SANITÀ MALATA

Finiti i gettonisti, sanità in tilt. Molti reparti a rischio chiusura

La stretta del ministro vieta il rinnovo dei contratti e nuovi bandi. Allarme nelle Asl. Icardi a Schillaci: "Pronto a mettere nero su bianco quel che succederà senza un intervento del Governo". Nel 2022 per i medici esterni in Piemonte spesi più di 48 milioni

“Caro ministro, io ho la penna in mano”. E con quella penna l’assessore alla Sanità Luigi Icardi è pronto a mettere nero su bianco che nel giro di qualche mese, se in Governo non interverrà rapidamente sulle norme che regolano l’impiego dei medici gettonisti, gli ospedali del Piemonte saranno costretti a chiudere molti reparti. Una prospettiva, quella posta da Icardi sul tavolo di Orazio Schillaci, anche nel suo ruolo di coordinatore vicario della commissione Salute della Conferenza delle Regioni, che non riguarda solo il Piemonte, ma tutto il Paese. Proprio l’organismo presieduto dal governatore del Friuli-Venezia GiuliaMassimiliano Fedriga, da tempo preme sul ministro per evitare che la sua crociata contro i professionisti forniti da cooperative e società private, pur legittima e giustificata (soprattutto dai costi), si tramuti in un disastro per il sistema sanitario.

Nel giro di pochi mesi, con un limite massimo fissato al giugno del prossimo anno, molti contratti con coop e società private andranno a scadenza anche dopo le deroghe previste e a quel punto le Asl e le Aso non potranno più rinnovarli, tantomeno bandire nuove gare. Quel che accadrà, in un allarmante domino con un contratto che termina via l’altro, se non saranno introdotti correttivi all’attuale decreto, sarà ciò che Icardi nel suo incontro al ministero ha spiegato a Schillaci. E che spiega, come fa con lo Spiffero, in termini se possibili ancor più diretti e drammatici, più di un direttore generale di azienda sanitaria. Molte Asl, specie nelle province, hanno di fatto “appaltato” i Pronto Soccorso ai gettonisti, ma anche un numero cospicuo di altri reparti ospedalieri ormai dipendono dai camici bianchi esterni. 

A conferma c’è un dato che, nel contempo rappresenta pure la motivazione alla base della stretta imposta nei mesi scorsi dal ministro ed è quello, appunto, dei costi. Per i gettonisti, lo scorso anno, il Piemonte ha speso complessivamente 48 milioni 242mila euro, poco meno del doppio rispetto alla Lombardia dove questa voce di uscita è stata di circa 27 milioni. Una differenza, per molti versi, spiegabile a fronte del grande numero di strutture private accreditate che valgono Oltreticino circa il 40% della spesa sanitaria contro non più dell’8% in Piemonte. 

Costi, indiscutibilmente, elevatissimi come più volte lamentato dai vertici regionali, ma che fino ad oggi non vedono un’alternativa per sopperire alla carenza di professionisti e alla continua migrazione di un numero importante di medici dal servizio sanitario verso coop e società private, per poi tornare a lavorare con altri stipendi e altri ritmi magari proprio nello stesso reparto. E per arginare questa spesa nel decreto bollette, il ministro fissò limiti molto stringenti che si sostanziano il quel blocco al rinnovo dei contratti e al veto su nuove gare per l’affidamento all’esterno di tutta una serie di servizi. Una stretta che oggi rischia di trasformarsi rapiamente in un cappio attorno al collo della sanità. 

“Facciamo sì che a fine anno il fenomeno dei medici a gettoni finisca”, l’esortazione di Schillaci lasciata proprio da Torino, nel corso del Festival delle Regioni. “È assurdo – aveva aggiunto – che nello stesso ospedale ci siano persone pagate tre volte di più di chi lavora all’interno delle prestazioni pubbliche. Non può esserci una discriminazione tra gli operatori, è inaccettabile”. Una valutazione che nessuno, a partire dalle Regioni, contesta. Il punto resta però un altro, ovvero come sopperire alla carenza di personale senza rivolgersi alle cooperative o società di servizi? Se, come sostiene il presidente della Società di medicina di emergenza e urgenza Fabio De Iaco, direttore del Pronto Soccorso dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, “il ricorso ai gettonisti è un male necessario” confermando come ormai non se ne possa fare a meno, una via possibile per contenere i costi senza rischiare la chiusura dei reparti sembra esserci.

“Al ministro ho ribadito la richiesta, già avanzata come Conferenza delle Regioni, di porre per legge un tetto di spesa oraria per i medici esterni”, spiega Icardi. Un calmiere che “non può essere fatto a livello regionale senza produrre una situazione in cui i gettonisti vanno dove li si paga di più. Serve una norma generale per tutto il Paese – sostiene l’assessore – che ponga un limite al costo orario evitando le enormi disparità di trattamento tra i professionisti dipendenti e quelli esterni, con una forte penalizzazione per i primi”. Al Governo, nell’auspicato nuovo decreto, si chiede anche di fissare parametri più rigidi circa i requisiti dei gettonisti, per evitare di trovarsi in pronto Soccorso un medico legale che non ha mai messo le mani su un paziente o camici bianchi ben oltre l’età della pensione. L’altro ieri Schillaci, intervenendo alla Camera, ha detto che “manca il personale sanitario perché da oltre dieci anni si è bloccato il turnover preferendo strapagare esterni gettonisti e manca un servizio sanitario nazionale con la esse maiuscola perché alcune Regioni non gestiscono al meglio i fondi”. Nulla su possibili interventi per scongiurare gli effetti che avranno le scadenze dei contratti, non più rinnovabili, con i gettonisti. Forse a Icardi, la penna conviene tenerla ancora in mano.

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