CHE VITA CHE FA

In Piemonte non si sta malaccio

La regione si colloca nei primi posti della classifica su molti indicatori, dall'ambiente alla Sanità. Ma se il paragone con il resto dell'Italia premia, il confronto con le più virtuose aree europee talvolta risulta impietoso. La ricerca Istat

Tutto sommato in Piemonte non si sta così male. Almeno a confronto col resto d’Italia. Quando il paragone si estende alle aree più virtuose d’Europa, però, il divario s’allarga almeno in alcuni ambiti come l’istruzione e la formazione professionale, il lavoro e la conciliazione dei tempi di vita, l’ambiente e l’innovazione, la ricerca e la creatività. È quel che emerge dall’indagine Istat tenendo conto dei dati regionali forniti dal sistema di indicatori Best (Benessere dei territori).  Ma guai a pensare al Piemonte come un territorio omogeneo: ci sono infatti peculiarità e differenze anche piuttosto marcate tra territori diversi. E se la Città Metropolitana di Torino risulta quella in cui i cittadini vivono meglio, Vercelli è invece la provincia più svantaggiata.

Prendi ad esempio il tasso di occupazione. In Piemonte è del 71,3% che rispetto al 64,8% della media italiana è un buon risultato, ma è ancora al di sotto della media Ue (74,6%). Se prendiamo in esame i cosiddetti Neet (i giovani che non lavorano e non studiano), in Piemonte sono il 15,4%, quasi quattro punti in meno rispetto alla media italiana (19%), ma più di quella europea (11,7%). La Sicilia risulta, invece, la regione più penalizzata secondo quasi tutti questi parametri: un giovane su tre non studia e non lavora, il tasso di occupazione è sotto la metà della popolazione (46,2%), le persone che hanno almeno un diploma appena il 52%, mentre il Piemonte è al 64.

La salute è uno di quegli ambiti in cui il Piemonte eccelle non solo a livello nazionale, ma anche europeo. Nel 2022 la speranza di vita alla nascita è 82,5 anni, pressoché in linea col valore nazionale, ma è inferiore di quasi cinque mesi al livello regionale del 2019 perché non è stato del tutto recuperato il calo prodotto dalla pandemia. Nel 2020 il tasso di mortalità infantile nella regione (2,1 morti per 1.000 nati vivi) è più basso di 0,4 punti che nel resto d’Italia. Anche la mortalità stradale delle persone tra 15 e 34 anni (0,5 per 10 mila residenti) è 0,1 punti al di sotto del valore nazionale, mentre quella per tumore tra le persone di 20-64 anni (7,9 per 10 mila) è allineata sia alla media-Italia sia a quella del Nord-ovest. Aspetti relativamente più critici, invece, sono segnalati dalla mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso delle persone di 65 anni e più, che nel 2020 in Piemonte (39,7 per 10 mila) supera di 4 punti il dato nazionale.

La città metropolitana di Torino spicca, soprattutto, per i più elevati livelli di istruzione dei residenti: il 32,1% delle persone tra i 25 e i 39 anni ha un titolo di studio terziario e il 67,8% dei 25-64enni ha almeno il diploma, circa 10 punti percentuali in più rispetto alle province in cui i due indicatori toccano il minimo regionale, ovvero Novara (22,2% cento di laureati) e il Verbano-Cusio-Ossola (57,2%di diplomati). Quest’ultimo territorio è penalizzato anche per la maggiore incidenza di Neet (19,5 per cento). Tra le province Cuneo è quella con il più alto tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni (75,6%), Torino quella col più basso (69,8).

Nel 2020 la retribuzione media dei lavoratori dipendenti piemontesi è stata di circa 22.300 euro (al lordo Irpef), quasi 1.700 euro in più della media italiana, ma circa 2.200 euro più bassa della media del Nord-ovest. Il livello dell’indicatore risente della crisi occupazionale conseguente alla pandemia. Anche l’importo medio delle pensioni nel 2021 in Piemonte (20.879 euro) è superiore alla media italiana (+1.097 euro) e inferiore a quella del Nord-ovest (-454).

Un paio di campanelli d’allarme riguardano invece la politica e l’amministrazione pubblica. Il Piemonte ha infatti un livello di amministratori donne (31,9%) più basso rispetto alla media nazionale (33%) e ancor di più rispetto al Nord Ovest (34%). Basso anche il numero degli eletti con meno di 40 anni, appena il 21,8% rispetto al 26,4% della media italiana.

Il Piemonte è anche una delle regioni più virtuose su alcuni parametri infrastrutturali come per esempio quello sulla dispersione della rete idrica con il 35,2%, sette punti in meno rispetto alla media nazionale. Un risultato che tuttavia contribuiscono in maniera difforme le varie province: si va dal 29,6% di Asti e il 31,8% di Torino (le migliori) al 41,8% di Vercelli e 41,7 di Cuneo. Si potrebbe far meglio sul verde urbano dove la percentuale torinese è del 26,7% rispetto al 32,5% di media nazionale. Per quanto riguarda la raccolta differenziata il Piemonte si attesta al 65,8% rispetto al 69,1 del Nord Ovest e al 64 di media italiana. La media europea per il momento è di gran lunga inferiore attestandosi intorno al 50%. Alto anche il livello di energia elettrica da fonti rinnovabili che per il Piemonte è al 36,9%, quasi due punti percentuali in più rispetto all’Italia (35,1).

Per quanto riguarda l’innovazione, infine, a Torino c’è un’alta propensione a produrre brevetti frutto della presenza del Politecnico, di un alto numero di start up e di aziende innovative in generale. Nel 2019, ultimo anno per il quale l’Ufficio brevetti europeo (Epo) ha diffuso dati territoriali, l’indicatore per l’Italia è di 80,7 domande per milione di abitanti. Il Piemonte, con 112,6 domande, si conferma tra le aree trainanti del Paese, non di molto inferiore alla media del Nord-ovest (124,9). Il risultato della regione compendia i livelli più elevati delle province di Torino (145,3) e Novara (122,2) con quelli più modesti di Vercelli (26,9), Asti (33,1) e Vco (34,7).

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