alla tribù degli Elkann. I suoi giudizi sulla gestione Juventus le hanno alienato le ultime residue simpatie. Inoltre, Gedi ha già un candidato per la Compagnia: l’economista ed editorialista di casa Pietro Garibaldi. Per quanto paradossale possa sembrare, Christllin, che del “Sistema Torino” è stata tra i protagonisti assoluti (dall’ascesa a Palazzo civico di Valentino Castellani in poi anche a livello pubblico), oggi nella versione post-agnellesca risulta poco convincente, “non potabile” come dice un esponente dell’inner circle di Stefano Lo Russo senza che questo significhi la condivisione del giudizio da parte del sindaco.

“Serve un rinnovamento”, si proclama in questi casi. E se parlare di anagrafe al cospetto di una signora non è cortese, va detto che Christillin avrebbe l’età per succedere a Profumo. Nel senso che non sarebbe penalizzata dal limite dei 70 anni recentemente introdotto nello statuto della fondazione. Per un pelo, ma un mandato potrebbe svolgerlo. Altro paio di maniche è la volontà politica dei grandi elettori. In quella Terra di mezzo qualcuno pensa a una Compagnia degli A(g)nelli? Noi, brutta copia di Tolkien, ci fumiamo un bel trinciato di erba pipa.

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