VERSO IL 2024

Braccio di ferro sul vice di Cirio, duello in rosa Gancia-Chiorino

A Roma si parla dell'impegno di Salvini con Calderoli per assicurare la vicepresidenza della Regione all'europarlamentare. Ma su quella poltrona ha già messo gli occhi Fratelli d'Italia per l'attuale assessore al Lavoro. L'asse cuneese con Crosetto

Facile che se ne vedranno di tutti i colori al momento di comporre la giunta regionale nel caso di un altrettanto probabile bis del centrodestra, come palesi anticipi di “prenotazioni” di poltrone lasciano ben intendere. Ma, ad oggi, ad apparire ancor più definita è la tinta che segnerà l’importante ruolo di vicepresidente: il rosa.

Nei propositi che con ampio anticipo preludono alle trattative e che in qualche modo sono già parte di esse, la Lega non fa mistero di voler mantenere quella posizione al secondo posto dell’esecutivo oggi occupata da Fabio Carosso. La poltrona, ma non il titolare nello schema del Carroccio piemontese che, come si vedrà, non è indenne sul punto da più che convincenti suggerimenti (per usare un eufemismo) dei vertici nazionali. Per il politico astigiano che ha condotto il quinquennio da “vicario” senza invasioni di campo rispetto al titolare, ma neppure segnando in maniera politicamente poi così incisiva la sua funzione, si annuncia un riconoscimento che passerà per un posto nel listino, tra i primi quindi assolutamente blindato, al fine di sopperire una difficile se non impossibile elezione in un collegio proibitivo come quello, appunto, di Asti. Per lui, poi, potrebbe prospettarsi, forse, un'ulteriore legislatura con incarichi in giunta, ma non più da vice. Per quell’incarico, il cui peso politico pur dipendendo da come e quanto lo si eserciti, non sfugge a nessuno, figurarsi al partito che si appresta a dover cedere ai Fratelli d’Italia il pacchetto di maggioranza della coalizione, la Lega punta su Gianna Gancia.

Anche per l’europarlamentare, in precedenza presidente della Provincia di Cuneo (la più giovane in Italia a ricoprire nel 2009 quel ruolo) e già consigliera regionale nella passata legislatura con il record di preferenze, è prenotato un posto nei primi cinque del listino, al riparo da qualsiasi sorpresa visto che dei “magnifici dieci” legati al candidato presidente, in virtù della nuova legge regionale solo la metà è sicura di essere eletti e presumibilmente gli ultimi due resteranno fuori (ma anche il settimo potrebbe ballare). Una corsa senza dover cercare preferenze, cosa che come i precedenti attestano non la impensierirebbe, certamente favorevole all’amico e compagno di partito nonché conterraneo Luigi Icardi, il quale altrimenti si sarebbe trovato a dover dividere il pur generoso bacino di voti. Ma tutto questo è contorno rispetto al piatto forte, cucinato tra il Piemonte e Roma. Lì, nella Capitale, i ragionamenti al vertice, soprattutto tra Roberto Calderoli marito della Gancia e Matteo Salvini, avrebbero sancito lo schema che prevede la vicepresidenza della Regione all’attuale parlamentare europeo, ovviamente in accordo con il partito piemontese. Quel partito che in un non lontano passato vide proprio l’attuale segretario regionale Riccardo Molinari e la Gancia avversari in un congresso ricco di attacchi, colpi di scena, polemiche e che alla fine avrebbe arriso al capogruppo della Lega a Montecitorio. Al quale, nel momento di chiudere le trattative, toccherà sostenere l’ex rivale. E magari difenderla da attacchi all’interno della famiglia allargata del centrodestra.

Ormai sempre più nei panni degli assi pigliatutto, Fratelli d’Italia non è affatto escluso che nel carniere intenda mettere anche la poltrona oggi di Carosso e che domani i meloniani assegnerebbero, quasi certamente, all’attuale assessore al Lavoro Elena Chiorino, la biellese in predicato di correre come candidato presidente nel caso in cui non ci fosse stato il bis di Alberto Cirio. Non è, quindi, da escludere affatto un duello al femminile nel caso in cui FdI, insieme alle non poche poltrone che intende prenotare inserisse anche quella alla destra del governatore, il quale con abituale lungimiranza e consumata astuzia si tiene a distanza siderale da questi giochi escludendo ogni pur lontana idea di un ticket con cui presentarsi agli elettori. 

Sul tavolo ci sarà pure un altro scranno prestigioso, anche se politicamente ritenuto meno capace di incidere, ovvero quello del presidente del Consiglio regionale su cui oggi siede il leghista Stefano Allasia. Potrà essere quella la contropartita da offrire ai Fratelli in cambio della vicepresidenza della Regione? Guardando al risiko già ampiamente incominciato se i meloniani lavorano ponendo sul tavolo un ribaltamento dei pesi e quindi dei posti rispetto alla Lega, va osservato che se nel 2019 la Lega ottenne il 37,11% contro il 5,9% di FdI l'esito del voto di giugno prossimo appare impossibile riservi una situazione speculare. Da qui i segnali del partito di Salvini agli alleati a non alzare troppo le pretese, consigliando di attendere il risultato delle urne.

Nella possibile contesa tra Gancia e Chiorino, potrebbero poi giocare ulteriori fattori interni in questo caso al partito della Meloni. L’attuale assessore al Lavoro, come noto, è molto vicina al sottosegretario Andrea Delmastro e a quell’ala del partito più identitaria ed erede di Alleanza Nazionale e prima ancora del Msi e dunque non la stessa di Guido Crosetto, il ministro della Difesa cofondatore del partito e più dialogante di altri rispetto alla Lega. Tanto che negli ambienti della maggioranza c’è chi avanza l’ipotesi di una sorta di viatico nei confronti di Gancia, cui è persino legato da lontana parentela, arrivato o pronto a arrivare dal gigante di Marene.

print_icon