BERLUSCONES

Cercasi compratore per Forza Italia. Abboccamenti con Moratti (e Renzi)

Mentre Tajani e Ronzulli giocano al congresso, la famiglia studia come potersi disfare (dopo le europee) del partito-azienda. Su consiglio di "zio" Confalonieri Marina Berlusconi sonda la lady di ferro con un occhio al Rottamatore che intanto...

Forza Italia è in vendita. Meglio: si cerca qualcuno che voglia raccogliere non tanto e non solo il lascito politico di Silvio Berlusconi (gli aspiranti eredi, più o meno legittimi, sono infatti una caterva) ma soprattutto che si accolli i debiti. Per quanto i figli abbiano assicurato la loro “vicinanza” al partito – per una “questione di amore e di rispetto nei confronti del nostro papà”, come spiegò Marina – è impensabile che continuino a fare il bancomat per Antonio Tajani e compagnia: tutte figure considerate non all’altezza per mandare avanti la ditta paterna. Ci sono i 100 milioni garantiti dalle fidejussioni firmate dal patriarca e ora parte del patrimonio ereditato, ma soprattutto c’è una situazione finanziaria precaria destinata a peggiorare con i costi delle imminenti campagne elettorali e gravata dalla morosità dei troppi eletti “portoghesi”. Così, nei giorni della kermesse di Paestum, è partito l’avvertimento di Paolo Berlusconi, giunto dopo aver invitato la quasi vedova Marta Fascina a “smettere di piangere” e tornare a fare il suo lavoro in Parlamento.

“Mi aspetto e mi auguro che tutti i parlamentari di Forza Italia contribuiscano al sostentamento economico del loro partito”  sono state le parole del fratello cadetto. Insomma, toglietevi dalla testa che la famiglia Berlusconi continui a essere la vacca da mungere. “Siamo e saremo al fianco di Forza Italia per quanto consentitoci dall’attuale legge sul finanziamento ai partiti”, ha concluso, rendendo più esplicito il grado di coinvolgimento, visto che la legge Spazzacorrotti di Alfonso Bonafede impone un finanziamento massimo a persona di 100 mila euro. Soldi per un po’ di manifesti e qualche santino. Tajani, Ronzulli e banda per ora giochino pure al congresso, tengano viva la memoria e facciano la ronda al governo di Giorgia Meloni, poi si vedrà. La deadline è il 9 giugno, dopo le Europee nulla sarà più come prima.

E siccome nessuno crede davvero che, quand’anche la “stretta sui morosi” avviata dai vertici azzurri riscuota il successo auspicato, il partito potrà mai essere in grado di camminare con le proprie gambe, dalla famiglia è iniziata la ricerca di un “compratore”. Con tutte le accortezze imposte dalla natura particolare dell’asset in questione. Vero che Forza Italia è, a pieno titolo, nella configurazione di partito-azienda, parte del patrimonio ereditato, ma proprio per la sua natura e non meno per le funzioni che ha esercitato nella sua trentennale esistenza non può essere liquidato in fretta e furia né messo nelle mani di chicchessia. Nata (anche) per difendere la “roba” dall’assalto della gioiosa macchina da guerra dei comunisti e da chi accarezzava l’idea di vedere il suo fondatore “a chiedere l’elemosina in via del Corso” (D’Alema), FI ha contribuito non poco a trasformare un gruppo di aziende fortemente indebitato in una holding finanziaria e industriale di dimensioni europee. Maneggiare con cura, quindi. Al netto dei romantici richiami dell’amore filiale.

I pretendenti, riferiscono fonti di casa al numero 3 di via Paleocapa, nella neo rinascimentale Casa Sardi, sede storica di Fininvest, non mancano ma finora nessuno dei pur numerosi abboccamenti ha portato a intavolare una vera e propria trattativa. Tra chi è stato respinto perché estraneo alla storia incarnata dal Cav. e chi, magari animato da nobili intenti, non poteva però offrire sufficienti garanzie finanziarie, del Cavaliere bianco (si parva licet) manco l’ombra. Da qui la necessità di prendere l’iniziativa e iniziare una ricognizione di potenziali “acquirenti”. Le stesse fonti raccontano allo Spiffero di un incontro di Marina Berlusconi con Letizia Moratti, un rendez-vous “intimo e cordiale” caldeggiato e officiato da Fedele Confalonieri. L’ex sindaco di Milano ha determinazione e risorse da vendere (in questo caso per comprare): di Silvio non è stata una delle tante pom pom girl e pur avendolo seguito sin dai tempi della “discesa in campo” ha mantenuto un livello di autonomia, ma prima attraverso il defunto marito Gian Marco e poi direttamente può vantare un legame solido, rimasto indenne persino al “tradimento” alle ultime regionali lombarde.

Certo, l’ex presidente della Rai berlusconiana non è più una ragazzina eppure, proprio con le sue 73 primavere portate magnificamente, potrebbe essere la figura giusta per proiettare il passato in un futuro prossimo, preparando il terreno per il successore. Perché dietro lady Moratti non è difficile scorgere la sagoma dell’unico vero erede del Cav, figlio illegittimo e figliol prodigo, l’unico ad aver tentato con il “patto del Nazareno” il parricidio: Matteo Renzi. Del resto, ex premier ed ex vicepresidente della Lombardia stanno già lavorando gomito a gomito per una lista di Centro da presentare alle europee. Fidel, che di Silvio conosceva il dicibile e il recondito, e che gli è stato vicino fin da quando lo accompagnava al piano durante le crociere giovanili, amico e complice di una vita, lo “zio” per la primogenita, del “Rottamatore” di Rignano dice ogni bene, ne apprezza la vivacità d’ingegno e ne riconosce il carisma. “Renzi è un Berlusconi con quarant’anni di meno. Silvio ha il marketing incorporato, e Renzi pure”, dichiarò qualche tempo fa. Dare oggi Forza Italia a Renzi – che pure “ci ha provato a farsela dare, eccome ci ha provato”, spifferano le nostre fonti – è impraticabile. Servono un po’ di tempo e tanti soldi. 

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