Storia di una morte annunciata

La ex Bertone di Grugliasco dal 2009 stabilimento Fiat denominato Agap (Avvocato Giovanni Agnelli Plant) chiude i battenti e da destra e da sinistra/sinistra si alzano voci scomposte sul territorio, sul futuro industriale di uno stabilimento ormai vuoto e su una notizia vecchia. Infatti gli annunci allarmistici può farli solo chi non conosce il percorso industriale e produttivo nonché sindacale di quello stabilimento per cui, vai con un po’ di sana demagogia e populismo.

L’operazione di acquisizione della ex Bertone avvenuta nel 2009 fu realizzata grazie all’accorta regia del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino e del suo vice Tom Dealessandri che convinsero Sergio Marchionne a salvare mille posti di lavoro, tanti erano allora gli occupati di corso Allamano, con una popolazione molto giovane rispetto alla media Fiat. Non dimentichiamoci che in quello stesso periodo avevamo anche la Pininfarina, sempre di Grugliasco, che stava chiudendo e anche lì con circa mille esuberi.

Alla base vi era una strategia industriale precisa, oltre a un intervento sul piano sociale non indifferente salvando mille posti di lavoro, in quanto a Grugliasco si sarebbero prodotte le Maserati, creando un polo del lusso con stabilimento a sé stante e a Mirafiori si sarebbe prodotta la 500L.

Occorre anche considerare che dentro il management Fiat vi fu forte contrarietà all’acquisizione della ex Bertone giacchési previlegiava la salvaguardia degli allora esistenti stabilimenti e in particolare di Mirafiori. Però l’acquisizione salvò i mille della ex Bertone i quali stavano per terminare gli ammortizzatori sociali.

All’incirca nel 2012 quando dovevano avviarsi le produzioni Maserati a Grugliasco e la 500L a Mirafiori, la 500L venne dirottata in Serbia a Kragujevac, poiché il Governo serbo ottenne un finanziamento di 500 milioni di euro da parte della Banca europea per gli investimenti (Bei).

La realizzazione di questo modello a Mirafiori, con una previsione produttiva di 186mila auto l’anno, e il restyling dell’Alfa Mito 5 porte sarebbero stati propedeutici alla creazione di un valido raccordo produttivo tra la generazione attuale di auto in fabbricazione e i nuovi modelli previsti a partire dal 2013, quindi alla garanzia di più occupazione ai 5mila lavoratori di Mirafiori in quel difficile periodo. Invece la 500L andò in Serbia e con la fine produttiva di Musa e Idea la MiTo non fu in grado di sopperire ai volumi dei modelli in cessazione e si toccò in quegli anni il punto più basso di produzione a Mirafiori andando sotto la soglia delle 30mila vetture nel 2013.

Da ricordare che il mercato delle auto era crollato in Italia e in Europa e nel 2012 si era dimezzato rispetto al 2007. Un crollo delle produzioni per tutte le case automobilistiche, ma comunque Marchionne investe tra il 2009 e il 2012 circa due miliardi per ristrutturare e rilanciare la ex Bertone e trasformare radicalmente lo stabilimento di Mirafiori. Ovvero Marchionne investe su Mirafiori nel periodo in cui sposta una produzione certa in Serbia a fronte di un mercato in calo e un futuro non chiaro su quali modelli attribuire a Mirafiori. Questa si che è una sfida coraggiosa, per cuori forti come soleva ripetere.

Agap ha dato fin che ha potuto, ma la sfida su Maserati, complice un mercato che non si è ripreso del tutto, di una pandemia mondiale che lo ha bloccato nel momento in cui poteva riprendersi, di crisi economiche che rimbalzano ma si susseguono, tutto questo non ha fatto decollare il progetto iniziale. A Grugliasco il calo è stato lento ma inesorabile: nel 2014 uscivano da Grugliasco 36.071 Maserati scese a 26.214 nel 2015, a 23.248 nel 2016, a 20.378 nel 2017 per poi crollare a 14.171 l’anno dopo e a 10mila nel 2019.

Sicuramente il progetto Maserati va ripensato ma Agap era alla frutta da un po’. Ricordo una chiacchierata fatta nel 2019 con ambienti del Lingotto in cui l’azienda diceva che è noto a tutti gli addetti ai lavori che Agap va chiusa ma nessuno ha il coraggio di dirlo e comunque la notizia è sui giornali dal 2021.

Oggi sicuramente una battaglia da fare per Torino, coinvolgendo Fpt, è non solo su un modello ulteriore per Mirafiori, possibilmente non esclusivamente elettrico, ma occorre puntare sulla filiera della diversificazione motoristica, oltre l’elettrico Torino può essere centro e volano di questa esperienza industriale e non solo. D’altra parte come Sindacato si è sempre rivendicato il pezzo mancante a Torino, cioè i motori. Le competenze ci sono servirebbe che anche la politica di destra e di sinistra/sinistra le acquisisse. Sennò i loro restano solo slogan vacui e vuoti.

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