SANITÀ MALATA

Liste di attesa troppo lunghe, molti rinunciano a curarsi

Prima ancora delle difficoltà economiche a far desistere la maggior parte dei pazienti sono i tempi per esami e visite. Nel rapporto Istat per la manovra la fotografia di un'Italia in affanno sulla sanità. Il Nord-Est meglio del Nord-Ovest per numero di medici e infermieri

È solo l’ennesima conferma quella che arriva dall’Istat: la rinuncia alla cure, che lo scorso anno ha riguardato il 7% di coloro che ne avevano bisogno, è dovuta nella maggioranza dei casi alle liste d’attesa con tempi ancora troppo lunghi. Nel rapporto a corredo dell’audizione dinanzi alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato sulla manovra, l’Istituto nazionale di statistica evidenzia come “nel confronto tra il 2022 e gli anni pregressi della pandemia, emerge un’inequivocabile barriera all’accesso costituita dalle lunghe liste di attesa, che nel 2022 diventa il motivo più frequente (il 3,8% della popolazione), a fronte di una riduzione della quota di chi rinuncia per motivi economici (era 4,3% nel 2019 e scende al 2,9% nel 2022)”.

Un fenomeno che non trova eccezioni in tutto il Paese, anche se emerge un sensibile divario tra Nord e Sud, con quest’ultimo maggiormente segnato, tanto da far segnare ben 5 punti di differenza, in negativo, rispetto al Settentrione.

Nel rapporto si evidenzia inoltre come uno dei fattori di criticità del sistema sanitario e di conseguenza della risposta alle necessità dei cittadini sia “la bassa coerenza fra l’allocazione della spesa per le cure e la prevenzione sanitaria a livello regionale e le condizioni di salute della popolazione, ovvero il bisogno potenziale da soddisfare dal sistema sanitario pubblico”. Anche in questo caso non sono poche le differenze tra regioni. Tra le più penalizzate con una spesa inferiore a fronte della percentuale maggiore di una serie di patologie ci sono la Calabria, seguita da Basilicata, Sicilia, Abruzzo, Puglia e Campania, mentre tra le più avvantaggiate si annoverano le Province autonome di Bolzano e Trento, la Valle d’Aosta, il Molise, il Veneto, la Lombardia, però non il Piemonte collocato in una situazione mediana, ma non certo virtuosa.

Leggi qui il rapporto

Altra nota dolente della sanità, ovviamente anch’essa presa in considerazione dall’analisi dell’Istat, resta quella del personale e della sua quasi ormai cronica carenza. Anche in questo caso la geografia mostra una mappa con differenze anche notevoli sul territorio nazionale. Nel documento si legge come “nel 2021, il numero più elevato di medici in relazione alla popolazione residente si riscontra nelle isole, con tassi di circa 20 medici ogni 10mila abitanti, mentre all’estremo opposto si collocano le Regioni del Nord-Ovest nelle quali i medici sono poco più di 15 per 10mila abitanti”. Un dato che per quanto riguarda il Piemonte appare addirittura ottimistico rispetto a una situazione con numeri ancora più pesanti. Dal 2016 al 2021, la quota dei medici cresce significativamente nelle regioni del Centro, passando da 16,6 a 18,7 per 10mila abitanti, incrementi di minore entità si registrano nel Sud e nel Nord-est, mentre nel resto del Paese e in particolare proprio nel Nord-Ovest la dotazione rimane sostanzialmente stabile, con non rari casi di deciso peggioramento.

Non va meglio sul fronte degli infermieri: in questo caso i dati del 2021 tracciano un quadro positivo per il Nord-Est con 58,2 infermieri per 10mila abitanti con un incremento negli ultimi cinque anni di 5 infermieri per 10mila abitanti, valori decisamente superiori a quelli del Piemonte, fermo attorno a 45 ogni 10mila e dove solo per quanto riguarda gli ospedali si stima una carenza di almeno 5mila operatori. 

Sono altrettanto critici i numeri che riguardano i medici di famiglia, settore in cui l’Istat evidenzia “un trend in sensibile diminuzione in tutte le aree del Paese con una riduzione media annua dell’1,2%, leggermente più elevata nelle Regioni del Nord-ovest (- 1,4%). Per effetto di queste dinamiche, la percentuale di medici di medicina generale – evidenzia il rapporto – che assistono un numero di pazienti superiore al valore soglia stabilito dall’accordo nazionale è andata aumentando in maniera significativa. Anche in questo caso, ulteriore conferma arriva proprio dal Piemonte dove è notevole il numero di medici i famiglia che hanno ben più di 1.500, arrivando spesso al limite di 1.800 concesso in deroga alla normativa proprio per fronteggiare la carenza di professionisti. 

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