SANITÀ

Pronto soccorso ai privati, primo caso in Piemonte

Nell'ospedale pubblico di Tortona. Aggiudicati a un gruppo di imprese i servizi per l'Emergenza e Urgenza, Riabilitazione e ambulatori. Un appalto per nove anni da 52 milioni. Il divieto di commistione del personale e la stretta di Schillaci

È il primo Pronto Soccorso di un ospedale pubblico gestito completamente dal privato in Piemonte. Anomalia o nuova frontiera di un sistema sanitario costretto ogni giorni di più a fare i conti con la carenza di personale? Certamente il caso di Tortona ha fatto e farà discutere, opponendo ancora una volta il fronte che si oppone al business in sanità reclamando il potenziamento del pubblico e quello che vede nell’integrazione tra pubblico e privato la soluzione di molti problemi. Ma anche in questo caso il concetto di privato deve essere visto nella sua molteplici e non sempre omogenee sfaccettature.

La soluzione adottata dall’Asl di Alessandria, il cui direttore generale Luigi Vercellino ha appena firmato la delibera con cui affida a un raggruppamento temporaneo di imprese il Pronto Soccorso insieme alla Riabilitazione Funzionale e i servizi ambulatoriali di Tortona, è appunto un caso unico nella regione, visto che va ben oltre il ricorso ai medici gettonisti, ma affida una parte rilevante di un ospedale al privato con un contratto di nove anni e un costo complessivo di 52 milioni complessivi.

Il solo altro Pronto Soccorso in mano privata, entro i confini regionali, è quello del Gradenigo. In quel caso, però, era stato il passaggio della struttura ospedaliera che già era dotata del servizio dall’ordine religioso che la gestiva al gruppo Humanitas a far sì che venisse conservata anche l’emergenza urgenza. E, a differenza di Tortona, in quel caso è, appunto, l’intera struttura ad essere privata. Ibrida, invece, la soluzione scelta dall’Asl alessandrina per mantenere in funzione e possibilmente rendere più efficiente il presidio ai confini con la Lombardia. Percorso per nulla facile e rapido quello che, alla fine, ha portato a vedere un solo concorrente partecipare alla gara e, nelle scorse ore, alla delibera di affidamento dei servizi. A rispondere al bando, aggiudicandosi l’appalto è stato il raggruppamento formato da Codess Sociale di Padova, Coop Il Gabbiano di Varese, Medical Line Consulting di Roma e Codess Sanità di Villorba (Treviso).

Quando effettivamente incomincerà il lavoro del personale sanitario fornito dal gruppo privato, ancora non è chiaro, mentre devono essere perfezionati ulteriori passaggi tecnici e burocratici la cui complessità è data anche proprio dalla particolarità della soluzione. Uno dei nodi che l’Asl deve sciogliere senza il rischio di finirvi stretta con possibili azioni giudiziarie riguarda il divieto assoluto, previsto dalla legge, di vedere la commistione di personale pubblico e privato nello stesso reparto. Questione spinosa e, appunto, rischiosa anche viste le prese di posizione, nei mesi scorsi, di più di un sindacato, tanto da aver indotto i vertici dell’Asl a chiedere il supporto di uno studio legale torinese per la stipula del contratto. La stessa inaugurazione del nuovo reparto di Riabilitazione Funzionale, nel giugno scorso, era parsa un’anticipazione per molti versi eccessiva a fronte delle questioni, prima tra tutte proprio quella del personale, da risolvere.

La firma della delibera con cui formalmente si aggiudica l’appalto all’unico partecipante alla gara è, comunque, un passo in avanti lungo una strada che pur facendosi assai stretta in seguito alle nuove norme introdotte dal ministro della Salute Orazio Schillaci in tema di affidamento di servizi ospedalieri a privati per arginare il fenomeno dei gettonisti, è riuscita a non trasformarsi in un vicolo cieco. E se, proprio in virtù della stretta imposta dal ministro, difficilmente questo modello potrà essere replicato, resta ancora aperta la non meno divisiva, sul fronte politico, questione della possibilità per le cliniche private di dotarsi di Pronto Soccorso. In Piemonte, a parte la citata eccezione del Gradenigo, questo oggi non è ancora possibile, al contrario di quanto accade in molte altre regioni dove addirittura, come in Lombardia, ai privati viene imposta l’emergenza urgenza per ottenere l’accreditamento. Nei mesi scorsi una decisa apertura in tal senso era arrivata dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi – “Sarebbero utili per decongestionare quelli pubblici” – ma per vedere un’eventuale adeguamento del Piemonte a gran parte del Paese su questo aspetto della sanità, bisognerà aspettare la prossima legislatura regionale.

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