POLITICA & SANITÀ

Sanità, sciopero a gatto selvaggio.
Per un mese vietato ammalarsi

Domani tocca a Cgil, Uil, Nursind e altre sigle. Il 5 dicembre mobilitazione dei medici indetta da Anaao. Il 18 dicembre incroceranno le braccia gli anestesisti. Piano di contingentamento del personale nelle Asl piemontesi per garantire i servizi essenziali

Domani incroceranno le braccia medici, infermieri, impiegati, tecnici aderenti a CgilUil e altri sindacati di categoria, come quello del comparto infermieristico Nursind. Il prossimo 5 dicembre l’astensione dal lavoro dei camici bianchi è prevista con numeri decisamente più alti, dato che a proclamare la mobilitazione è il maggior sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed, insieme a Cimo e a altre sigle anche in questo caso degli infermieri, tra cui Nursing Up. Non è finita. Ad astenersi dal lavoro, il 18 dicembre, saranno i medici anestesisti e rianimatori con il sindacato Aroi-Emac, anche in quell’occasione insieme ad ulteriori organizzazioni sindacali di categoria. 

Un mese, ma non è affatto detto che le agitazioni non proseguano ancora, segnato da scioperi slegati nelle date, ma legati non solo da un obiettivo sostanzialmente comune qual è la contestazione della manovra del Governo e rivendicazioni di settore. Ma non di meno da una strategia volta a moltiplicare proprio con più giorni di astensione dal lavoro la pressione e, di conseguenza gli inevitabili disagi per i cittadini. 

Insomma, se non è una nuova versione dello storico sciopero a gatto selvaggio (le astensioni improvvise e ripetute dal lavoro, strumento della lotta operaia negli anni Sessanta e Settanta) pare qualcosa che un po’ gli assomigli. In barba alla “generalità” dello sciopero proclamato dal segretario della Cgil Maurizio Landini e dal suo omologo della Uil Pierpaolo Bombardieri, quello di domani vede in Piemonte, come nel resto del Paese, la mancata adesione del maggior sindacato dei medici ospedalieri che ha scelto la data del 5 dicembre. Ciò non significa che non ci saranno disagi negli ospedali e nel resto dei servizi sanitari dove le urgenze e i servizi essenziali devono comunque essere garantiti con il contingentamento del personale, ovvero la garanzia di un numero minimo stabilito da ciascuna Asl, ma tutta una serie di prestazioni potranno facilmente essere annullate. Visite ambulatoriali, esami diagnostici non urgenti, servizi sul territorio e non poco altro ancora dipenderà dall’adesione allo sciopero di questo o quel medico, infermiere, tecnico o impiegato amministrativo.

Se dalle 7 di domattina alla stessa ora di sabato, tanto dura lo sciopero, manca il tecnico o l’infermiere la stessa presenza del medico può risultare insufficiente per garantire un servizio, sempre esclusi quelli essenziali a partire dai Pronto Soccorso per arrivare agli interventi urgenti. Così come tra poco più di due settimane si potrebbe verificare l’inverso quando a scioperare saranno, prevedibilmente, in numero maggiore i medici. E a metà dicembre con l’astensione dal lavoro degli anestesisti rianimatori sarà inevitabile vedere annullati e spostati ad altra data tutti quegli interventi in sala operatoria non indifferibili, ovvero rinviabili. 

“Il 18 dicembre fermeremo la sanità per 24 ore per non vederla fermata per sempre – annuncia il sindacato degli anestesisti rianimatori – da una legge di bilancio che premia gli evasori e distrugge il diritto alla cura e la tutela della salute”. Al di là del sindacalese e per fortuna, la sanità non si ferma proprio in virtù di quelle misure che già in casi precedenti in Piemonte hanno mitigato per quanto possibile i disagi e che garantiscono le urgenze. Certo le conseguenze per pazienti che attendono un intervento, devono sottoporsi ad esami o a una visita ci saranno, domani così come e forse ancor più il 5 dicembre e pure il 18 dicembre. “Avere tre giorni di sciopero anziché uno solo moltiplica l’effetto di pressione sul Governo e questo, a nostro avviso, non può che essere positivo”, osserva Chiara Rivetti, segretaria piemontese di Anaao-Assomed. Chiamando gli iscritti a raduno in Piazza Castello a Torino domani alle 10, il segretario del sindacato degli infermieri Nursind per il Piemonte Francesco Coppolella, spiega nella “sforbiciata su coloro che sono stati riempiti di riconoscimenti e false promesse” una delle ragioni della protesta.

Ragioni legittime, prima tra tutte quella della carenza di personale e delle conseguenti condizioni di lavoro per molti operatori della sanità, la cui rivendicazione con uno sciopero dietro l’altro rischia di provocare ulteriori disagi, a partire dalla patologica lunghezza delle liste d’attesa, sui cittadini e sugli stessi operatori sanitari. Con il gatto, selvaggio o meno, che si morde la coda.

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