VERSO IL VOTO

Apre a sinistra e tratta con la destra, Renzi tenta di infinocchiare Azione

In Piemonte gioca su due tavoli. Sotto i riflettori manda i suoi a parlare con il Pd ipotizzando il sostegno al centrosinistra, ma ha già in mano l'accordo con i Moderati per far nascere il gruppo di Iv dopo l'elezione di Magliano. Calendiani in agitazione

Furbo è furbo, spregiudicato ancor di più. In Piemonte gioca su due tavoli, Matteo Renzi, avviando trattative parallele: quella ufficiale con il centrosinistra, l'altra sotterranea con la destra. Duplice anche il fine: tenere compatta Italia Viva, evitando fughe delle componenti di estrazione Pd, e nello stesso tempo riuscire a piazzare una pedina nel prossimo Consiglio regionale. Come fare? Semplice, fare in modo che a “caricarsi” l’onere l’onere dell’elezione nello schieramento di Alberto Cirio sia Azione. Il sospetto che si sta facendo largo tra i seguaci di Carlo Calenda è che Silvio Magliano, esponente dei Moderati di Mimmo Portas, sia il cavallo di Troia dell’ex premier nella lista del presidente. Quella che vedrebbe, tra gli altri, anche il sostegno di Azione, se non di tutta almeno di quella parte che fa riferimento a Enrico Costa. Che a quel punto contribuirebbe a far eleggere un consigliere che sarebbe pronto, in virtù dell’alleanza tra Renzi e Portas, a costituire a Palazzo Lascaris il gruppo di Iv. Lasciando i calendiani con un palmo di naso.

Per capire il disegno che sta prendendo forma in questi giorni è necessario ripercorrere le tappe che hanno portato Italia Viva ad avvicinarsi al Partito democratico, sin dall’elezione di Silvia Fregolent al vertice del partito piemontese. Messaggi di apertura al centrosinistra, l’incontro con il segretario dem Mimmo Rossi dopo settimane, anzi mesi, di incomprensioni. Un cambio di linea apparentemente repentino, si dice propiziato proprio dal congresso. Per essere eletta, infatti, Fregolent ha avuto bisogno dell’appoggio dei coordinatori delle varie province, molti dei quali provenienti dal Pd o comunque dal centrosinistra. Da Giuseppe Genoni di Novara ad Angela Motta di Asti passando per Mariangela Ferrero di Torino, un papà partigiano e una tessera del Pci in tasca da quando era giovinetta (“le basta questo per sapere se io potrei mai votare la destra?” disse allo Spiffero in colloquio telefonico quando ancora era estate). Determinante è stato anche il ruolo di un altro parlamentare, Enrico Borghi, che nel Pd è stato eletto un annetto fa e che ora spinge forte per un appoggio al centrosinistra. Così Italia viva ha iniziato, almeno formalmente, a voltare le spalle a Cirio, “che è bravo” concede Fregolent, ma troppo condizionato da una coalizione il cui baricentro è sempre più a destra.

Mentre i renziani svoltano a sinistra i Moderati, che gravitano nell’orbita dell'ex premier (pur momentaneamente orfani di Letizia Moratti, intanto accasata in Forza Italia in attesa di prendere le chiavi e cambiare la serratura), vanno a destra. Insomma, Renzi, che ufficialmente si appresta a schierare il suo partito al fianco del Pd, avrebbe già un accordo in tasca con Portas: il giorno dopo la sua elezione nella lista di Cirio, Magliano costituirà il gruppo di Italia Viva in via Alfieri. Un piano che rientra nel più ampio progetto nazionale del Centro, dove Renzi intende aggregare apolidi e naufraghi di ogni risma, liste civiche e caporioni in disgrazia. Una raccolta indifferenziata che ha portato nella sua rete anche il pesce Portas, ormai in rotta col centrosinistra pur essendo saldamente in giunta a Torino, al fianco di Stefano Lo Russo.

Un’operazione che sarebbe giunta alle orecchie del commissario piemontese di Azione, Enrico Costa, il quale da tempo ha assicurato il suo sostegno all’amico Cirio, pur a costo di mettere ai margini i dissidenti. Non a queste condizioni, però. “Io non mando in pezzi Azione per portare l’acqua a Magliano” avrebbe sbottato con il governatore, minacciando di far saltare ogni accordo. Da settimane, infatti, i maggiorenti renziani blandiscono i delusi di Azione, quelli che di andare con Cirio proprio non se ne parla. “Li attirano assicurando loro che stanno a sinistra e poi hanno in tasca l’accordo con i Moderati”. Un piano macchiavellico? Forse neanche così tanto. Di certo c’è l’agitazione tra i calendiani piemontesi dove addirittura si parla di un veto di Costa sul nome di Magliano, con il quale l’ex ministro di Mondovì ha ancora il dente avvelenato. Non ha dimenticato, infatti, quando gli trovò riparo nei Moderati, in vista delle Comunali del 2016, mentre sulle macerie del Pdl era iniziata la guerra dopo la scissione di Angelino Alfano e la nascita di Ncd, che a Torino era governato da Vito Bonsignore. Magliano entrò in Sala Rossa e da quel giorno si dimenticò di Costa per trasferirsi armi e bagagli sotto le insegne di Portas.

print_icon