Carniti, l'utopia di un realista

A Pierre Carniti è dedicato un libro che ha per titolo quasi un’utopia, realistica. “Tentare l’impossibile per fare il possibile”. Una contraddizione? No, il grande realismo di un grande sindacalista. D’altra parte, il sindacalismo utopico non ha fatto grande strada nella storia. Carniti, più di altri, ha rappresentato la definizione di cosa significa essere “cislino”. Quella definizione non è interpretabile, modificabile, puoi essere della Cisl ma non cislino, possono anche scindersi.
 
Libertà di pensiero, vera autonomia anche se poi tutti i segretari, non solo Cisl, finita la carriera sindacale hanno fatto politica. Questo è naturale perché nella libertà di pensiero occorre avere un pensiero, un’idea politica, una visione della società sennò non sarebbe libertà di pensiero e di espressione.
 
L’autonomia dai partiti è la vera autonomia mentre Marini lo vedevamo al Consiglio Nazionale della Dc, come i segretari di Cgil e Uil ai rispettivi partiti di riferimento, Carniti era “solo” il segretario della Cisl.
 
Carniti assunse la guida della Cisl nel 1979, anno in cui iniziavo la mia avventura sindacale come delegato alla Fiat Avio di via Nizza e quegli anni furono straordinari non solo per l’intensità del periodo storico ma per la profusione di idee, la Cisl in particolare, che il sindacato esprimeva. Le carnitiane 35 ore, lo 0,5% che tanto fece discutere, ovvero la proposta di ridurre il "salario spendibile" dello 0,5 per cento (ferma restando la titolarità dei lavoratori su questa quota) per destinarne le somme accantonate a progetti di investimento in grado di favorire la ripresa economica del Paese. Un prestito, insomma. Idea ripresa e rilanciata in forme diverse e tempi diversi, anche sbagliati da molti altri sindacalisti.   
 
Nella durata del suo mandato ci fu il rilancio della contrattazione aziendale con una sua organicità e parallelismo con il contratto nazionale che si concretizzò con accordi tra le parti sociali negli anni successivi. Furono anche anni intensi quelli del suo mandato, con il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici del 1979, i 35 giorni alla Fiat culminati con l’accordo dell’ottobre e le tremende assemblee a Mirafiori con il lancio di bulloni. Danzica e Solidarnosc.
 
Ai grandi avvenimenti politici si accompagna la tragedia del terrorismo delle Brigate rosse, Poco prima di essere eletto segretario viene ucciso Guido Rossa, operaio Fiom della Italsider di Genova, torinese di adozione come racconta Sergio Luzzato nel suo bel libro “Giù in mezzo agli uomini” e termina il suo mandato nel 1985 quando viene assassinato, sempre dalle Br, Ezio Tarantelli, consulente economico di Carniti e poi anche presidente della Cisl.
 
Tarantelli venne attaccato per il suo ruolo di consulente Cisl nell’accordo tra governo e sindacati sul taglio degli scatti di scala mobile — il sistema di indicizzazione della crescita dei salari attuato in Italia nei primi anni ottanta. Tale taglio dei punti di contingenza si proponeva come deterrente dell’inflazione, e prese forma nel cosiddetto decreto di San Valentino, il 14 febbraio 1984. Secondo l’analisi di Tarantelli, i salari non avrebbero dovuto inseguire la crescita dei prezzi al consumo ma piuttosto determinarsi a priori, in un confronto tra parti sociali e governo che tenesse conto delle condizioni reali del mercato, fornendo un segnale chiaro sulla loro crescita in un determinato periodo di tempo e finendo per contribuire in modo determinante a ridurre l’attesa di inflazione. 
 
Quell’accordo, seppur basato su una profonda rottura sindacale con la componente comunista della Cgil, mise le basi per i successivi accordi dei primi anni ’90 in cui conquistammo la predeterminazione dei punti di inflazione con un aumento praticamente automatico dei salari. Accordo che fu poi annullato a partire dal contratto nazionale dei metalmeccanici del 2016 in cui i punti d’inflazione da anticipati vennero posticipati. Ricordo che quel contratto dei metalmeccanici segnava il ritorno alla firma della Fiom con Landini segretario generale. Fu, forse, il peggiore contratto nazionale che firmammo ma consentì a Landini di porre le basi per diventare segretario della Cgil.
 
Misteri sindacali, fai un brutto accordo e fai carriera.
 
Soprattutto, però tornando al 1984, l’accordo di San Valentino per Carniti credo sia stato profondamente doloroso perché aveva un’idea dell’unità sindacale alta, imprescindibile dall’azione sindacale complessiva considerato che in quel periodo le mediazioni tra organizzazioni sindacali erano verso l’alto e non con i veti incrociati di chi non ha idee da mettere sul tavolo.
 
Eppure la visione ampia dei grandi sindacalisti come Carniti, il senso di responsabilità, il coraggio intellettuale, nonché fisico, già dimostrato andando a Mirafiori dopo l’accordo del 1980 lo portarono a fare scelte importanti per il Paese di cui resta traccia sinora, ma soprattutto ha lasciato una striscia indelebile nel dna del sindacalista cislino a cui serve coraggio, idee, azione, intraprendenza, memoria storica, visione, autorevolezza che sono una variabile indipendente dall’avere la tessera in tasca o ricoprire un ruolo da dirigente sindacale.

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