TYCOON CON ZERO

Cairo: "Una vita sempre all'attacco" (vada a dirlo ai calciatori del Toro)

Da ragazzino sognava di giocare ala destra in serie A, poi si è messo sulle orme di Berlusconi ed è diventato uno dei principali editori italiani. E patron della squadra granata. Ambizioni "con i piedi per terra" confessate ai ragazzi al festival dell'Orientamento

“Il mio sogno quando ero un ragazzino era di diventare un’ala destra di Serie A. Poi non ce l’ho fatta. Vabbè, però ho fatto altre cose: sono diventato presidente del Torino. E comunque il mio sogno era quello di fare l’imprenditore, di fare qualcosa di mio e di fare qualcosa nel mondo dell’editoria come sono riuscito a fare. E per questo sono contento”. Urbano Cairo ha raccontato ai ragazzi presenti a “Dreamers” Festival Orientamenti 2023 di Genova, il percorso che l’ha portato a diventare tra le altre cose uno dei più importanti editori italiani con interessi che spaziano dai giornali alle televisioni, oltre all’avventura calcistica con il Torino di cui da 18 anni è proprietario e presidente. “L'importante nella vita non è accontentarsi ma è quello di cercare di darsi sempre nuovi obiettivi e nuove sfide. Io cerco di fare questo – ha aggiunto il patron granata –. Ho trasformato il mio ruolo da attaccante sul campo di calcio in attaccante della comunicazione, perché in effetti abbiamo scalato la Rcs che non era una cosa facile né banale, considerando chi erano gli azionisti e poi abbiamo fatto insieme buone cose con La7 che sta facendo davvero molto, molto bene. Ho lanciato giornali da zero – ha ricordato –, tanti giornali nuovi che hanno avuto molto successo. Quando lanciai Di Più il mio giornale vendeva 800mila copie a settimana. Senza dimenticare naturalmente il lavoro nella pubblicità”.

L’ex giovane assistente di Silvio Berlusconi di strada ne ha fatta molta e tanta altra ne farà. E chissà che in futuro possa nuovamente incrociare quella dei figli del Cav., se e quando decideranno di ridisegnare il destino dell’impero ereditato. Per il momento sembra aver accantonato la “discesa in politica”, resistendo a lusinghe e forse anche a qualche tentazione. “Mai dire mai”, disse tempo fa, smentendo però voci ipotesi giornalistiche circolate nei giorni successivi alla morte del sovrano di Arcore.

Sogni e piedi per terra, passioni e business: per Cairo sono i caposaldi del suo essere imprenditore. Con un occhio al Toro. “Non ti voglio dire dei sogni perché poi se no quando uno dice una cosa immediatamente viene inchiodato alle sue responsabilità – ha detto rispondendo a una domanda di un ragazzo –, però certamente quest’anno l’obiettivo è quello di fare meglio rispetto allo scorso anno. Noi abbiamo, durante la mia presidenza, ottenuto al massimo due settimi posti e giocato in Europa League arrivando agli ottavi. Mi rendo conto che per i tifosi del Toro che hanno avuto il grande Torino o anche soltanto il Torino degli anni '70 che era un bel Toro con Pulici, Graziani, Claudio Sala, Zaccarelli vogliono di più giustamente e io cercherò di fare il possibile sapendo che questo è un mondo diverso rispetto a quello che era. Però non creiamoci alibi: cerchiamo di fare qualcosa di importante per i tifosi”. Un’avventura, quella di Cairo al Torino, che dura ormai da 18 anni. Una scelta “di famiglia” ha ricordato. “È stata una cosa bellissima realizzare e riuscire a diventare presidente del Torino. È stato un grande sogno per me. Perché avevo i miei genitori, mia mamma e mio papà, che erano grandi tifosi del Toro e quindi, in qualche modo, diventando presidente ho realizzato anche un sogno che avevano loro: di riprendere e di far ritornare questa squadra, non dico ai vecchi fasti, perché il Toro ha avuto dei momenti veramente irraggiungibili come il grande Torino. Ma certamente è stato molto emozionante e anche se sono 18 anni che faccio il presidente ancora oggi vado a vedere la partita con grande emozione, con grande trasporto ed è una festa per me andare allo stadio”. Non sempre lo stesso per i vecchi cuori granata.

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