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Comuni, altri 6 mesi per pagare il conto delle Rsa  

Cirio posticipa a giugno 2024 l'entrata in vigore del nuovo regolamento sulle indennità Inps, che toglie 30 milioni ai sindaci piemontesi. Impegno dei parlamentari a rivedere la norma nazionale (con l'eccezione del Movimento 5 stelle)

Si comincia con un rinvio. Dopo lo scambio di lettere non esattamente amichevoli tra i primi cittadini degli otto capoluoghi piemontesi e la giunta regionale, seguito dalle polemiche tra l’assessore piemontese al Welfare Maurizio Marrone e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, ieri è arrivato il momento dell’incontro tra sindaci e giunta al Grattacielo della Regione per rimettere insieme i pezzi. E come prima cosa la Regione ha acconsentito a rinviare di sei mesi l’entrata in vigore del nuovo regolamento, che crea più di un problema al bilancio dei Comuni. Infatti, se fino ad oggi quando il non autosufficiente entrava in Rsa (o usufruiva di servizi domiciliari) il Comune pagava la sua parte di quota trattenendo l'indennità di accompagnamento Inps, questo non è più possibile.

Cosa che, nel concreto, comporta costi aggiuntivi per 30 milioni all’anno per i Comuni piemontesi. Soldi che non hanno, e che potranno trovare solo restringendo l'erogazione dei servizi. Prospettiva non piacevole, sulla quale però la Regione Piemonte può far poco oltre al rinvio dell’adeguamento normativo, la cui entrata in vigore ora slitterà dal 31 dicembre 2023 al 30 giugno 2024. Sei mesi nei quali i parlamentari dovranno cambiare la legge varata da Enrico Letta nel 2013 (ma che ha trovato applicazione solo di recente) che toglie quei soldi ai Comuni, restituendoli ai non autosufficienti.

Infatti, per quanto Comuni e Regione possano bisticciare, il quadro normativo può essere cambiato solo da deputati e senatori, che ieri erano gli invitati più attesi. Per il centrodestra c’erano il deputato leghista Andrea Giaccone e la senatrice di Fratelli d’Italia Paola Ambrogio. La pattuglia dei fratelli era rinforzata dal deputato Marcello Coppo, in collegamento. I parlamentari di maggioranza hanno dato la loro disponibilità a lavorare sul ripristino della situazione precedente al cambio delle regole.

Prospettiva che però è stata decisamente avversata dalla senatrice 5 Stelle Elisa  Pirro, anche lei in collegamento, che si oppone al cambio della legge Letta. Una posizione che nei fatti vuol dire scaricare il conto sui Comuni, e che non avrà certo fatto piacere all’assessore ai Servizi sociali di Torino Jacopo Rosatelli, che ieri al grattacielo della Regione è andato di persona. A Rosatelli ora non resta che tifare per il centrodestra. Infatti, se la maggioranza a Roma non ci mette una pezza, sui soli servizi sociali torinesi peseranno 14 milioni di costi in più.

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