PALAZZI ROMANI

Renzi si tiene il gruppo (e i soldi), Calenda trasloca al Misto

Divorzio "consensuale" al Senato. Azione finisce con la pattuglia di sinistra e verdi (e con meno fondi). "Habemus papam" si schermisce il Churchill dei Parioli. Più complicata la separazione alla Camera dove il bullo di Rignano ha solo 9 deputati

Un divorzio consensuale. Le strade parlamentari di Italia viva e Azione si separano. A partire dal Senato dove il presidente Ignazio La Russa ha annunciato “un’intesa” per lo scioglimento: “Azione, apprezzate le circostanze, emigra nel gruppo Misto”. Nelle scorse settimane i due partiti hanno annunciato la separazione anche alla Camera, senza particolari strascichi (sebbene il distacco debba ancora compiersi in via ufficiale). Ma a Palazzo Madama il divorzio è risultato più complicato, oltre che per le ormai insanabili divergenze politiche, anche per via del fatto che alla pattuglia di Carlo Calenda manca il numero necessario di senatori eletti (devono essere sei, sono solo quattro) per poter costituire un gruppo autonomo.

Oggi la vicenda ha trovato finalmente il suo epilogo, l’approdo dei calendiani nel gruppo Misto con tutte le conseguenze del caso, tra cui la convivenza con formazioni politicamente distanti, come i rossoverdi di Fratoianni-Bonelli, e una perdita di risorse. “Tutte le condizioni che accompagnano questi passaggi saranno esaminate nell’imminente, forse domani stesso, riunione del Consiglio di presidenza” ha spiegato La Russa al termine della seduta convocata proprio per sciogliere gli ultimi nodi.

I senatori di Italia Viva, invece, continueranno a utilizzare il gruppo creato a inizio legislatura, modificando la denominazione in Italia Viva-Il Centro-Renew. “Se Dio vuole, habemus Papam”, ha commentato il leader di Azione Calenda. E a chi chiedeva chi ha vinto e chi ha perso, l’ex ministro ha risposto: “Non mi interessa proprio questo argomento”. “L’accordo raggiunto per la separazione dei gruppi con Italia viva è pienamente soddisfacente. Ringraziamo la giunta e il presidente per il lavoro fatto”, si legge in una nota di Azione. “Avevamo chiesto di fermare escamotage come i tentativi di cambiamenti di nome fatti senza le necessarie maggioranze. E così è avvenuto. Ora speriamo che la vicenda si chiuda anche alla Camera nei tempi più brevi possibili”. “Anche in questo caso il tempo è galantuomo. Buon lavoro ai colleghi del Misto”, commentano fonti di Italia viva

Più complicato pare invece la separazione alla Camera. La Giunta per il regolamento di Montecitorio sarà convocata “prestissimo” per prendere una decisione, come ha promesso il presidente Lorenzo Fontana, aggiornando l’organismo interno che era stato convocato oggi pomeriggio proprio sul caso dell’ex Terzo polo. Tra l’altro, all’organismo presieduto da Fontana è arrivata solo la domanda sottoscritta da Italia viva per la creazione di un nuovo gruppo. Nulla, al momento, da Azione. “Il caso è particolare, non assimilabile a quelli che sono stati proposti in Giunta a inizio legislatura”, spiega la deputata e componente di Avs Francesca Ghirra. La deroga per un nuovo gruppo era stata chiesta e concessa a Noi Moderati di Maurizio Lupi, che però si era presentato alle elezioni con un proprio simbolo. Non è così per le formazioni di Matteo Renzi e Calenda, uniti alle urne sotto il simbolo Iv-Azione-Renew Europe. Inoltre, viene spiegato da ambienti della Giunta all’Adnkronos, “un conto è deliberare su un caso simile a inizio legislatura. Altro è farlo a legislatura in corso”.

Il futuro di Italia viva e Azione a Montecitorio non è quindi una questione numerica (i deputati renziani sono 9 e quelli calendiani 12) ma è piuttosto legata all’interpretazione dei regolamenti. Non aiuta il divorzio Iv-Azione, tra l’altro, anche lo stop che alla Camera sembra aver subito in questo momento l’iter di approvazione della riforma dei regolamenti interni. La bozza all’esame della Giunta prevede una soglia più bassa per la creazione di un gruppo parlamentare, ma le nuove norme entrerebbero il vigore solo nella nuova legislatura.

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