LA SACRA RUOTA

Elkann assicura impegni in Italia ma Stellantis cresce in Francia

Da Ginevra il rampollo dell'Avvocato cerca di smorzare critiche e preoccupazioni sul futuro della produzione nel Paese con il solito giurin giurello. La realtà è però chiara: da noi 13 modelli, 24 Oltralpe. Una partita (quasi) persa. Con Landini che fa lo gnorri - VIDEO

“Da quando Stellantis è nata due anni e mezzo fa è stato un succedersi di impegni molto concreti, già avviati a Torino a Mirafiori e negli altri nostri stabilimenti. C’è soprattutto una grande volontà e lo sforzo da parte di Stellantis di portare avanti questo difficile, complicato processo di trasformazione”. Da Ginevra, all’inaugurazione del nuovo Science Gateway del Cern, John Elkann cerca di scacciare le crescenti preoccupazioni che provengono da più parti sul futuro della produzione in Italia. Impegni, più o meno solenni, e rassicurazioni che contrastano con la realtà: nelle strategie del gruppo il maggior peso francese è innegabile. Se fino al 2022, la situazione sembrava più o meno equilibrata, con entrambi i Paesi che avevano risentito della crisi di approvvigionamento, il quadro è cambiato notevolmente. Tra il 2024 e il 2026, in Italia saranno prodotti solo 13 veicoli, mentre in Francia ne saranno prodotti 24. La competitività francese nella gestione e nell’adattamento dell’intera filiera sembra essere un elemento chiave in questa disparità.

Inoltre, come ha riportato recentemente il Corriere della sera, il divario potrebbe aumentare ulteriormente l’anno prossimo, con la Francia che arriverebbe a 11 modelli in più rispetto all’Italia. Questo divario riguarda anche la produzione di componenti. A Mirafiori, dove vengono assemblate parti di veicoli ibridi ed elettrici, la Francia risponde con ben cinque complessi industriali. Guardando al futuro, l’Italia ha solo 3 opzioni su 6, mentre la Francia ha già attuato un processo di riconversione degli impianti molto più avanzato. I dati mostrano una disparità anche in termini di attività di ricerca. Difatti, l’Italia ha depositato solo 166 brevetti nelle Camere di Commercio, mentre la Francia ne ha depositati 1.239.

La situazione avrà inevitabilmente un impatto sull’indotto, come dimostra la recente chiusura del centro di Crevalcore da parte di Marelli, a causa delle enormi perdite in bilancio, con la responsabilità scaricata su Stellantis. Anche Carlo Calenda ha espresso preoccupazione, puntando il dito contro John Elkann e sulla (poco) strana acquiescenza del capo della Cgil Maurizio Landini. La ricostruzione fatta dal leader di Azione ed ex ministro è ineccepibile:
1)Ottobre 2018: Elkann cede Magneti Marelli assicurando che non ci saranno esuberi. Sindacati commentano entusiasticamente l’operazione.
2) Marelli aveva all’epoca della cessione 43.000 dipendenti di cui 10.000 in Italia. Oggi ne ha 50.000 di cui 7.000 in Italia.
3) Aprile 2020: Elkann acquista Repubblica
4) Giugno 2020: Il governo Conte 2 eroga garanzia Sace per 6.3 mld a favore di Fca.
5) Azionisti si pagano in Olanda un dividendo straordinario da 5,5 mld. Sindacati non aprono bocca.
6) Giugno 2021: Nasce Stellantis. Governo italiano non ottiene alcuna garanzia su investimenti e occupazione. Sindacati commentano entusiasti.
7) Oggi Stellantis produce in Francia 1 milione di auto e in Italia 400.000.
8) Stellantis produce negli stabilimenti italiani 7 modelli, in quelli francesi 15 modelli.
9) In Francia tutti gli stabilimenti producono componenti per veicoli elettrici e ibridi. In Italia solo uno stabilimento.
10) Ultimo dato disponibile indica gli investimenti Stellantis in Italia pari al 10% del totale degli investimenti.
11) Gli stabilimenti italiani sono stati colpiti da 7.500 esuberi. Quelli Francesi 0.
12) In Francia Stellantis ha depositato 1239 brevetti in Italia 166.
13) Rispetto a questa situazione drammatica Landini non ha fatto dichiarazioni e non ha promosso mobilitazioni nazionali.
14) Quando, con Marchionne, produzione Fca era del 30% superiore a quella attuale, Landini ha promosso mesi di mobilitazioni nazionali contro il nuovo contratto.
Conclusione: rispondete di questo ai lavoratori.

Oggi il nuovo affondo. “Queste caro John Elkann sono chiacchiere contraddette dai fatti. Chiacchiere erano le garanzie sui posti di lavoro quando hai venduto Marelli, chiacchiere quelle sul futuro di Fca quando hai usato la garanzia pubblica per liberare risorse per pagarti un dividendo all’estero e potere così vendere Fca, chiacchiere quelle relative a Stellantis mentre la produzione è scesa del 30% dall’epoca Marchionne”, afferma Calenda rivolgendosi ad Elkann. “Ora io spero che tu abbia il coraggio di venire in Parlamento, possibilmente con qualche numero e meno chiacchiere”.

Per non dire dell’impegno a portare la produzione degli stabilimenti italiani al milione di auto, reclamato da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, che è ancora sulla carta. Anzi, nemmeno quello giacché dell’intesa più volte annunciata (e altrettante volte rimandata) non è ancora stata sottoscritta.

Il gruppo nato a gennaio 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (Fca) e Psa Groupe, con un portafoglio di marchi molto ampio e diversificato (Fiat, Chrysler, Jeep, Peugeot, Citroën, Opel, e tanti altri), “è ancora giovane, creato meno di tre anni fa, e ha radici profonde, che affondano nel 19esimo secolo – ha affermato Elkann –. È stato un pioniere dell’industria dell’auto e ha obiettivi ambiziosi per il futuro: costruire la mobilità di domani, inclusiva e sostenibile. La nostra principale forza è la nostra diversità. Proprio come al Cern dove si parlano praticamente tutte le lingue del mondo, e dove si incontrano ricercatori che hanno origini, culture e fedi diverse, ma lavorano insieme per uno scopo comune”. Tante lingue, ma sempre meno l’italiano.

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